Ivan Rizzardi: "La Cremonese sta attraversando un brutto momento, ma ha ancora tutte le carte per giocarsi la promozione anche attraverso i playoff"
La squadra di Stroppa sta attraversando un momento di grande difficoltà, più in termini di risultati che di prestazioni, anche se queste ultime denotanoi uno stato psicofisico non ottimale. Domenica in tribuna allo Zini era presente, a fianco dell’amico ed ex compagno di squadra Ricky Maspero, Ivan Rizzardi. Originario di Brescia, è cresciuto nelle giovanili grigiorosse, quel vivaio che ha portato in prima squadra giocatori come Merlo, Marcolin, Giuseppe Favalli, Galvani, Ferraroni, Giorgio Bianche e tanti altri. Esordisce in prima squadra a 18 anni, in maglia grigiorossa disputa 3 stagioni per un totale di 67 presenze; nella stagione 1988/89 è in campo nello spareggio di Pescara contro la Reggina che regalerà ai grigiorossi guidati da Mazzia la serie A. Ivan Rizzardi fa parte di quella cerchia neanche troppo stretta di amici, legati alla Cremonese da un passato sportivo, ma soprattutto affettivo, nei confronti di una società che li ha accolti come in una famiglia ed una città che rimane tutt’ora una casa dove trovare sempre qualcuno ad accoglierli.
Per questo motivo, e per avere un’opinione più razionale di quella dei molti tifosi, che delusi, riversano sui social sfogando la loro frustrazione e spesso anche la rabbia, per una stagione, obiettivamente, tutt’altro che compromessa, ho chiesto ad Ivan cosa ci potrà regalare questo finale di stagione.
Al netto degli ultimi risultati, ti aspettavi un calo così vistoso a parte dei grigiorossi?
“Assolutamente no, pensavo che la Cremonese potesse arrivare almeno seconda, invece purtroppo ad oggi la promozione diretta difficilmente potrà arrivare e molto probabilmente la dovrà conquistare attraverso i play off, dove si dovranno affrontare squadre che saranno delle vere e proprie ‘mine vaganti’. Purtroppo, la Cremonese in questo momento non sta attraversando un buon momento a livello fisico, ha qualche problema tecnico ed è anche sfortunata, perché quando riesce a costruire, ma non a concludere, gli avversari, quando superano la metà campo, ci creano grossi problemi e spesso e volentieri fanno anche gol. Anche la fortuna è un fattore molto importante nel gioco del calcio”.
Quali sono gli elementi della squadra che, secondo te, stanno deludendo più le aspettative?
“Mi sembra che stiano tutti più o meno allo stesso livello e che non ci siano dei giocatori che stiano meglio di altri. Nella partita di sabato scorso, non trovo un giocatore che abbia fatto una prestazione sufficiente. Ha fatto qualcosina Falletti il primo tempo, anche se da lui ti aspetteresti di più, poi per il resto un giocatore che stimo che è Mayer, che però ho visto in difficoltà o anche per esempio Sernicola che è in netto calo. Quindi mi sembra che, indipendentemente da chi gioca, ci metto anche Castagnetti, Vazquez e Coda, ci sia un malessere generale”.
Credi che a questo punto Stroppa debba, e possa, pensare a cambiare l’assetto tattico, per cercare di permettere ad alcuni giocatori di valorizzare di più le loro qualità, ridando slancio e solidità alla squadra?
“Dal di fuori è sempre facile fare questi ragionamenti come è facile chiedere cambiamenti, a maggior ragione se le cose vanno male, siamo sempre pronti a criticare. Stroppa lo reputo un buonissimo allenatore, vede i giocatori tutti i giorni quindi, se continua ad andare avanti con questo modulo ed in questa direzione, è perché crede che sia la soluzione migliore per la squadra. Poi va detto che ogni modulo necessità di giocatori con determinate caratteristiche e forzando la cosa, si rischia di fare ulteriore confusione. Io dico sempre anche a partita finita siamo tutti gli allenatori più bravi del mondo, però le decisioni le prende lui, decisioni ponderate, per il bene della squadra non tanto per voler dimostrare di avere ragione a tutti i costi”.
