Nuova vita per l'ex Fulmine? Si sgombrano i piani superiori. Voci di vendita del palazzo all'asta giudiziaria. La sua storia. Ci abitò anche Mina
Nuova vita per il palazzo dell'ex Fulmine. Da qualche giorno sono iniziati i lavori di sgombero degli arredi e di quanto rimasto ai piani superiori dell'edificio di corso Mazzini 12. Un tempo tutto il palazzo era occupato dal negozio "Il Fulmine" di Primo Lanzoni con alcuni appartamenti ai piani superiori in uno dei quali abitò anche Mina quando lasciò la casa di Cesare Battisti ed occupò l'attico più "in" della Cremona d'inizio anni Sessanta. Adesso c'è soltanto il negozio "Tigotà" ma i lavori in corso precedono un intervento sul resto del Palazzo. Secondo quanto affermano alcuni commercianti della zona che osservano con timore ma anche con speranza la nuova vita dell'edificio, tutto l'immobile potrebbe essere stato acquistato all'asta giudiziaria a Milano a cui l'ex Fulmine è arrivato per la travagliata storia giudiziaria di Formigoni-Fondazione Maugeri. Mistero ovviamente sugli acquirenti e i nuovi eventuali inquilini.
La progettazione dell'edificio è del 1959-60 così come la sua realizzazione completata poi nel 1961. Il progetto è dell'architetto Libero Guarneri. Venne commissionato a Guarneri dal commendator Primo Lanzoni, l'edificio una volta sede dei grandi magazzini "Il Fulmine" (nato dalla contrazione dello slogan: "dateci un prezzo e noi lo fulmineremo") sorge lungo corso Mazzini e presenta affacci secondari alle vie Macchi e Sella. Sviluppato su sei livelli fuori terra, ha il fronte principale (lungo circa sessantadue metri) scandito in un lungo basamento vetrato, su cui poggiano un primo piano segnato da una galleria continua: realizzata come doppia balconata, chiusa da vetrate a filo facciata, è servita da due scale elicoidali che la disimpegnano in percorsi autonomi configurati come una passeggiata pedonale in quota. Sopra la galleria si svolgono gli altri livelli, illuminati da finestre a nastro, parzialmente destinati a uffici a servizio della funzione commerciale. I vari piani sono tra loro collegati da scale, ascensori e soprattutto da scale mobili, primo esempio italiano dell'applicazione di questa particolare tecnologia. La struttura portante del complesso è costituita da pilastri in lamiera d'acciaio saldata, la cui sezione e dimensione varia a seconda del carico supportato, poi sono rivestiti esternamente con lastre di alluminio scanalato e anodizzato. I prospetti laterali sono caratterizzati da un linguaggio più misurato rispetto alla fronte su corso Mazzini e cercano un legame con il contesto urbano attraverso la ritmica sequenza di aperture verticali.
Quel palazzo in vetro e acciaio divenne subito un luogo da far invidia alla vecchia Cremona, tant'è che anche Mina e la sua famiglia, decisero di andarci ad abitare all'ultimo piano subito dopo l'inaugurazione lasciando la vecchia casa di via Cesare Battisti. Mina aveva già avuto un gran successo e quindi ecco il cambio di casa: un attico in quel grattacielo di vetro e acciaio su corso Mazzini da cui si poteva vedere il Torrazzo. Il collega Sandro Rizzi, allora giovane cronista e battagliero fotoreporter cremonese, grazie all'amico Memo Fieschi - suo compagno di banco - pianista de "I Solitari" di Mina ottenne di fotografare la cantante nella sua nuova casa. E quella foto di Mina affacciata su corso Mazzini con un Paperino in mano insieme ad altre realizzate nella sua nuova grande casa finirono su tutti i giornali nazionali.
L'edificio ha subìto poi negli anni numerose modifiche interne, legate principalmente alla sua suddivisione in spazi commerciali di dimensioni ridotte rispetto a quella del grande magazzino una volta che questo ha cessato la propria attività. Attualmente versa in condizioni di sotto-utilizzo, con la maggioranza dei negozi chiusi. Il piano superiore è stato utilizzato come ristorante-self service, al piano terra come negozio per libri e videocassette, palestra e altro. Ma per i cremonesi è sempre stato il "Palazzo del Fulmine", il magazzino della famiglia cremonese che chiuse nel settembre 1992. Più piani dove si poteva trovare di tutto: dalle stoffe alle confezioni, dalle camicie alla passamaneria, dai cappotti agli abiti di nozze. Il grande magazzino era di proprietà della famiglia Lanzoni che possedeva un negozio gemello in via Giuseppina, un altro in via Giordano e uno a Piacenza in pieno centro con lo stesso nome ma di proprietà del fratello di Primo Lanzoni (chiuso nel 2013).
Per uno strano giro l’ex Fulmine di corso Mazzini finì tra gli immobili che la Fondazione Maugeri propose alla Procura di Milano, al fine di ottenere il patteggiamento nel processo in corso per i ‘favori’ che la fondazione pavese avrebbe ottenuto nella gestione Formigoni dalla Regione Lombardia, settore sanità. L’immobile di corso Mazzini era stato ceduto dai proprietari, la famiglia Lanzoni, alla fondazione Mondino, poi assorbita dalla Maugeri. Il valore dell’immobile, secondo quanto riferì all'epoca il quotidiano La Repubblica, era di 3,7 milioni di euro e insieme al resto del patrimonio immobiliare messo a disposizione dall’attuale dirigenza della Maugeri, costituiva un ‘tesoretto’ da 16 milioni. La stessa cifra che, secondo i pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, la fondazione avrebbe indebitamente percepito dalla Regione, sotto forma di contributi per svolgere le proprie attività, attraverso la mediazione di Antonio Simone e Pierangelo Daccò. I legali della Fondazione, che sono poi i nuovi manager subentrati alla precedente dirigenza, hanno ottenuto dalla Procura questo accordo per poter patteggiare la pena, oltre al versamento di 1 milione di euro in contanti. Oltre allo stabile di Cremona, c’era anche un prestigioso edificio di Genova Nervi, altri edifici a Cassano nelle Murge e a Pavia.
Nelle foto lo sgombero di questa mattina dei vecchi arredi del palazzo, il Fulmine fotografato dal Torrazzo da Antonio Leoni, la vendita all'interno del grande magazzino (foto Muchetti) e Mina affacciata all'attico del palazzo.
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