21 aprile 2024

Quella grande torre a Pieve Gurata (frazione di Cingia de' Botti) e una chiesa abbandonata: quel che resta di una delle più antiche parrocchie rurali del cremonese

Un campanile in mattoni rossi a guardia della campagna circostante da quasi 9 secoli. Era lì già da prima che si iniziasse a costruire il Torrazzo di Cremona, mica uno scherzo. Eppure è ancora al suo posto, resistendo al tempo, alla storia ed ai terremoti, che per una torre che sfiora i 900 anni di età, non sono roba di poco conto. 

Appoggiata accanto, una grande chiesa oggi abbandonata ed in parte diroccata. Un complesso architettonico lasciato a se stesso, ma un tempo presidio e punto di riferimento dell’intero territorio. 

Siamo a Pieve Gurata, frazione di Cingia de’ Botti, all’ingresso del comune per chi proviene da Cremona. Siamo ancora fuori dal paese, che si sviluppa circa un chilometro più avanti, ma il primo nucleo abitativo della zona si formò proprio qui e le prime notizie risalgono al ben lontano 876. 

Una chiesa importante rimasta da sola

Una torre ed una chiesa intitolata a S. Pietro, circondate da una muraglia che racchiude anche un prato ed una piccola edicola anch’essa cadente. Un tempo qui sorgeva una chiesa plebana, detta anche chiesa madre o matrice, ossia provvista di fonte battesimale. Nell'Alto Medioevo infatti non tutte le chiese, oratori o cappelle erano provviste di fonte battesimale, quindi non potevano officiare tutti i riti cristiani (e il battesimo era uno dei più importanti). Erano pertanto  assoggettate ad una pieve, che diventava la una chiesa di riferimento di una data circoscrizione territoriale. Oggi a Pieve Gurata non esiste più l’antica chiesa madre, che fu abbattuta e ricostruita nel XVI secolo sulle rovine dell’originaria; a seguito la nuova chiesa venne ristrutturata più volte, ampliata e rimaneggiata all’interno ed all’esterno, fino ad arrivare all’ultimo intervento dei primi del ‘900. 

Ad oggi, questo edificio è chiuso da quasi mezzo secolo, abbandonato a se stesso, ferito da profonde crepe che attraversano da parte a parte le possenti mura. Per accedere si devono salire 4 scalini malfermi, coperti di erba e difficili persino da vedere. Sull’esterno si arrampica una folta edera, che ha fatto suo tutto il lato a nord e pian piano si sta impossessando anche della facciata, mentre al suo interno le uniche fedeli presenze sono i piccioni che numerosi entrano dai finestroni rotti, portando sporco e guano sul pavimento. 

Aprendo il portone in legno logorato dal tempo, ci troviamo davanti una scena di desolante e suggestivo abbandono: nell’ampia e ancora maestosa navata si allineano poche file di banchi, come in attesa di fedeli che non arriveranno mai più, la polvere a mezz'aria  cattura ed evidenzia i raggi del sole che entrano dalle finestre laterali. Le pareti scrostate sono interamente spoglie, non un affresco o un quadro: restano solo i ganci a cui le cornici erano appese. Nei punti dove l’intonaco si è staccato, emergono i mattoni vivi, che si presentano molto più grandi rispetto alle dimensioni di quelli usati solitamente nel nostro territorio. Probabilmente furono commissionati e realizzati lontano da qui. Nel presbiterio, separato dalla navata da una balaustra lignea, non esiste più l’altare, resta solo il predellino a tre gradini su cui era inserito. Nemmeno le acquasantiere sono rimaste al loro posto: nelle colonne restano solo gli spazi dove erano alloggiate. Eppure è ancora bella, questa chiesa -o quello che ne resta- nonostante il tempo e l’abbandono non siano stati clementi con queste mura.  

Una storia che si perde in un passato remoto 

Quella di Pieve Gurata è dunque una delle parrocchie rurali più antiche del cremonese e la torre campanaria di cui si diceva sopra risale addirittura al 1164. Potrebbe in realtà essere sorta anche prima di quella data, con la funzione di torre di avvistamento, trovandosi sull’antica direttrice che da Cremona portava verso il casalasco, all’interno della centuriazione romana ed in corrispondenza dell’intersezione tra un cardo ed un decumano, quindi in un punto assolutamente strategico. 