Nelle ultime uscire sia Vasquez che Coda sono partiti dalla panchina. Al netto delle aspettative che ci si era fatti, rispetto alle prestazioni viste, quali possono essere le motivazioni di queste scelte da parte di Stroppa?
“Da Vazquez mi aspettavo molto di più, mi aspetto sempre la giocata determinante, ma con il passare degli anni, a cui si aggiunge il cambio di squadra e di ruolo, le cose cambiano. Ad inizio stagione leggevo che i social e la stampa lo accostavano a Chiorri, un paragone forse eccessivo per quello che ha significato Alviero per la Cremonese e per i tifosi, e che forse ha creato troppe aspettative. Anche da Coda mi aspettavo qualcosina di più in questo periodo, ma non dimentichiamo che fino a poco tempo fa, era l'unico che risolveva le partite, un calo fisiologico anche da parte sua ci sta, non puoi fare una stagione sempre al massimo in termini di prestazioni e di gol. Gli anni passano ed i giocatori devono vestirsi nell’arco della stagione e non è semplice”.
A proposito di Coda, credi che affiancandogli un’altra punta di ruolo invece che un trequartista, possa aiutarlo a creargli più spazi ed occasioni nell’area avversaria?
“Non è detto. Prendiamo come esempio Iemmello del Catanzaro, altro giocatore di esperienza e discreto realizzatore, gioca sempre largo per poi rientrare in fase di sviluppo della manovra della squadra, cercando la conclusione o l’assist per i compagni. È quello che cerca di fare anche Coda sacrificandosi per la squadra, ma probabilmente in questa fase di stagione non è al top come livello di forma fisica, da qui probabilmente derivano le scelte di inserirlo a gara in corso. Poi la punta adatta da affiancarci la devi avere, ed anche se fosse, non è detto che sia la soluzione migliore per un giocatore che ha le sue caratteristiche”.
Nell’arco del campionato Stroppa ha convocato il giovane promettente Della Rovere della Primavera in prima squadra, che ha stravinto il suo campionato, senza mai farlo esordire e come lui ci sono molti altri giovani che sono già sotto la lente di società importanti. Al netto del fatto che tu al tempo eri uscito dal vivaio grigiorosso, e come te tanti altri, arrivando a giocare in serie A. Perché secondo te, per una società come la Cremonese, è così difficile scommettere sui giovani emergenti?
“Un esempio lo abbiamo visto sabato con la Ternana, che a gennaio ha venduto i suoi pezzi migliori ed ora si ritrova a giocare con tanti giovani. Oggi fare giocare un giovane a Cremona, dove hai già una rosa di circa 30 giocatori importanti, corri il rischio di rompere gli equilibri in campo e nello spogliatoio. È vero, ai miei tempi noi giovani eravamo più fortunati, ne parlavo domenica con Maspero che era con me in tribuna a vedere la partita. Se la rosa della prima squadra era composta da 14/15 giocatori importanti, budget limitati, permettevano di dare spazio più facilmente anche a 4/5 ragazzi delle giovanili. Poi la Cremonese di allora aveva in bisogno, ma anche la voglia di valorizzare i giovani ed era molto più semplice essere accettati nel gruppo. Oggi, anche di fronte a giovani di grande qualità, valorizzarli in un progetto già avviato potrebbe essere addirittura controproducente. Per questo credo che sia una scelta che bisogna fare ad inizio campionato, dove si fanno delle scelte ed in base a queste si assemblano le rose, si deve scegliere se e che spazio dare ai giovani nella prima squadra, piuttosto che cercare di valorizzarli altrove, come accade anche a molti giovani della Cremonese che poi spesso si perdono. Chiaro che poi entrano in gioco le aspettative della società e della piazza ed anche questo potrebbe essere un deterrente in termine di rischi/benefici”.
Promozione diretta a parte, i play off sono un obbiettivo raggiunto. Ora bisogna consolidarlo con la miglior posizione in classifica, ma anche prepararsi ad una coda di campionato che resta sempre un’incognita. Secondo te Stroppa sta già preparando la squadra per questa evenienza a livello tecnico, ma soprattutto psicofisico?
