Gli antichi voltoni, luoghi della memoria medievale della città trasformati in centraline di telefonia e orinatoi umani e animali
Ombreggiati, discreti, misteriosi, gli antichi voltoni del centro storico sono sempre stati utilizzati per funzioni decisamente poco nobili. E forse è questo il motivo per cui, anche oggi, in virtù della loro relativa marginalità, sono considerati elementi urbani di serie B. Accade così che lo storico voltone di via dei Rustici venga letteralmente assediato dalle ingombranti ed antiestetiche cassette per la telefonia, col relativo corredo di fili elettrici e prese, già oggetto di polemiche in altre zone più artisticamente degne di nota. In altri casi a farla da padrone sono incomprensibili ed antiestetici graffiti difficilmente interpretabili, cartelli stradali ed indicazioni posizionati alla bell’e meglio, muffa e, purtroppo, anche l’acre odore delle deiezioni animali ed umane.
Una delle antiche funzioni dei voltoni, infatti, era proprio quella di essere destinati ad orinatoio, come nel caso di vicolo Lanterna, oggi via Tinti, tra via Ugolani Dati e Via Cazzaniga, peraltro uno dei più conservati. L’ultimo vespasiano della città in calcestruzzo armato era poi collocato in prossimità del voltone di vicolo Lanaioli. Lo si può notare ancora in vecchie fotografie risalenti al momento in cui vennero demoliti gli edifici accanto per costruirvi il palazzo della Corporazioni, oggi Camera di Commercio. In altre città come Ferrara, senza voler forzare un paragone azzardato, gli antichi voltoni di via delle Volte sono stati valorizzati in un percorso turistico, e non è un caso che via Porta Marzia sia uno degli angoli più fotografati di Cremona, dove si può gustare ancora il sapore medievale dell’antico quartiere all’ombra della Cattedrale. Solitamente erano proprio le esigenze commerciali, quando non quelle difensive, a favorire la nascita dei voltoni. E’ il caso proprio del quartiere di fianco al Duomo, con vicolo Pertusio e vicolo Bordigallo, zone di forte densità abitativa anche in passato, dove nel XV secolo era presente uno dei quattro insediamenti ebraici cremonesi, e si costruiva anche sulle antiche strettoie medievali.
In altri casi erano le ragioni difensive che suggerivano di chiudere le strette vie della città, come è il caso delle stradine che sbucano su corso Garibaldi e via Palestro, spesso affiancate da una torre, come è il caso di quella dei Torresani, ancor oggi presente su corso Garibaldi. Basta ricordare che via Goito era un tempo chiamata Contrada della Portazza. Una ragione in più, dunque, per preservare e tutelare maggiormente i nostri voltoni, ultime vestigia di una città scomparsa, senza lasciare che diventino ricettacoli di sporcizia, sciattezza e sudiciume.
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commenti
Pasquino
5 luglio 2021 17:14
Ma cosa c'è da aspettarsi da una simile amministrazione ?
Luca
6 luglio 2021 09:25
Ma la torre sul corso Garibaldi non è Torresini?
Michele de Crecchio
6 luglio 2021 20:41
Incredibile, su queste delicate tematiche, l'assoluta inerzia comunale. Mi rifiuto di credere che le commissioni e gli uffici istituzionalmente preposti da sempre alla tutela del decoro urbano abbiano, come sembrerebbe, ormai alzato "bandiera bianca"!