5 marzo 2023

Ciak, si gira. Nella rocca sforzesca di Soncino la stanza dei ricordi di Giovanni delle Bande Nere nel "Mestiere delle armi" di Ermanno Olmi (20)

La rocca sforzesca di Soncino è stata location, tra le altre, anche del film “Il mestiere delle armi” di Ermanno Olmi, presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2001 e vincitore di molti premi, tra cui nove David di Donatello, tre Nastri d’Argento e due Globo d’oro. Narra degli ultimi giorni di vita del condottiero Giovanni delle Bande Nere, pseudonimo di Ludovico di Giovanni De' Medici, un soldato di ventura italiano al servizio dello Stato Pontificio durante le guerre d'Italia nella prima metà del XVI secolo.

Nel 1526 le armate lanzichenecche di Carlo V, scendono attraverso l'Italia per minacciare lo Stato pontificio, che è difeso dal leggendario Joanni de' Medici, noto come Giovanni delle bande nere. L'eroe è tradito dal duca di Ferrara, che omaggia il generale Frundsberg di quattro cannoni modernissimi, capaci di condizionare una battaglia. Giovanni viene ferito proprio da uno dei cannoni, a una gamba. La cancrena avanza, le cure sono inutili e il generale pontificio muore. La fase della sofferenza di Joanni è la parte migliore del film. Nelle campagne intorno a Mantova un gentiluomo, inviato dal generale Della Rovere duca d'Urbino, porta la notizia al marchese Gonzaga: "Messer Giovanni de' Medici è stato colpito da una botta di falconetto in una gamba". Vengono approntate cure immediate, ma ben presto risulta evidente che non è possibile fermare la lenta agonia di Giovanni: quattro giorni, e poi la morte quando è "l'ultimo de novembre 1526". Giovanni ha 28 anni. Mentre si preparano i funerali, a ritroso vengono ripercorsi gli avvenimenti più recenti. Ecco dunque Giovanni nel suo ruolo di capitano dell'armata pontificia intenta alla campagna contro i Lanzichenecchi di Carlo V. L'obiettivo dell'armata è di impedire al nemico di passare il Po, in caso contrario, dopo quell'ostacolo, la strada per Roma sarebbe spianata. Il marchese Gonzaga, duca di Mantova, si è impegnato con Papa Clemente VII e la Serenissima di Venezia a collaborare per contrastare l'avanzata degli Alemanni. Ma, per propria convenienza, appena può offre riparo al Generale Frundsberg e ai suoi uomini. Anche Alfonso d'Este, duca di Ferrara, all'ultimo momento cede alle convenienti offerte di Carlo V e in più, per mostrargli gratitudine, fornisce in segreto alle truppe tedesche quattro esemplari di uno strumento nuovissimo: il falconetto affustato su ruote, ossia una 'bombarda con palla da due libbre'. Nella notte del 23 novembre Giovanni apprende che la guarnigione tedesca ha trovato riparo presso il Serraglio di Mantova. Il giorno dopo l'imbarcazione con i falconetti attracca sulla riva mantovana. I fanti tedeschi si dispongono in posizione. Comincia a nevicare e tutti pensano ad una sospensione dei combattimenti. Giovanni però vuole vedere in faccia il generale nemico, e ordina di prepararsi. Nelle ombre della notte riconosce Frundsberg, anziano e malato. I due si salutano, poi Giovanni dà il segnale d'attacco. Quasi subito le bocche da fuoco cominciano a sparare. Resosi conto del tradimento, Giovanni capisce che la battaglia è impari, e quando viene colpito alla gamba deve ritirarsi. Ed ecco di nuovo il letto, l'agonia, la morte. Intanto i Lanzichenecchi attraversano l'Italia e arrivano a Roma. Nel 1572 la città del Papa viene completamente devastata.

Girato in parte degli esterni in Bulgaria, in un piccolo paese vicino a Pleven - Dubovan, il film mostra, nelle scene iniziali e finali, la stessa location, ovvero la Basilica di Sant’Andrea a Mantova dove viene esposto il corpo di Giovanni delle Bande Nere. Il marchese di Mantova Federico II Gonzaga è intenzionato ad evitare la guerra sui suoi territori, per questa ragione lascia transitare i lanzichenecchi attraverso la porta fortificata di Curtatone, che è in realtà quella della Rocca Sforzesca di Soncino, in via Guglielmo Marconi, la stessa da cui poco dopo sarà negato l’accesso alle truppe pontifice. La residenza di Federico II è invece il Palazzo Ducale di Mantova, nel cui Cortile della Cavallerizza Giovanni ferito sogna di partecipare ad una giostra. Sempre a Mantova, nell’antica contrada del Cervo, la Casa della Beata Osanna Andreasi è la dimora della sua amante. Dopo il ferimento, Giovanni viene trasportato a Mantova nel palazzo di proprietà di Aloisio Gonzaga, che altri non è che Palazzo Barbò a Torre Pallavicina (BG), dove, in una sontuosa sala affrescata a grottesche, viene allestito il suo capezzale. La Rocca Sforzesca di Soncino è utilizzata diverse volte in scene di esterno (soldati a cavallo). In particolare si riconosce il Rivellino e il ponte di Soccorso: il ponte levatoio che li congiunge viene sollevato e abbassato più volte.
Anche la stanza del focolare, color ocra, compare spesso: il focolare dell'infanzia che Giovanni ricorda prima di morire. La stanza si trova nella Torre del Capitano della Rocca. Semplice e suggestiva, con la sua finestra con sedili, fu riaffrescata nell'occasione. Questo spiega le leggere differenze rispetto a quando fu ripresa nel "Marco Visconti", sceneggiato RAI del 1975, con le scene armate notturne della 4a puntata.

Fabrizio Loffi


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