10 gennaio 2025

Area Frazzi. L'abbattimento del muro di cinta eretto fra il '56 e il '58. Assessore Carletti: "Un muro senza alcun pregio artistico. Un'offesa cui ormai l'occhio dei cremonesi si era abituato"

"L'ingresso sud della città è il più bello e scenografico, ma esiste un muro che impedisce di godere dello spettacolo imponente dell'area Frazzi. Certo non potremo ricostruire lo splendido ingresso del macello di porta Po, ma abbattere il muro di cinta lungo viale Po ridarà quel respiro e quell'ampiezza che si godono solo nelle più belle città". Così dichiara l'assessore con delega alle Opere Pubbliche e all'Urbanistica Paolo Carletti in merito a quanto previsto, tra l'altro, nel progetto di rigenerazione urbana del parco Ugo Tognazzi, area Frazzi, che è stato predisposto.

A seguito dei lavori già avviati e volti a riqualificare alcune strutture nell'area Frazzi, come il restauro e la nuova funzione del"Forno grande" in corso di realizzazione e la riqualificazione del parco Ugo Tognazzi, già completato, questo ulteriore intervento si pone come obbiettivo il completamento della rigenerazione urbana dell'intero comparto.

L'area interessata fa da filtro naturalistico tra il fabbricato ex industriale denominato "Forno Grande" e viale Po. Il parco presenta un leggero declivio verso sud, creando una conca naturale delimitata ad est dal corso d'acqua del Morbasco, a sud dall'area del Forno Hoffmann (Forno grande), ad ovest da via della Ceramica e a nord da viale Po. Come linea di separazione tra il viale alberato ed il parco, vi è un muro in mattoni con soprastante un grigliato di metallo eretto nella seconda metà dello scorso secolo: non esistono infatti fonti storiche certe sulla realizzazione dell'attuale muro che delimitava l'area Frazzi, ma, ripercorrendo storiograficamente gli avvenimenti seguendo il percorso fotografico e in base alle istantanee dell'epoca, è stato possibile identificare il periodo a cui risale l'opera, cioè ad un'epoca compresa tra il 1956 ed il 1958.

Di fatto questa separazione, che aveva la funzione di delimitazione dell'area produttiva della vecchia fornace, nella rinnovata ottica della rigenerazione urbana del quartiere Po, portata avanti negli scorsi anni, con la riqualificazione e il restauro della strutture limitrofe, comporta una barriera non funzionale che limita l'accesso alla nuova struttura ricettiva e contrasta con l'idea di collegamento, fruibilità e aggregazione che si vuole creare. In questo modo viene meno la possibilità di godere della vista dei luoghi, creando una barriera al cono di vista ottico che si creerebbe sull'intera area in presenza del muro. L'intervento prevede pertanto l'abbattimento del manufatto, riportando lo stato dei luoghi così come era in passato. Non appena ottenute le necessarie autorizzazioni dagli enti competenti si potrà procedere all'attuazione del progetto.

"La riqualificazione del complesso che si trova nell'area Frazzi sarà urbanisticamente e sociologicamente un intervento epocale per Cremona, vederlo ingabbiato da un muro senza alcun pregio artistico è un'offesa cui ormai l'occhio dei cremonesi si era abituato. Nel frattempo è già stata stanziata una somma per il ripristino del ponte sul Morbasco così che questo comparto ritorni a quel concetto di luogo ameno con il quale gli urbanisti di fine '800 avevano pensate viale al Po", prosegue l'assessore Paolo Carletti. "Fatto questo - conclude l'assessore - ci concentreremo sull'abbassamento del muro di cinta del giardino del parco del Vecchio Passeggio, anche qui tornando alle origini, cioè alla cancellata in ferro battuto che cingeva il giardino nell'800. Anche in questo caso la ricerca è quella urbanistica di dare il maggior respiro possibile alle vedute cittadine".


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commenti


Manuel

10 gennaio 2025 18:32

A me personalmente, il muro non dispiace affatto, anzi, la demolizione, anni fa, del tratto di via Ceramica, ha favorito un passaggio veicolare pericoloso da e per viale Po, com’anche reso meno rilassante quell’angolo di quartiere.
Il muro, inoltre garantisce un minimo riparo alla cosiddetta “fauna minore”, contiene l’usufrutto smodato, consumistico e contrasta, tampona l’accumulo di rifiuti.
Le intenzioni possono anche essere ispirate da ambizioni interessanti, ma Carletti e gli amministratori in genere, possibile che ascoltino sempre le stesse campane (non di rado stonate) e gli stessi stakeholders?