175 anni fa il Po veniva dichiarato "fiume nazionale". Ecco come ci si arrivò. Era il 1849 al tempo della Repubblica Romana
Centosettantacinque anni fa il Po veniva dichiarato “fiume nazionale”. Era il 1849, al tempo della Repubblica Romana che segnò il più alto momento del nostro Risorgimento. Sotto l’impulso e la tensione ideale di Giuseppe Mazzini, vi accorse la migliore gioventù del tempo e la sostennero personaggi che ne furono i protagonisti: da Cristina di Belgioso e Goffredo Mameli, da Giuseppe Garibaldi a Giuseppe Verdi. Fu una lotta accanita ed eroica per una Repubblica che fu il più avanzato esperimento di democrazia “pura”; modello per tutta l’Europa di allora e modello anche per la nostra Costituzione del 1948. Andandosi a rileggere “Il popolo romano e la Repubblica del 1849 – I quaderni de Le città – Suppl. a: Le città, 1989, n. 2” ecco che emerge che il Potere esecutivo della Repubblica notificà, l’Assemblea costituente, nella tornata del giorno 12 aprile 1849, con questo decreto: “Il fiume Po è dichiarato fiume nazionale”. Firmato: Mazzini, Saffi, Armellini. Il manifesto della Repubblica Romana del 1849 venne affisso, come di consuetudine per i decreti dell’Assemblea, sui muri di Roma e delle province dell’ ex Stato pontificio. A Genova, il generale La Marmora si preparava a soffocare la rivolta alla guida delle truppe piemontesi; il generale Avezzana, anche lui piemontese, ma dalla parte dei repubblicani, chiamava a raccolta i volontari. A Vienna imperava la carestia, giacché gran parte delle vettovaglie venivano destinate ai soldati: in Isvizzera veniva richiesto il riconoscimento della Repubblica romana; Radetzky rifiutava di trattare con Carlo Alberto, mentre stavano per riprendere le relazioni diplomatiche tra Spagna e Inghilterra. In tutta Europa aleggiava ancora l’atmosfera di lotte, di speranze e di delusioni,formatasi nel 1848. L’Assemblea Costituente si aprì quel giorno con la richiesta del presidente di ospitare sui banchi vuoti i concorrenti a un posto di stenografo; poi iniziò l’esame del bilancio preventivo del ministero dei Lavori pubblici, presentato dal ministro Mattia Montecchi, mazziniano condannato nel ’44 all’ergastolo dal Tribunale Pontificio e poi amnistiato. Dopo la manutenzione delle strade si passò al Titolo III: manutenzione dei fiumi. Il cittadino Carlo Bonaparte, principe di Canino, rappresentante del Viterbese e figlio del fratello di Napoleone, invitò con una interruzione a una discussione spedita: “Avanti, avanti, fino al Po!”. Intervenne quindi il rappresentante di Ferrara, Costabili con queste parole: “La provincia ferrarese più e più volte ricorse ai pontefici perché il fiume Po venisse dichiarato nazionale. Ne ebbe sempre belle parole, lusinghiere promesse, ma le ingenti spese per la conservazione della navigazione nel suo alveo e quindi sul mantenimento degli argini, non furono mai dichiarate nazionali. Il Po riguardo al dominio della romana Repubblica, oltre che convogliare tutte le acque dei fiumi e dei torrenti che scendono dall’alta Italia, serve al duplice ufficio di una importantissima e attiva navigazione a vantaggio dello Stato nostro, e di una linea, disgraziatamente ancora, di confine col Lombardo-Veneto”. E proseguì chiedendo “che il Po, come il Tevere, sia dichiarato fiume nazionale”. Prese quindi la parola Carlo Bonaparte che avvertì come il problema economico e finanziario fosse anche politico dicendo: “Cittadino presidente, vorrei che non fosse atto di giustizia il dichiarare l’italianissimo Po fiume nazionale; vorrei che fosse un atto di semplice riconoscenza verso la generosa Ferrara. ‘ …’ L’ora di questa gran giustizia è suonata, e spero non esitiate un istante a decretare questo nuovo segno di simpatia alla martire dell’ indipendenza italiana, alla città di Ferrara ‘ …’ Vorreste perpetrare l’aristocrazia anche nei fiumi? Ebbene, aristocraticamente parlando, il Po può sostenere le proprie glorie. Ne domando perdono al padre Tevere, al biondo Tevere, che come tanti altri magnati ha usurpato il primato! Se esso è il fiume Re, il Po è il Re dei fiumi. Per meriti democratici poi se il Tevere può vantare quello non piccolo di aver sommerso un Re; il Po seppelliva nelle sue onde il primo tra gli orgogliosi, tremendo esempio a gl’imperiti condottieri di nazioni….”. Due deputati, Berti e Salvatori, avanzando obiezioni tecniche e finanziarie chiesero che la questione fosse rinviata alle Sezioni (le odierne Commissioni) per un ulteriore studio. Bonaparte polemizzò duramente e si rivolse al suo collega della delegazione di Viterbo chiamandolo ironicamente “ingegnere”, tra le proteste della destra. Presentò poi una risoluzione per la quale il deputato di Roma Cernuschi chiese un miglioramento nella formulazione. Il Bonaparte si definì “indegno redattore” e pregò l’insùbrico deputato di Roma a formularla con la chiarezza che lo distingueva. La risoluzione, riformulata, venne finalmente approvata all’unanimità e vennero stanziati 67.813 scudi lasciando al ministero di valutare se nel complesso di tale somma fossero compresi lavori di interesse provinciale. Sorprende, come in una Repubblica assediata da eserciti stranieri e durata poco più di sei mesi, potere esecutivo e legislativo agissero come se avessero di fronte i decenni e come questioni amministrative e ideali s’intrecciassero. A proposito di quella pagina di storia è anche doveroso ricordare, tra i caduti della difesa di Roma del 1849, i cremonesi Domenico Bresciani di Cremona, Carlo Fantini di Casalmaggiore, Girolamo Gambi di Crema, Giuseppe Giovannini di Cremona, Luigi Pedroni di Cremnona, Bartolomeo Rasnesi di Sospiro e Giuseppe Tresoldi di Rivolta d’Adda. Alla Repubblica Romana del 1849 sarà dedicata, tra l’altro, una conferenza, aperta a tutti, in programma venerdì sera, 13 dicembre, alle 21, nella biblioteca di Busseto della Fondazione Cariparma, nell’ambito de “I Venerdì della Biblioteca”. Relatrice della serata dal titolo “La Repubblica Romana del 1849 alle origini della Repubblica Italiana del 1948: donne e uomini in lotta per la libertà” sarà Cristina Vernizzi, storica del Risorgimento, parmense d’origine, presidente dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano (comitato di Novara – Vco) e presidente anche dell’Associazione Mazziniana Italiana per il Piemonte La serata è promossa in collaborazione tra Ami sezione di Torino e Piemonte e Anpi di Busseto.
Eremita del Po
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