1973, quando Norman Barzman, sceneggiatrice di Hollywood dei film di John Wayne e Kirk Douglas venne ricoverata all'ospedale di Cremona e lodò l'assistenza e la struttura (essenziale ma efficiente)
La prima mail mi fa rimbalzare come una pallina da tennis. L'assistente, o segretaria, di Norma Barzman mi risponde con un messaggio chiaro e limpido: la signora Barzman riceve – o si fa intervistare - solo tramite accredito, la ringraziamo e le auguriamo una buona giornata.
Niente da dire o da fare, rimbalzato al mittente senza possibilità d'appello, del resto quella era Hollywood e la mail che avevo inviato per poter interloquire con Norma avere era arrivata in uno studio dentro la sua enorme villa a Bel Air, il quartiere “dei sogni e del cinema” dove la Barzman viveva, verosimilmente a fianco di qualche regista, attore o produttore tra i più famosi al mondo quando non era impegnata a divertirsi a Malibu.
L'assistente, che fungeva da filtro verso i rompiscatole cremonesi in maniera feroce ed efficace, faceva soltanto il suo lavoro, di Marco Bragazzi e di Cremona – anche giustamente – non gliene poteva fregare di meno, per cui aveva speso quei 20 secondi per rispondermi perché, magari davanti alla scrivania, aveva qualche famoso attore o regista che doveva incontrare Norma. Il mondo dorato del cinema, per coloro che ci credono, era spietato per cui l'articolo, di alcuni anni fa, avrei dovuto scriverlo con quello che avevo in mano, un libro e molti riferimenti trovati in rete.
Il libro che la sceneggiatrice di Hollywood aveva scritto, in maniera autobiografica, era del 2006 e aveva come titolo “The End of Romance - A Memoir of Love, Sex, and the Mystery of the Violin”, ovvero La fine del Romanticismo – Un ricordo sull'amore, sesso e il mistero dei violino - e, in pratica, raccontava la fuga d'amore di Norma Barzman con il suo amante, fuga avvenuta realmente intorno al 1973 con destinazione Cremona e Venezia.
Niente da dire sul contenuto dell'opera; sesso, amore e il violino; se le i primi due vocaboli sono comuni a molti scritti il terzo cambiava gli equilibri, dato che quella fuga aveva portato Norma e il suo amante a Cremona per scoprire la città dell'arte e dei violini, viaggio che non avrebbe più dimenticato per il resto dei suoi giorni tanto da dedicargli un libro. Dopo aver scritto l'articolo passano due settimane e, nella casella mail, trovo un messaggio che si apre con “Dear Marco”, era Norma Barzman a scrivermi la quale, parcheggiata l'assistente crudele e refrattaria verso i cittadini cremonesi ma non solo, era stata informata di aver ricevuto una mail da Cremona, mail alla quale aveva deciso di rispondere di persona per raccontare la sua esperienza in città.
E' strano discutere via mail con una persona di 90 anni che aveva lavorato e frequentato regolarmente John Wayne, Kirk Douglas, Marylin Monroe e Ursula Andress e che, dopo la sua fuga in Europa per sfuggire al maccartismo che regnava nella Hollywood del primo dopoguerra, si ritrovava in casa Pablo Picasso, Alec Guinness o Grucho Marx, strano perché ciò che ci accumunava era la solo città che lei aveva visitato e nella quale io vivevo.
Norma mi racconta della sua Cremona, mi scrive – e lo inserisce anche nel libro - di Elia Santoro, il “cicerone” di quella coppia in fuga da tutto e tutti prima di tornare a Hollywood e alla loro vita quotidiana. Ripassando mentalmente quella mail, che ormai ha quasi 10 anni, non mi colpì l'episodio che costrinse Norma a correre verso l'ospedale Maggiore in una serata “di nebbia senza fine”.
Siamo all'inizio del 1973, il nosocomio di Cremona è una struttura nuova, forse ancora da mettere a punto in ogni suo angolo; Norma sta poco bene arriva in macchina lungo la via Giuseppina che, come mi scrisse, era un nome che la faceva sorridere dato che era dedicata all'Imperatore Giuseppe II ma, potere della lingua italiana, in versione femminile. Sbaglia strada e non trova il parcheggio ma alla fine arriva al pronto soccorso, dopo una visita verrà ricoverata per una notte. Non sono a conoscenza di cosa le accadde, forse la sua cartella sarà ancora negli archivi della struttura ma quello che, oggi, mi colpisce di più è di come una delle sceneggiatrici più importanti di Hollywood abbia vissuto la sua esperienza sanitaria a Cremona. La Barzman ha vissuto praticamente tutta la sua vita in un mondo dorato dove gli ospedali erano tra quelli considerati migliori al mondo, aveva le conoscenze e le possibilità per poter accedere in tempi immediati a qualsiasi servizio sanitario di qualsiasi livello; ricca, famosa e con amicizie tra le più potenti aveva un ricordo splendido dell'ospedale di Cremona. Se a Bel Air gli ospedali forse avevano laghetti con le carpe koi, il cinema o corsi di ikebana all'ombra del Torrazzo la sceneggiatrice aveva trovato personale disponibile e preparato, magari la struttura non era avanzatissima come i migliori nosocomi americani ma, come mi scrisse, aveva persone che pensavano a curare nel miglior modo possibile.
Un medico e una infermiera che parlavano bene l'inglese e che le spiegavano quale era il problema, l'attenzione per una persona che, di certo, nessuno aveva riconosciuto ma che era un paziente con bisogno di cure mediche come tutti coloro che avevano varcato la porta del pronto soccorso quella notte. Forse questa è l'essenza di un ospedale, un percorso lontano dai fasti di luci stroboscopiche e laghi artificiali dove praticare windsurf, dove le persone e i professionisti che ci lavorano sono l'albume e il tuorlo di un uovo che, magari, non ha un bellissimo guscio ma che funziona nel miglior modo possibile per il bene di coloro che ne hanno bisogno. E' la semplicità di una struttura che non deve ricordare quella Hollywood dove Norma viveva e lavorava, ma dotata di quel valore aggiunto che vede nelle cure e nei pazienti l'impegno di centinaia di persone. Non sempre le cose vanno bene, ci mancherebbe, ma slegare una struttura fondamentale dal territorio è la rottura di un equilibrio che andrebbe sempre mantenuto.
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commenti
Enzo Rangognini
16 gennaio 2024 09:35
Efficacissimo l'articolo di Bragazzi con la testimonianza di un personaggio della Hollywood di 50 anni fa, di quanto sia valso per lei il ricorso al nostro Ospedale Maggiore ancora fresco di vernici ma garante di una pronta e efficiente risposta medica. Da girare al nuovo Direttore generale dell'Asst di Cremona, perché rimedi al garbuglio inventato dal predecessore Rossi...