9 gennaio 2023

Ciak, si gira. Quando Ripalta Guerina nel 1955 fece da sfondo alle vicende de "Gli sbandati" di Maselli con Lucia Bosé, uno dei cento film da salvare (14)

Tra i cento film italiani dal salvare, un elenco costituito nel 2008, ve n’è uno girato interamente a Ripalta Guerina, che rappresenta sicuramente la prima location cremonese scelta per un lungometraggio di importanza nazionale. Il film è “Gli sbandati” diretto nel 1955 da Francesco Maselli, quando il regista aveva appena 23 anni, considerato uno dei migliori film italiani sulla Seconda guerra mondiale, assieme ad altri grandissimi titoli come Germania anno zero ed il capolavoro Roma città aperta, entrambi diretti da Roberto Rossellini. Film di matrice neorealista, narra la storia della contessa Luisa, interpretata da Isa Miranda, e suo figlio Andrea (Jean-Pierre Mocky) che nell’estate del 1943 lasciano Milano per sfuggire ai bombardamenti e si ritirano nella loro villa di campagna, dove ospitano due coetanei di Andrea, il cugino Carlo (Antonio De Teffè), figlio di un gerarca ascista fuggito in Svizzera, e l'amico Ferruccio (Leonardo Botta), figlio di un ufficiale dell'esercito impegnato in guerra.

I tre giovani passano così il tempo nel dolce far niente, prendendo il sole lungo il fiume, solo vagamente consapevoli del conflitto in corso, grazie alle trasmissioni di Radio Londra. Cominciano a prendere coscienza della gravità della situazione quando giungono degli sfollati dalla città e Andrea, per debolezza e non per solidarietà, è costretto ad accettare di ospitarne alcuni nella villa, con la contrarietà di sua madre.

Fra gli sfollati c'è la giovane operaia Lucia (Lucia Bosé), di cui Andrea si innamora e grazie alla quale finalmente esce dal suo mondo dorato per affrontare la tragica realtà che li circonda e assumersi delle responsabilità. In assenza della madre, a cui è legato da un rapporto morboso e verso la quale è in completa soggezione, sembra maturare e, quando in paese giungono dei soldati italiani, sfuggiti a un convoglio tedesco che li stava portando ai campi di lavoro, trova il coraggio di nasconderli nella villa, appoggiato da Carlo e Lucia. Ma Ferruccio racconta quanto sta succedendo alle vecchie autorità fasciste del paese, che informano i tedeschi.

Scoperta la delazione del ragazzo, i soldati fuggiaschi fuggono in camion verso le montagne ed i partigiani Lucia, Carlo e Andrea dovrebbero andare con loro, ma l'arrivo della contessa, accompagnata da un ufficiale tedesco, spegne tutta l'intraprendenza dell'ultimo, ora di fronte a un bivio, ma che accetta codardamente di rimanere con lei ed abbandonare i compagni al loro destino.

Mentre tuttavia si allontana, al sicuro, in auto, Andrea vede i soldati tedeschi perquisire la villa e si pente immediatamente scoppiando a piangere, mentre intanto sente dei colpi di arma da fuoco e capisce, con disperazione, che la forte partigiana, che si scopre essere anche ebrea, Lucia è stata uccisa. «Mi sono schierato dalla parte sbagliata…» sussurra prima che si chiuda la scena.

Il film si presenta sotto spoglie neorealiste, alla maniera di Rossellini; tuttavia, a differenza di quest’ultimo, il regista Maselli tenta di superare l’estetica del mero “documento umano” per approdare a un’indagine psicologica più complessa e sfaccettata; in questo processo si avvicina, ed è evidente soprattutto nella prima metà del film, allo studio che Moravia fa della psicologia di classe ne “Gli indifferenti”, di cui il film sembra ricalcarne il titolo. Ne Gli sbandati vengono rappresentate le conseguenze psicologiche che la situazione emergenziale postbellica causò a entrambe le classi sociali, ponendo l’accento sul peso molto diverso del sacrificio umano e materiale richiesto all’uno e all’altro ceto.

Maselli girò gran parte del film a Ripalta Guerina. Le scene degli interni della villa vennero girate nell’elegante Villa Toscanini, in via XXV Aprile 33. Altre scene vennero catturate per le vie di Ripalta, tra le sue botteghe e le osterie, e nella generica campagna di Ripalta.

All’inizio del film il protagonista inforca la bicicletta e in compagnia di altri due personaggi raggiunge la piazza centrale di Riparta Guerina. Nella scena è inquadrata la Parrocchia di San Gottardo Vescovo in Piazza Trento 7, davanti al Municipio; qui Andrea si presenta, richiamato dal Podestà, in rappresentanza della famiglia per dare un contributo per gestire la situazione degli sfollati.

Nella scena successiva, Andrea esce dagli uffici comunali e si imbatte in una scazzottata tra un fattore e il suo ex bracciante nella piazza centrale, gremita di gente concitata. Si può intravedere l’insegna di una “Trattoria dello Sport” in quella che oggi è via Tronca 3.

La piazza si vede ancora e con maggiore ricchezza di dettagli, dove possiamo scorgere l’insegna di una generica “Osteria” e delle scritte fasciste sui muri, a contestualizzarne ulteriormente il periodo. La macchia verde e le rive polverose del fiume che si vedono a più riprese sono riferibili al percorso del Fiume Serio, che con la sua riserva naturale lambisce il confine est di Ripalta. Durante il film vengono inoltre citati i nomi di Crema, Montodine, Rovereto, Ripalta Nuova e Trescore [Cremasco].

Il film venne presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ottenne una menzione speciale. Nel 2008 fu poi annoverato tra i 100 film italiani da salvare per il contributo dato al processo di formazione di una memoria collettiva nazionale, in particolare degli eventi riferiti durante l’arco temporale tra il 1942 e il 1978. La Villa Toscanini utilizzata come residenza della Contessa deve il suo nome al musicista Arturo Toscanini. La dimora risale infatti alla prima metà del ‘700 ed è nota per essere stata la residenza estiva del Maestro.

 

 

 

Fabrizio Loffi


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