1 gennaio 2025

Il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha presieduto la tradizionale messa di fine anno nella chiesa di Sant'Agostino. Per l'occasione il canto del Te Deum in ringraziamento dell'anno trascorso

Come da tradizione, anche a chiusura del 2024, nel tardo pomeriggio di martedì 31 dicembre il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la Messa di ringraziamento a conclusione dell’anno trascorso a Cremona presso la chiesa di Sant’Agostino.

Nella sua omelia il Vescovo ha riflettuto sulla grazia divina e sulla responsabilità umana di utilizzarla per il bene del pianeta e dell’umanità. Mons. Napolioni ha invitato i fedeli a tracciare un bilancio che non sia solo spirituale, ma anche concreto e che spinga a un impegno attivo e partecipe che, «riconoscendo l’abbondanza della Grazia ricevuta» ci aiuti a «compiere la nostra missione di collaboratori dell’opera divina».

Mons. Napolioni ha aperto la sua riflessione partendo proprio dal senso del Te Deum e dal ruolo dell’umanità affinché le parole «Noi ti lodiamo Dio, ti proclamiamo Signore, o eterno Padre, tutta la Terra ti adora» non siano vuote di senso, poiché i «fiori, gli uccellini, il regno vegetale, il regno animale, le montagne, i fiumi, gli oceani, loderebbero davvero Signore se noi li disturbassimo un po’ di meno».

Dobbiamo trasformare il ringraziamento del Te Deum in azioni concrete per essere parte attiva nella costruzione di un mondo migliore, contrastando la guerra e le ingiustizie, ma anche preservando il Creato e tutte le sue creature, sviluppando la «capacità di custodire il dono ricevuto, di metterlo a frutto con l’intelligenza perché ci sia vita per tutti gli esseri viventi» e davvero «tutta la terra possa adorare il Signore».

«Ad aiutarci in questo compito – ha detto ancora il Vescovo – c’è la benedizione di Dio, di cui non dobbiamo mai dubitare, nemmeno quando ci rendiamo conto che non ce la facciamo o quando sbagliamo. Per far questo dobbiamo riconoscere la presenza di Dio nelle relazioni umane, perché se è «il volto di Dio che cerchiamo, dove lo troviamo? Dove si è nascosto? Dove appare? Appare nel mondo dei fratelli e delle sorelle. Appare nelle nostre relazioni; non solo nel giardino, ma in coloro che lo abitano». Occorre dunque «allenarci a scorgere ogni riflesso di luce divina in ciò che è umano, riconoscendo che la dignità umana, che Gesù ha assunto ed elevato con la sua partecipazione alla nostra vicenda terrena, è il vero sacramento dell’incontro con Dio».

Il Vescovo ha poi sottolineato l’importanza di promuovere la pace, la giustizia e la solidarietà, ispirandosi all’esempio di Gesù e di Maria, ma anche prendendo spunto dall’insegnamento «dei testimoni, dei santi, degli affamati di giustizia, degli uomini e delle donne delle beatitudini. Quanto si impara dai malati, quanto si impara dai bambini, quanto si impara da chi ha sofferto. È la via del Signore, è la sua salvezza seminata tra la gente, non in un popolo contro l’altro». Perché «nessuno può tirare Dio dalla sua parte contro i fratelli», atteggiamento che il Vescovo ha definito «la più grande bestemmia» contro il Signore.

Mons. Napolioni ha poi proseguito con un appello all’azione, invitando a partecipare attivamente alla vita sociale e politica, per essere pellegrini di speranza e portatori di Vangelo, anziché semplici spettatori che si tirano indietro e che hanno l’arroganza di criticare, ma non il coraggio di scegliere e di mettersi in gioco facendo la propria parte. «Guai a chi non vota», ha ammonito mons. Napolioni, precisando però che «si vota anche con le scelte che facciamo di comprare un prodotto piuttosto che un altro, di alimentare un mercato piuttosto che un altro, di giudicare se un bilancio spende più per le armi piuttosto che per i poveri e per i malati».

Armi che oggi sono al centro di una nuova e pericolosa corsa al riarmo, che deve indurre a pregare Dio e Maria, Regina della Pace, affinché «sui confini non ci sia la spavalderia del più aggressivo, non ci sia la smania di conquista, non si ergano muri e fili spinati, non si preparino bombe né missili, ma rifiorisca il timore di Dio in tutti, che ci fa fare un passo indietro, che ci fa rientrare in noi stessi, ci fa conoscere la dignità di figli di Dio in noi e negli altri».

È per questo che dobbiamo vedere Gesù negli altri, nelle persone che incontriamo e addirittura nei nemici, perché «il corpo di Cristo soffre la divisione, attende la riconciliazione, invoca il perdono. Questo ci insegna il Natale, che rimette in moto la storia» e questo è il seme che dobbiamo coltivare e far germogliare in ciascuno di noi, comprendendo che il dono della Pace nasce dall’impegno di tutti e di ciascuno e dalla nostra disponibilità a comprendere cosa sia davvero il Natale e quale sia il senso delle invocazioni e delle preghiere che rivolgiamo al Signore, ma che dobbiamo noi stessi mettere in pratica con le nostre azioni.

La Messa – concelebrata dai sacerdoti dell’unità pastorale Cittanova con il parroco don Irvano Maglia e alcuni altri sacerdoti della città – si è conclusa con la preghiera del Te Deum, tradizionale inno cristiano di ringraziamento al Signore per l’anno appena trascorso.

 

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