IN MEMORIA 2 - Altri nomi, altre vite portate via dal virus Ricordo di Don Rini, Carlo Bertolini, Augusto Galli e Leonardo Marchi
Altri nomi, altre persone, altre storie, altri ricordi, altri affetti. Per non dimenticare quello che abbiamo vissuto e che, per certi versi, stiamo ancora vivendo in questo lungo anno di Covid. Le vittime del virus non possono essere soltanto nomi ma persone che lasciano dei vuoti incolmabili. Don Vincenzo Rini, Carlo Bertolini, Leonardo Marchi, Augusto Galli ecco altri personaggi che abbiamo incontrato nella nostra strada di cronisti. Chi volesse ricordare altre vittime della pandemia può farlo scrivendo a redazione@cremonasera.it oppure sulla posta di facebook.
DON VINCENZO RINI
Nella notte tra venerdì 13 e sabato 14 marzo si è spento per Covid, monsignor Vincenzo Rini per oltre trent'anni direttore del settimanale diocesano “La Vita Cattolica” e canonico della Cattedrale. Aveva da poco compiuto 75 anni. Era originario di Spinadesco.
Giornalista appassionato e competente, don Vincenzo aveva ricoperto incarichi importanti nella comunicazione della Chiesa Nazionale anche come presidente della Agenzia di Stampa Sir e della Federazione italiana dei settimanali cattolici. Don Vincenzo era uno di noi che facciamo, spesso con fatica, questo lavoro d'informare. E se sei prete e giornalista, lo sei per sempre – come ripeteva spesso – per voto e per vocazione. Lo ripeteva spesso anche dopo la chiusura del settimanale diocesano che aveva appena compiuto un secolo di vita, andando in pensione. Ma l'informazione gli era rimasta dentro. Quando lo incontravi per strada o a teatro, le sue domande erano sempre lì: come va? E la tecnologia? E il web? E la tv? Ma con i social come fate? Era il cappellano e il confidente di noi giornalisti.
Era nato a Spinadesco il 5 gennaio 1945 Ordinato sacerdote il 22 giugno 1968, ha celebrato la sua prima messa a Bonemerse. Vicario poi a Romanengo, a Soresina e nel 1977 parroco a Polengo incarico mantenuto fino al 1985 quando ha assunto la direzione del settimanale “La Vita Cattolica”. Si è laureato in Telogia Dogmatica a Milano e nel 2004 è stato insignito dell'onorificenza di Cappellano di Sua Santità. Ha scritto diversi libri tra cui “Il sapore della verità” e “Militi ignoti” e “La guerra di Alberto”.
CARLO BERTOLINI
Anche Carlo Bertolini 75 anni, esperto agronomo ed enologo, diffusore della cultura del cibo, del vino e dell’agricoltura è stato portato via dal Covid l'8 marzo. Da qualche giorno Bertolini era ricoverato all’ospedale di Cremona per accertamenti sul coronavirus poi si è aggravato ed è stato trasportato al Niguarda. Carlo era un comunicatore, uno di noi. La sua materia era l'agricoltura, il cibo, il vino. I suoi studi, condotti con competenza e passione, resteranno a disposizioni delle future generazioni. Ne sono un esempio quelli condotti sulla riscoperta di alcuni semi antichi, caduti in disuso ma straordinariamente ricchi di potenzialità nutritiva e tornati a far parte, dopo la riscoperta, di alcune produzioni non solo locali (si pensi, ad esempio, al grano monococco). Interessanti anche le sue conversazioni pubbliche sugli abbinamenti tra vini e piatti o sull'uso delle diverse forme di bicchieri per non perdere le caratteristiche dei vini. Aveva condotto anche studi, con l'ausilio della chimica e della genetica vegetale, alla ricerca dei tipi di vigneti che caratterizzavano un tempo le terre della nostra Valle Padana.
