Successo per Magma Musica a Pieve San Giacomo
In una chiesa gremita si è esibita a Pieve San Giacomo, sabato 23 Marzo, l’orchestra d’archi MAGMA musica. Il gruppo ha rinnovato l’appuntamento con la comunità pievese, che, grazie al sostegno dell’amministrazione comunale e della parrocchia, ha accolto il debutto dell’orchestra nell’ottobre del 2023.
In questo nuovo concerto si è avuto modo di apprezzare la crescita dell’orchestra: nelle sue file sono giunti nuovi musicisti animati dalla passione comune per il repertorio per archi, e, grazie al lavoro costante di studio, sono stati presentati nuovi brani, che hanno reso il concerto di sicuro gradimento per il pubblico.
L’elevazione spirituale che ha accompagnato la parte musicale, introdotta dalle parole di don Federico Celini, ha voluto accompagnare i presenti a una riflessione sul senso dell’attesa della Pasqua: le note della Sinfonia al Santo Sepolcro di Antonio Vivaldi hanno sottolineato la cupezza e lo sgomento che precedono il giorno festoso della Resurrezione; l’orchestra ha restituito la partitura vivaldiana mettendo in risalto i sapienti contrappunti, e dimostrando una sensibile maturazione nell’assieme e nelle scelte interpretative.
Il clima del tempo liturgico è stato segnato anche dagli estratti proposti con la presenza del giovane soprano lodigiano Valentina Brianti: le due arie tratte dallo Stabat Mater, capolavoro di Giovanni Battista Pergolesi, “Cujus animam gementem” e “Vidit suum dulcem natum”, e il celeberrrimo Lamento di Didone, tratto dall’opera “Didone ed Enea” di Purcell, introdotta dalla frizzante Overture orchestrale.
Brianti ha mostrato un timbro limpido e potente nei registri acuti, intonazione senza sbavature e una presenza scenica e interpretativa notevole, a dispetto della giovane età.
Hanno completato il programma la Serenata per archi dell’autore ungherese Gyula Beliczay, un brano che meriterebbe di comparire più spesso nelle programmazioni, che ha permesso all’orchestra di mettere in evidenza la compattezza dell’assieme e la padronanza del fraseggio, lussureggiante nelle sue sfaccettature melodiche tardo romantiche.
In chiusura una rarità del repertorio novecentesco, il Notturno e Fuga di Franco Margola. Un dittico affascinante e misterioso, opera di un grande compositore italiano la cui memoria andrebbe maggiormente coltivata nelle aule dei Conservatori nostrani.
L’orchestra si è abilmente districata tra le insidie della scrittura modale e le complessità ritmiche presenti nella partitura, dimostrando una crescita che fa ben sperare per il futuro del gruppo cremonese. Vivo apprezzamento del pubblico, segno che la scelta di proporre iniziative culturali di un certo tipo anche nei piccoli centri è una sfida vincente e un modo proficuo di coltivare le relazioni e la qualità della vita.
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