Il Borgo più cinematografico del Granducato del Tortello? E' Moscazzano con due film girati da quelle parti
Grazie alla pagina social "Turismo a Crema", beh... abbiamo appreso che Moscazzano, Borgo cremasco del Granducato, inesistente, ma non troppo, del Tortello, non è famoso solo per i suoi Tortelli Cremaschi, buoni e cinematografici, grazie a una comparsata, geniale, nel film Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino. E' già, è emerso infatti che Call me by your name non è stato il primo film a tematica lgbtq+ girato nel territorio moscazzanese. Quasi dieci anni prima Mirko Locatelli, mettendo insieme con le sue sole forze una produzione indipendente, affrontava la vicenda di Valerio, un adolescente gay costretto a crescere nel contesto ostile della provincia, luogo assai lontano dall'ovattata e idillica serenità rappresentata nel film di Guadagnino. Ne Il primo giorno d'inverno Valerio, 17 anni, è un outsider che annaspa tra le difficoltà di gestire la vita scolastica, i rapporti con i coetanei, le aspettative che la società ripone su di lui. Stempera la pressione del bullismo meschino al quale lo sottopongono i compagni di corso librandosi nell'acqua al cloro della piscina. Un giorno gli si presenta l'occasione di vendicarsi dei soprusi; Valerio decide di coglierla, ma si muove con impaccio in mezzo a strumenti che non sono suoi, quelli dell'odio e del ricatto, e si apparecchia inconsapevolmente un epilogo doloroso. Il film è stato interamente girato nella brumosa ed evocativa campagna di Moscazzano per gli esterni e a Milano per gli interni. Sulle strade in terra battuta cremasche Valerio scorrazza con il motorino un po' acciaccato del nonno; in uno di questi viaggi, sullo sfondo si intravede un edificio che ricorda, per architettura, un santuario di campagna. Si tratta della Madonna dei Prati una cappella posta appena fuori dall'abitato di Moscazzano, che presenta al suo interno una ricchezza artistica distintiva, tra cui un'antica immagine della Madonna col Bambino e due angeli, pregevole raffigurazione del Quattrocento lombardo. Dopo aver visitato il santuario, è consigliato procedere verso il centro abitato e di gironzolare per le vie capillari, immerso in uno degli scenari più particolari della campagna cremasca: un saliscendi continuo e intricato, tra viuzze che sembrano essersi conservate uguali nei secoli e casolari diroccati, simboli di uno stile di vita rustica e malinconica. Prima di lasciare Moscazzano, è consigliabile un passaggio in uno degli agriturismi più particolari del Cremasco, il Chioso di Sotto, in gestione alla famiglia Bertesago, ricavato dalla ristrutturazione di una cascina dei primi anni dell'800. L'agriturismo offre 8 camere da letto, oltre che un ristorante che si snoda in due sale peculiari ricavate dagli spazi rispettivamente di un vero silos e di un vero fienile.
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