Al Ponchielli "Così fan tutte" raccoglie applausi e consensi. Cast di spessore. Allestimento consacrato dalla storia e direzione con gemme preziose di Federico Maria Sardelli
Bello. Elegante. Classico; raffinato da sempre. L’ allestimento gioioso e prezioso del regista Mario Martone de "Il Così fan tutte ossia La Scuola degli amanti"di Wolfgang Amadeus Mozart (KV 588), fa il pieno di applausi e di consensi al teatro Amilcare Ponchielli. Consacrando così l’ottimo lavoro della Fondazione Teatro San Carlo di Napoli.
Uno spettacolo complessivamente godibile: simbolico ma non intellettualistico. Concepito, in modo formidabile, per gestire i cambi scena imposti dallo spumeggiante libretto di Lorenzo Da Ponte. Del resto, è un consenso che aveva maturato fin dalla sua prima al Teatro San Carlo di Napoli; poi nell’epica rappresentazione a Ferrara quando sul podio dominava il mitologico Claudio Abbado; era mezzo secolo fa. La ripresa fatta da Raffaele Di Florio, per OperaLombardia, ne ha lasciato intatto tutto il suo fascino. Coerenti alla filosofia rappresentativa di Martone le scene firmate da Sergio Tramonti. I costumi di Vera Marzot, ripresi da Rossana Gea Cavallo. E le luci di Pasquale Mari riprese da Gianni Bertoli
Federico Maria Sardelli: maestro concertatore si è immerso in una scrittura orchestrale, comunque, complessa; nonostante l’apparenza semplicità dei tracciati melodici delle arie e di alcuni concertati. Sceglie una lettura precisa. Ordinata. Mette un pizzico di preziosità nel far intervenire il clavicembalo nell’Ouverture, nelle arie e nei concertati. Resuscitando una prassi esecutiva tipicamente mozartiana quando il Salisburghese dirigeva le opere accompagnandole alla tastiera.
Bene l’orchestra dei Pomeriggi Musicali. Non sbaglia praticamente nulla. Fiati, e in particolare gli ottoni, perfetti nell’evoluzioni virtuosistiche come nei passi dolci e cantabili come la serenata del giardino.
Pieni voti a tutto il cast vocale per la recitazione. Curata, In alcuni momenti intensa. Accattivante. Capace di piegarsi agli affetti ‘buffi’ come a quelli più dolorosamente forti dell’opera.
E ora i due terzetti di voci su cui Mozart e Da Ponte costruiscono una trama fatta da leggiadri inganni. Pianti svenevoli. Travestimenti grotteschi. Le due sorelle ‘infedeli’ e la furba e sagace servetta.
Katarina Radovanovic; è stata una splendida Fiordiligi, Voce intensa. In grado di rendere brillanti i passaggi del ‘belcantismo’ italiano come le intensità drammatiche che anticipano di molto i turbamenti romantici. Colori forti ben degni di una donna Elvira dongiovannesca. Le ha fatto da compagna perfetta Mara Gaudenzi nelle vesti di Dorabella. Dolce e perfetta nei momenti dei languori d’amore. Ma altrettanto reattiva e potente nei passaggi ‘tempestosi’ dell’affetto funesto dell’ira. Funambolica e spumeggiante Cristin Arsenova. Timbro gradevolissimo, sospinto da una presenza scenica travolgente. Calata in una parte che chiede agilità vocale e spessore interpretativo.
Poi il terzetto composto dai due amanti ufficiali e tentatori per scommessa e da un cinico filosofo. Davide Peroni un Guglielmo tonante, ma nello stesso adorabile nei duetti e nelle sue arie. Agile e accattivante nel mantenere la scena. Stesso giudizio per Pietro Adaini: Ferrando. Voce chiara. Cristallina ma sempre capace di restare viva e splendente nei passi dove il personaggio si dispera per il tradimento dell’amata. Ultima citazione per Matteo Torcaso: Don Alfonso, il vecchio filosofo; ideatore del ‘gioco delle coppie’. Cinico e barbaro nella creazione mozartiana, ma pacioso nell’interpretazione di questa edizione. Vale, come per gli altri cantanti, un giudizio a pieni voti per la recitazione. Interprete e raffinato del ruolo del ‘buffo’ così caro all’opera di fine settecento. Ha saputo mescolare con eleganza la difficoltà della parte con la leggerezza del personaggio.
Sempre corretto e pulito l’intervento del coro OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola a cui Mozart affida pennellate di colore quando entrano sul palcoscenico e si srotolano scene militari o ‘romantiche’ serenate.
Oltre due ore di musica godibilissima. Un viaggio, come sempre, negli splendidi paesaggi musicali del Salisburghese e delle sue passioni umane. Fin troppo umane.
Si replica domenica 3 novembre, ore 15.30
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (FotoStudioB12)
Musicologo
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