25 dicembre 2024

C'era una volta Lamo, località scomparsa da 550 anni nella campagna di Pontirolo di Piadena. Perduta l'antica chiesa. Resta vivo il culto mariano

Sono numerose le località, dal Cremonese al casalasco per arrivare fino al Cremasco, di cui è scomparsa ogni traccia, o quasi. Sono rimaste le memorie nei libri di storia, negli archivi, nelle denominazioni di alcune strade e, in qualche caso, anche di edifici religiosi.

C’è una località scomparsa da ormai 550 anni citata, per la prima volta, 860 anni fa, ed è Lamo, la cui esistenza è tenuta viva, nel bel mezzo della campagna, a Pontirolo Capredoni (frazione di Piadena Drizzona) dalla cappelletta di Santa Maria di Lamo, detta anche dei morti di Pontirolo, un luogo in cui fede, storia e mistero si fondono in modo superlativo. Una bomboniera ed un baluardo di grazia, in mezzo alla campagna, dedicato a Maria. In una terra in cui chiese, oratori e cappelle dedicate alla Madre di Gesù si moltiplicano, a dimostrare la fecondità di una fede mariana che, in tutta la provincia di Cremona, da secoli, è sempre stata viva e fiorente.

A prendersene cura, da molti anni, è la famiglia Capelletti Griffini, che sta portando avanti, da tempo, anche un notevole lavoro per la valorizzazione e la tutela di questo luogo di fede, storia e cultura. Basta attingere alle fonti storiche per scoprire che la cappelletta è l’ultimo segno rimasto di un luogo in cui si trovavano almeno un’altra chiesa e diversi edifici, ormai scomparsi. Il nome prende origine dai Lamo, nobile famiglia decurionale cremonese (1100-1628) di cui faceva parte anche Alessandro Lamo, frate cappuccino, storico e poeta nato in Spagna nel 1555 e morto nel convento di Milano nel 1612. Fu segretario del Nunzio Apostolico Ludovico Taverna, vescovo di Lodi ed entrò nell’ordine dei frati cappuccini col nome di Padre Ignazio. Fu inviato in Svizzera a fondare l’ordine dei cappuccini esercitando le funzioni di guardiano e di maestro dei novizi. I Lamo erano, tra l’altro, imparentati coi Picenardi. La cappelletta sorge sul Campo dei Morti che, nel Catasto teresiano, apparteneva al marchese Cesare Francesco Soresina della non lontana Villa Medici del Vascello di San Giovanni in Croce. Il sacro edificio, come anticipato, è definito anche dei Morti di Pontirolo.

Lamo, per la prima volta, appare in un documento legato alla donazione fatta nel 1164 dall’imperatore Federico Barbarossa al vescovo di Cremona Presbitero da Medolago. A proposito del Barbarossa, a margine è doveroso ricordare che, non lontano da Pontirolo, fu anche fondatore del nucleo originario di San Pietro in Mendicate. Tornando al documento del 1164, questo fa dedurre che Lamo era un aggregato di edifici e di fondi e che, fin da allora, esisteva una chiesa dedicata a Santa Maria con tanto di cimitero. Sempre nel medesimo documento è citata anche una “ecclesia” vecchia che sorgeva lungo la strada che da Lamo portava “Ad domo de Sachis”. E’ altresì certo che già all’inizio del XIII secolo la località “De Lamo”, insieme a quella “de Gatariolo” faceva parte del distretto della Pieve di San Maurizio: nell’atto del 1211 in cui i fratelli Guiscardo, Egidio e Tedisio de Casali dichiarano di essere vassalli del vescovo Sicardo per la pievania di San Maurizio si parla del territorio di Lamo.

Un altro documento datato 30 marzo 1464 cita Giacomo dè Crotti come rettore della chiesa di Santa Maria di Lamo mentre il 15 marzo del 1499 don G.Battista Crotti viene investito del beneficio della chiesa semplice di Santa Maria di Lamo. E’ assai probabile che i due sacerdoti fossero imparentati tra loro visto che, specie in quelle epoche, accadeva di frequente che, come successori alla guida di una determinata chiesa, oratorio o cappella venissero designati membri di una stessa famiglia. Passando al XVI secolo ed esattamente al 1518 ecco che nel Census Ecclesiarum è elencata, tra le chiese oltre Porta S.Michele, come ecclesia di Santa Maria di Lamo mentre un rogito del 1526 del notaio Sfondrati parla di don Guidangelo Rossi come chierico beneficiario della chiesa “Sine cura” di Santa Maria di Lamo. Passando al 1575 ecco che Alfonso Picenardi, a nome degli uomini e delle donne di Pontirolo, con Anselmo da Laglio di Colombarolo e Benedetto Bolzeri delle Canove domandano a San Carlo Borromeo, allora visitatore apostolico di Cremona, di dare ordine di restaurare la chiesa ormai in rovina.