Questa ipotesi trova un avallo nella somiglianza con la torre campanaria della Chiesa Vecchia di Scandolara Ravara, anch’essa costruita su un precedente torrione di avvistamento, simile nella forma ampia e squadrata e nella presenza di numerose feritoie sulle sue pareti, segnale che sulla torre si saliva spesso ed era quindi necessario che le scale interne ricevessero luce. 

Anche il fatto che ancora oggi questo luogo sia circondato da una muraglia potrebbe far supporre che già in origine fosse in realtà una zona circoscritta, se non addirittura fortificata.

Uscendo però dal campo delle ipotesi, quello che noi sappiamo per certo oggi è che nel 1164 una chiesa ed un campanile sono presenti in questo luogo. 

Ma esistono documenti ancora più antichi - e parliamo dei primi anni del 1000- che già citavano la presenza di una pieve in zona: in una cartula offersionis (un atto di donazione) datato 23 Marzo 1013, tale Lanfranco di Scandolara e i suoi figli donavano al vescovo di Cremona Landolfo terre e beni situati «in plebe sancti Petri in locis Cingle [...], non longe a castro Videxeto» (L. ASTEGIANO, Codice diplomatico cremonese, vol. I). In questo documento si parla per certo di Vidiceto (altra frazione di origine romana, a poca distanza da Pieve Gurata) e naturalmente della Pieve dedicata a San Pietro. Insomma, origini antichissime per la chiesa e la torre. Oggi di queste antiche mura, resta solo la torre campanaria, rimodellata in parte nel tempo, ma ancora conforme alle sue sembianze originali. Della chiesa invece, sappiamo che dalla fine del XVI secolo subì modifiche radicali, perdendo le sue sembianze originali. Si trova traccia della sua foggia originaria in un documento che attesta -nel 1599- la visita del vescovo Speciano, ma da lì in avanti la chiesa venne più volte risistemata e ristrutturata secondo gli stili dell’epoca. All’interno su alcune porzioni di muro si possono vedere le diverse stratificazioni dei colori degli affreschi e delle decorazioni che nel tempo sono andate a sovrapporsi.

Passarono i secoli e tutto il territorio seguì le vicende di Cremona. Nel frattempo Pieve Gurata iniziò a perdere importanza mentre Cingia de’ Botti diventava sempre più popolosa, tanto che nel 1868 divenne il capoluogo e Pieve Gurata con Vidiceto  e Ca’ de’ Corti furono aggregate. In questo nuovo contesto la chiesa di S. Pietro non era più sufficiente ad accogliere tutti i fedeli, sia per le dimensioni che per il fatto di essere ‘fuori mano' rispetto al centro abitato. Nel 1906 quindi fu consacrata la nuova chiesa di Cingia, dedicata ai Santi Pietro e Giovanni; la pieve da allora iniziò a perdere importanza, sempre meno frequentata e sempre meno curata finché negli anni ‘80, con un altro secolo sulle spalle e tanti segni del tempo sempre più evidenti, venne definitivamente chiusa e lasciata a se stessa, all’ombra di quella torre che da sempre la affianca come un vecchio amico. 

Michela Garatti


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commenti


Vincenzo Montuori

21 aprile 2024 16:39

Proprio alcuni giorni fa ho fatto un servizio su questa chiesa abbandonata

Vacchelli Rosella

21 aprile 2024 23:08

Oggi si abbandonano al loro destino monumenti che ci documentano un passato lontano che è la storia dalla quale veniamo e si finanziano in aperta campagna ciclabili per improbabili ciclisti con l'unico risultato certo di togliere spazio al verde con tracciati di cemento.

enzo

22 aprile 2024 09:21

Perchè dove lei scrive non riesce ad evitare la sua goccia di veleno? Che c'entrano le ciclabili (frequentate da non improbabili ciclisti) con l'abbandono di monumenti d'arte e di storia? Forse farebbe bene anche a lei tornare a cavallo della sua vecchia bici...

Annio

22 aprile 2024 07:31

Complimenti per il bellissimo servizio

Elena

22 aprile 2024 08:47

Veramente bella. Il campanile richiama un po' il Torrazzo. Si spendono chiacchiere e soldi per restaurare cose che non valgono una cicca e poi si lasciano andare opere veramente considerevoli. Questo dappertutto soprattutto a Firenze