Prima che il Covid lo portasse via, Bertolini stava lavorando a un'opera monumentale, in due forse tre volumi. “Cremona e il suo vino” era il suo titolo e racchiudeva suoi studi di cinquant'anni sulla produzione locale di uva e vini. “Dal 1974 sto lavorando all’Archivio di Stato di Cremona alla ricerca di documenti per poter scrivere e pubblicare il libro “Cremona ed il suo vino”. – aveva dichiarato qualche tempo fa – L’ambizioso progetto tratterà in modo dettagliato della storia, della cultura e delle notizie riguardanti la coltivazione della vite e la produzione del vino a Cremona. Sì, proprio così, Cremona che attualmente è leader nella produzione del latte e del mais, un tempo produceva grandi quantità di vino per lo più destinate al consumo locale”. Ne è uscito uno studio importantissimo sui tipi di viti che si coltivavano nella nostra provincia, fino alla produzione di vino, alla storia di mescite e di osterie con citazioni di documenti notarili, ordinanze, studi.
LEONARDO MARCHI
Il dottor Leonardo Marchi, direttore sanitario e generale della Casa di Cura San Camillo di Cremona, da anni stretto collaboratore del Presidente Virginio Bebber è morto il 22 marzo 2020 all’ospedale Sacco di Milano, dove si trovava ricoverato da qualche giorno nel reparto di terapia intensiva. Marchi, deceduto a 64 anni, aveva contratto l'infezione nel compiere sino in fondo la sua missione presso la Casa di Cura San Camillo, accanto ai malati e al fianco dei suoi operatori sanitari, ed aveva continuato a svolgere il suo lavoro nonostante avessero iniziato a manifestarsi i sintomi della malattia. Da qualche tempo Leonardo rappresentava l’Associazione Religiosa degli Istituti Sanitari al Tavolo Hospice istituito dall’Ufficio Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per la Pastorale della Salute, riuscendo anche in quel contesto a dare testimonianza delle sue capacità e del suo animo illuminato da una solida fede e dal suo grande amore per l’uomo nel momento della sua fragilità. Marchi aveva iniziato a lavorare oltre 30 anni fa in quello che allora si chiamava Istituto Ospedaliero di Sospiro, combattendo perché ai medici degli ospizi, come allora venivano chiamati, venisse riconosciuta la dignità degli ospedalieri. Da infettivologo aveva debellato, praticamente da solo, con protocolli, analisi e terapie, una grave epidemia in quella struttura. Nel frattempo lavorava alle Ancelle, a San Camillo, negli “ospizi” di Sesto e Casalbuttano. Nel 2009 era stato nominato direttore sanitario della Casa di Cura San Camilla, ruolo che ha ricoperto per 11 anni. Leonardo Marchi è stato il diciottesimo medico morto per coronavirus. A lui è stata dedicata lo scorso ottobre la sala polivalente della Casa di Cura San Camillo.
AUGUSTO GALLI
Il 2 dicembre 2020 dopo un ricovero di circa un mese in ospedale, per l’aggravarsi dell’infezione da Covid si è spento all'età di 72 anni Augusto Galli, consigliere e poi da metà degli anni Novanta per ben sei mandati presidente di Autostrade Centropadane, dopo essere stato dirigente del pastificio Ex Combattenti. Di area Pd, anche se formalmente non fu mai iscritto per mantenere un ruolo equidistante tra i soci della Centropadane, Galli risanò i conti della società e realizzò molti investimenti per realizzare opere nuove o di manutenzione rendendo il tratto della A21 uno dei più sicuri d’Italia. Durante il suo mandato, recependo l'istanza del territorio, nacquero le progettazioni del Terzo ponte dell'autostrada Cremona-Mantova. Galli è rimasto tanto a lungo presidente di una Spa a maggioranza non cremonese in quanto garante di un equilibrio tra i tre territori, Cremona, Brescia, Piacenza, soci dell’A21e con vedute spesso molto diverse al loro interno. Galli ha sempre coltivato anche la passione per il basket, che ha praticato sia come giocatore nel ruolo di pivot che come tecnico. Ha giocato nella squadra studentesca dell’istituto Beltrami e in campo ha indossato le casacche di Floris e Sas, fino a raggiungere la Ju-Vi Cremona in prima squadra, quando militava nel campionato di serie C. Giocò anche per la Ideal Standard di Brescia. Dalla panchina ha guidato molte squadre. Dal team femminile della Edelweiss di Persico (dal 1968 al 1970) fino al Corona Cremona. Uomo intelligente e dotato di grande senso dello humor, ironico e pronto alla battuta, ma anche capace di grandi mediazioni, era amico di altri grandi sportivi cremonesi, come Ninetto Benna e Oreste Perri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti