Il racconto di Maurizio Paternieri sul Corriere della Sera: "Sono tornato alla vita ma non ricordo nulla"
Sul Corriere della Sera di oggi in prima pagina, il racconto di Maurizio Paternieri, bancario di 58 anni di Cremona, che lo scorso 12 marzo 2020 è stato ricoverato per Covid al Policlinico San Matteo di Pavia per una polmonite interstiziale devastante e un anno dopo viene dichiarato completamente guarito.
Terapia intensiva, intubato, febbre a 41 fissa, due infarti, varie crisi minori e nessun ricordo di quei giorni. Maurizio racconta al Corriere la sua storia, dopo due mesi in ospedale attaccato ad un respiratore viene dichiarato guarito totalmente solo venerdì scorso. Maurizio racconta che la sua situazione clinica era talmente critica al punto che sperare non aveva neanche più senso e la domanda che continua a turbarlo: “perché io sono qui e tutta quella gente se n’è andata? -spiega al Corriere- Per dirle dove eravamo arrivati: ci sono stati giorni in cui mia madre si informava della lapide, mia moglie ha chiesto per la cremazione, lei e mia figlia hanno guardato i conti correnti per organizzare cose burocratiche…"
“Il dottor Patruno -racconta Maurizio- mi aspettava all’ingresso con un sorriso. Mi ha detto: abbiamo visto tanti morti, abbiamo bisogno di vedere i vivi. Quel giorno mi hanno fatto fare il tour e dicevano: tu eri intubato qui, in questa stanza, qui c’è la sub-intensiva dove ti abbiamo spostato e questo è il reparto dove ti abbiamo portato dopo... Mi crede se le dico che io non ricordo niente di niente? Io ho in mente solo pochi flash degli ultimi giorni prima di tornare a casa. Per esempio la voce di un’infermiera che gridava “è tornato Mauri, è tornato Mauri” quando mi hanno riportato in reparto dopo la terapia intensiva e sub-intensiva”.
Il destino, le cure e la resistenza hanno scritto il bellissimo finale di una storia che sembrava non potesse averne uno. La moglie Nicoletta,figlia dell’ex sindaco Garini, racconta al Corriere che “la parola chiave di quest’anno di Covid per me è gratitudine. Sono grata alla vita ma soprattutto sono grata ai medici che non hanno mai lasciato sole me e mia figlia Federica, che ha 21 anni. Anche nei momenti più drammatici abbiamo sempre saputo tutto, hanno sempre trovato un minuto per informarci, magari a mezzanotte, morti di stanchezza e in mezzo al caos di giorni durissimi”.
Quella di Maurizio è un’altra storia ricca di emozioni capace di lasciare il segno nella memoria di ognuno di noi per non dimenticare che la speranza è sempre l’ultima a morire e che per superare questo momento di crisi, bisogna stare uniti ma distanti.
(Nella foto della prima pagina del Corriere della Sera Maurizio, sua moglie Nicoletta e la figlia Federica)
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