Una supplica in cui non si fa alcun cenno degli abitanti di Lamo. Un particolare, questo, tutt’altro che irrilevante, che lascia dedurre che il villaggio fosse già scomparso. Cosa lo ha “cancellato”? Probabilmente una delle tante guerre che all’epoca si combattevano o, perché no, la possibilità che sia stato abbandonato dagli abitanti che potrebbero essersi trasferiti nei vicini centri di Pontirolo, Colombarolo e Canove, dove esistevano con ogni probabilità terreni qualitativamente migliori da lavorare, visto che “Lama” significa luogo paludoso. Andando avanti di quasi un paio di secoli, nel 1708 la nobile famiglia Settala prese possesso del chiericato di Santa Maria di Lamo e Ronca nel luogo di Pontirolo, nel quale si vede che la chiesa di quel beneficio, altre volte parrocchiale, era distrutta ed era rimasto un solo muro a forma di cappella col dipinto della beata Vergine Immacolata. Sempre i Settala presero anche possesso di un oratorio dello stesso luogo di Pontirolo spettante alla famiglia Capredoni.Il 16 dicembre 1801, con tanto di atto ufficiale, l’edificio cessò di essere un beneficio della chiesa e divenne di proprietà privata passando a Giovanni Gerelli, fu Giuseppe, per poi subire nel corso del tempo numerosi passaggi di proprietà. Se da una parte perse importanza ufficiale e giuridica, dall’altra continuò ad essere un luogo molto caro alla fede e alle pietà di tante persone del territorio. Nel tempo, anche attualmente, tanti devoti vi si sono fermati in preghiera, portando anche offerte, ex voto, chiedendo grazie o portandosi via un pizzico di terra ritenuta benedetta.

Ogni anno, il lunedì dopo la prima domenica di maggio, tanti fedeli vi si radunano in processione, e in preghiera, con stendardi, ceri e fiaccole, intonando litanie, giaculatorie e invocando la benedizione celeste sulle campagne. Un paio di anni fa la bella chiesetta è stata arricchita anche con una meravigliosa immagine in terracotta dedicata alla Madonna del Coronavirus, realizzata dall’artista Luciano Marini di Isola Dovarese (lo stesso che ha realizzato la meridiana della Cascina Pontirolo). Con lui, ha collaborato Mario Margotti, astrofilo che ha realizzato i calcoli per la stessa meridiana con l’ora locale di Pontirolo. Un luogo di fede, di storia e di cultura, nel ricordo del villaggio scomparso, che potrebbe diventare, nel cuore della campagna, anche crocevia per una serie di cammini, ciclopiste ed ippovie che si potrebbero sviluppare in questi territori. 

Eremita del Po

Paolo Panni


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commenti


Michele de Crecchio

26 dicembre 2024 00:30

Molto interessante e estremamente dotto quanto scrive l'"eremita del Po", Paolo Panni. Mi permetto di ripetere la più rozza (ma divertente) versione che appresi, tanti anni or sono, quando, nel mio lavoro di "urbanista condotto", mi trovai a studiare i terreni, tra Torre Picenardi e Piadena, e, in particolare, quelli posti nei pressi di Pontirolo Capredoni.
Dalla voce popolare appresi allora la versione che l'antico toponimo "Lamo" (anzi idronimo, come mi precisò Michela Garatti), facilmente traducibile nei moderni "stagno", ovvero anche "palude", fosse stato interpretato come "L'amo", dando così avvio alla tesi, errata, che la cappelletta ivi esistente fosse stata dedicata alla "Madonna dell'amo", a favore del lavoro dei pescatori operanti nei pressi, ricchi di acque.
Consultando inoltre i testi degli archeologi che da tempo si sono preoccupati di ricostruire, sulle cartografie attuali, il tracciato della antica centuriazione romana della valle Padana, ebbi infine la gradevole sorpresa di vedere confermato quanto era in realtà assai facilmente intuibile e cioè che che l'attuale edicola religiosa sorge ancora oggi in una posizione particolarmente interessante in quanto esattamente corrispondente ad un importante caposaldo della antica, ed ancora oggi per molti aspetti conservata, suddivisione, tra varie proprietà e diverse competenze amministrative e di governo dei terreni circostanti.