“Credo anche che in questo momento Stroppa stia anche impostando una preparazione mirata per arrivare ai play off con la giusta carica fisica e mentale. Oggi la Cremonese non è al top, ma c’è tempo per arrivarci bene e giocarsi l’obiettivo che resta alla portata”.
Classifica e risultati alla mano, quali sono le squadre che vorresti eventualmente evitare?
“Credo che ormai Parma e Como siano le due accreditate a salire, anche il Venezia è una squadra che è impegnativa da affrontare. Vorrei evitare il Catanzaro, una delle poche che non ha nulla da perdere, che aveva la salvezza come obiettivo e si ritrova in corsa per i play off. È una squadra che gioca semplice, con testa libera e idee chiare. Io l'ho vista a Brescia 20 giorni fa e non mi è piaciuta, ma la sto seguendo da un anno perché resta una delle squadre che mi ha impressionato di più. Ordinata in campo, pochi grandi nomi, ma con individualità importanti”.
Nonostante il momento di difficoltà i tifosi della Cremonese, quelli che vengono allo stadio, sono sempre vicini alla squadra e la incitano incessantemente. Anche sabato allo Zini, nel finale di gara la squadra è andata sotto la curva, che ha spronato la squadra a lottare fino alla fine.
“Non mi aspettavo nulla di diverso dai tifosi della Cremonese, l’hanno sempre fatto e lo faranno sempre, è una tifoseria matura, intelligente, legata alla loro squadra ed alla sua storia. Hanno capito che è il che momento di aiutare la squadra, di starle vicino, non è certo tempo di contestazioni, se mai ce ne saranno. Anche per questo sono molto legato alla città ed ai tifosi, qui ho vissuto un momento molto importante della mia carriera, ho ancora molti amici e ci torno sempre con grande piacere a tifare Cremonese”.
Facciamo un ulteriore passo avanti. Il traguardo che sarà raggiunto a stagione conclusa sarà determinante per le scelte del futuro, ma al netto di questo ripartiresti da Stroppa?
“Assolutamente si, anche se secondo me la società, per raggiungere determinati traguardi, deve cominciare a costruire una squadra che raggiunto l’obiettivo possa essere competitiva con pochi innesti. Parliamoci chiaro, se la Cremonese dovesse conquistare la serie A, cosa che ci auguriamo tutti, i giocatori che terrei in rosa non sarebbero molti. Diversamente, come detto prima, sarebbe importante fare spazio a giovani promettenti, ma che hanno già dimostrato qualità e hanno voglia di emergere, per un progetto che ti porti in serie A e che con pochi innesti ti permetta di fare un campionato dignitoso senza fare stravolgimenti”.
Quindi il fatto di aver costruito una squadra con un’età media tra le più alte della categoria, con molti giocatori esperti non sta pagando come ci si sarebbe aspettato?
“Se andiamo a vedere le statistiche ad oggi Stroppa è l'allenatore che, tolte le prime 5 gare, ha fatto più punti di tutte le altre squadre, con una media da serie A diretta”.
L’ultima domanda è sul presente di Ivan Rizzardi, che è sempre nel mondo del calcio.
"Ho cominciato da poco la mia nuova avventura di responsabile del settore giovanile dell’Ospitaletto, anche se di fatto inizierò con la prossima stagione. Una società ambiziosa, che ai tempi di Gigi Manfredi era chiamata ‘il piccolo Brasile’, una realtà ed un paese che ha sempre vissuto di passione per il calcio, e che la società vorrebbe riportare a livelli importanti attraverso i valori fondanti di questo sport. La fresca promozione in serie D è sicuramente uno stimolo ed un punto di partenza importante. Proprio per questo c’è la volontà e la necessità di rifondare e valorizzare il settore giovanile all’altezza, che nel tempo possa essere in aiuto alla prima squadra. Un obbiettivo non facile ma, come dicevamo prima, necessario per un progetto a lungo termine."
In bocca al lupo Ivan e sempre Forza Cremo.
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