27 giugno 2024

Silvio Pedroni cremonese per tre volte al Tour con la maglia della Nazionale

Ancora tre giorni di attesa poi lunedì una tappa del Tour de France partità da Piacenza con meta Torino. In occasione dell'evento continuiamo a proporre la storia dei corridori cremonesi che hanno corso la "grande boucle". Oggi è la volta di Silvio Pedroni 
 
Silvio Pedroni da Castelverde tra i cremonesi protagonisti al Tour. Ne disputò tre, nei primi tre anni di professionismo, coi colori della Squadra nazionale.
Secondo ai mondiali dilettanti del 1947 alle spalle di Alfo Ferrari, poco fortunato alle Olimpiadi dell'anno successivo a Londra, decise a trent'anni di passare professionista.
Molte squadre, anche importanti, avevano proposto a Silvio un ingaggio, soprattutto la Bianchi di Fausto Coppi già all'indomani di Reims, ma aveva rinunciato ad un bel gruzzoletto, convinto che si potesse giocare l'Olimpiade. Purtroppo le cose non erano andate come aveva sperato. Così la primavera successivaniziò la sua avventura tra i professionisti.
Al debutto, fu decimo nella Milano-Sanremo vinta da Coppi. Correva nella squadra guidata dallo svizzero Ferdy Kubler, capitano esigentissimo, e termino  al decimo posto anche il Giro d'Italia. Coppi lovolle con se mella squadra nazionale che disputò  il Tour del 1949, nonostante fosse un esordiente ed il Commissario tecnico Alfredo Binda fu immediatamente d'accordo inserendolo nella formazione n.2 dell'Italia, ma  nella tappa che si concludeva a Briançon fu vittima di una terribile caduta che gli provocò una profonda ferita al cuoio capelluto. Riuscì a terminare la tappa, ma non a ripartire il giorno seguente. Solo la sfortuna lo privò della soddisfazione di vedere il suo capitano in maglia gialla a Parigi
L'anno successivo, il 1950, nel Giro d'Italia vinto da Hugo Koblet, fece ancor meglio. Fu settimo, primo nella classifica a squadre con Kubler e Balducci, primo ancora una volta nella classifica della maglia bianca. che veniva assegnata al migliore tra coloro che vantavano solo due anni di attività professionistica.
Nuovamente al Tour, era al servizio di Bartali che, aggredito da alcuni tifosi francesi sull'Aspen (avrebbe poi raccontato di una vecchia che lo avrebbe inseguito brandendo un coltello, di un'auto nera che avrebbe cercato di speronarlo...) impose alla nazionale italiana il ritiro, con Magni in maglia gialla che probabilmente avrebbe vinto quel Tour.
L'ultima partecipazione alla corsa francese nel 1951 quando sfiorò la maglia gialla nella prima tappa la Metz‐Reims.
Reims, probabilmente, aveva risvegliato in Silvio ricordi importanti, la sua medaglia d'argento al mondiale di quattro anni prima, il più bel risultato della sua carriera. Si è lanciato all'attacco. sin dalle prime battute diede forma ad una fuga a quattro con lo svizzero Rossi ed i francesi Redolfi e Bouin. Conosceva bene quelle strade e sapeva di non poter competere con gli avversari in volata, così tentò di andarsene, solo, a qualche chilometro dal traguardo. Lo ripresero proprio all'ingresso dell'autodromo. Fu quarto e svanì anche il sogno di una possibile maglia gialla.
Furono risultati che comunque convinsero Fiorenzo Magni a farlo ingaggiare dalla sua squadra e con il corridore toscano rimase sino alla conclusione della carriera agonistica, nel 1956.
Pochi corridori hanno avuto la soddisfazione di avere come capitani Coppi, Bartali e Magni.
«Quando ho Pedroni vicino o davanti in salita ‐ confessò Coppi ad un cronista ‐ mi sento in paradiso», ma nella tappa che si concludeva ad Agen, un bicchiere di latte freddo gli provocò disturbi intestinali che lo costrinsero al ritiro.
Così, per mera sfortuna, non riuscì concludere nessuno dei tre Giri di Francia disputati con la squadra nazionale.
 

 

Cesare Castellani


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


ennio serventi

28 giugno 2024 09:11

LO ricordo perfettamente Silvio Pedroni, non, mio malgrado, per le sue imprese sportive ma per la attività di venditore di materiale elettrico. Gentile, mi dava il materiale anche a credito, lo avrei ripagato dopo aver percepito il dovuto per la mia opera d ' istallatore dopolavorista.