In 48 pagine del 1956 la memoria millenaria della vecchia città. Con articoli di Tognazzi, Cavalcabò, Dotti, Protti, Basiola, Monterosso, Soldi, Guzzelloni, Monteverdi e Paloschi a ricordarcela
Il 29 aprile 1956 Ugo Tognazzi aveva comperato una vecchia zia. Per lui fu una esperienza di certo diversa dal solito tanto che decise di descrivere questo suo nuovo e particolarissimo acquisto che, di solito, non compare nella quotidiana lista della spesa di qualsiasi persona. Non gli fu da meno Agostino Cavalcabò, prolifico e appassionato storico della storia cremonese, che racconta, con uno stile ammirevole, i perché e la storia di quella piccolo – ma mica tanto – angolo di bellezza che a Cremona era rappresentato dal monastero di San Salvatore e dalla chiesa di Santa Monica. Cavalcabò si inserisce nel dialogo letterario con Tognazzi con un racconto bello, bellissimo, uno spaccato storico che spiega, con dovizia di particolari e tramite uno stile affascinante, quei luoghi che una città sembra aver dimenticato. A dare man forte alla narrazione ci pensa Enzo Dotti, lui, con una matita in mano, propone i disegni di quei luoghi e, con la macchina da scrivere, racconta anche lui qualcosa su Santa Monica. Parrebbe già tanto questo ma, in un sorta di Cremona da raccontare in tutto e per tutto, siamo solo all'inizio di questo giorno, forse unico nella storia della città. Aldo Protti si produce in una sua trasferta a Milano, una sua giornata particolare al Teatro La Scala, un dramma nel melodramma che il cremonese, il baritono tra i baritoni, descrive con dovizia e sagacia. Mario Basiola, solitamente molto timido ma altrettanto baritono quanto Protti, gli fa da contro canto raccontando parte della sua vita sulla quale aveva sempre taciuto, dalla Regina Margherita al Rigoletto del 1932 a Cremona. Se Cavalcabò e Dotti parlano di Medioevo e Protti con Basiola di musica Raffaello Monterosso mette insieme le due cose e parla di frottole, ma non quelle che vengono raccontate ai cittadini in tanti frangenti, ma quelle frottole canticchiate e suonate durante il Rinascimento, frottole che ai tempi a Cremona andavano per la maggiore tra i vicoli e nelle locande all'ombra del Torrazzo.
Una parte di storia che “la città della musica” sembra aver relegato in secondo piano, come tanti altri personaggi illustri. Il paradosso è che, oggi, quelle frottole cremonesi sono rilanciate da quasi tutte le biblioteche ed archivi in giro per il mondo. Fiorino Soldi in quel 29 aprile si sposta poco dal Duomo, percorre un pezzo di via XX settembre e poi gira a sinistra verso San Lorenzo, lo fa con un articolo da incorniciare, così come sarebbero da incorniciare tutti gli altri, dedicato a quella chiesa. Oggi quel luogo è la caput mundi della storia romana di Cremona, 70 anni fa Fiorino Soldi raccontava quelle mura, e la loro storia, con una personale, ma incredibile, attenzione per ogni sfumatura, dalla politica alle arti fino all'orticoltura. Ne esce una piccola perla che raccoglie moltissimi nomi di una città millenaria, ne esce un articolo che è un percorso storico da proporre agli studenti, è storia tutta da gustare da apprezzare, una storia da vivere. La torre del Capitano è ancora presente – per adesso – nella attuale piazza Stradivari, ma 70 anni fa Giovanni Guzzeloni fece di tutto per evitare che il piano regolatore di allora ne richiamasse l'abbattimento. Guzzeloni si mise letteralmente di traverso davanti ad una – di certo scellerata – ipotesi di distruzione di una parte della storia cittadina, lo fece scrivendo dei burrascosi anni del Medioevo e di cosa poteva raccontare, a prescindere dalla bellezza, quella struttura. Sfogliando le pagine sul monitor scopri di come un articolo possa diventare un racconto e di come un racconto possa nascere ed essere parte di una città, Mario Monteverdi diventa romanziere, narratore e storico volgendo la sua attenzione a quel secolo, il 1800, denso di cambiamenti repentini. Il suo lavoro occupa una intera pagina ma è qualcosa di stupendo; da leggere, da raccontare, da capire e poi ancora da rileggere e da raccontare ancora. E' la città di Cremona vista attraverso la storia di don Pietro Martire Scazzina, storia che parte dalla contrada del Grugno, angolo contrada Cannone, e si sviluppa attraversando la città in lungo e in largo. Una guida turistica stupefacente, da vivere seguendo i passi di un religioso che volge lo sguardo a luoghi e parti della storia cremonese e ad un personale caso di coscienza. Il racconto ti porta letteralmente indietro di due secoli, una ambientazione ricostruita con cura una trama appassionante; ma è uno scritto di quelli tremendi da leggere, perché ti fa capire quanto talento vi era in Mario Monteverdi a confronto di quello misero di cui disponi mentre scorri le sue righe attraverso il monitor.
Vittorio Paloschi mi trascina dentro il suo carosello sportivo, carosello che occupa ben due pagine e che rinnova la memoria dei fatti, e del talento, di quei cremonesi che hanno saputo portare la loro città in vari angoli del mondo grazie allo sport. Mi viene in mente che questo carosello, per fortuna, continua anche nel 2025 e che, si spera, possa continuare ancora per decenni. Fernanda Wittgens, direttrice della Pinacoteca di Brera e figura dell'arte tra le più importanti del mondo, mi accompagna dentro Sant'Agostino per raccontarmi, lasciandomi senza parole, di Bonifacio Bembo e dei suoi affreschi. Le luci della Biblioteca Statale sono nitide, qualche studente ha gli occhi fissi su fogli o sul proprio computer mentre si prepara a qualche esame.
Mi rendo conto che sono passate due ore, il tagliando del parcheggio sta per scadere e le rinnovate multe sono cose mica tanto belle da portare a casa. Ero entrato con una idea e una data da cercare e, complice quel piacere che è la scoperta, mi ritrovo a rincorrere racconti, aneddoti, persone e luoghi, in quella singola edizione vi sono tanti altre firme uniche, tutte da scoprire. Il 29 aprile 1956 il giornale La Provincia festeggiava i 10 anni di rotative in funzione, un decennio di articoli omaggiando la città con 48 pagine, realmente un numero incredibile per i tempi, piene di articoli dove si parla di un luogo che ha moltissimo da offrire. C'è la città di Cremona in quelle 48 pagine, una città con alcuni talenti conosciuti in tutto il mondo che partecipano ad una festa di compleanno che si rivolge a tutti, non soltanto ad una testata. La bellezza di quel numero sta nel fatto di aver raccontato tanti piccoli mondi che, pensandoci bene, sono la spina dorsale di una storia millenaria da mantenere viva.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti
Elena Staccioli
11 gennaio 2025 10:42
Perché non farne un libro o comunque una pubbli azione accesdibileanche a coloro che non abitano a Cremona, ma l'hanno sempre nel cuore
Daniele
11 gennaio 2025 10:57
Meraviglioso caro Marco Bragazzi, i tuoi scritti risvegliano in noi temi di appartenenza aimé assopiti dagli stereotipi dei tempi moderni. Grazie