Arriva l'Andrea Chénier al Ponchielli, la straordinaria messa in scena in piazza del Comune nel 1935 ma per la prima volta a Cremona nel 1897
Esiste una sorta di legame storico che lega il Così fan tutte di Mozart (libretto di Lorenzo da Ponte) e Andrea Chénier di Umberto Giordano (libretto di Luigi Illica); prossima opera del cartellone della stagione della lirica del Teatro Ponchielli di Cremona (2024 -2025) in scena il 29 novembre (prima recita, ore 20) e il 1° dicembre (in replica, ore 15.30). Con Mozart si era all’alba della Rivoluzione Francese: nel trittico italiano mozartiano (Nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte) ci sono infatti tutti i principi su cui i giacobini scateneranno la ribellione all’Ancient Regime. Con la rappresentazione della vita del poeta francese Chérnier si viene proiettati proprio all’interno di quel periodo storico di ribellione collettiva. Non per altro, il personaggio principale Carlo Gérard è ispirato proprio al rivoluzionario Jean-Lambert Tallien.
Si passa da una rivendicazione intellettuale del singolo o di pensatori ‘illuminati’, ad una visione di popolo che chiede un nuovo ‘ordine’ sociale. Da micro-scene di ‘protesta’, nate in circoli elitari, si arriva alla rappresentazione potente di un affresco di società che chiede nuovi diritti. Il tutto permeato dall’inscindibile livello sentimentale che unisce amore e morte.
Interessante, per quanto riguarda, la storia dell’opera cremonese’, come l’opera lirica in quattro quadri, arrivi sotto il Torrazzo (stagione di Carnevale 1897) appena un anno dopo la sua prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano (28 marzo 1896) , che ne aveva, indubbiamente, decretato il trionfo. Protagonisti assoluti del successo scaligero furono Giuseppe Borgatti (tenore), Evelina Carrera (soprano) e Mario Sammarco (baritono) tutti agli ordini del maestro concertatore Rodolfo Ferrari.
A ricordare della prima rappresentazione cremonese sono sia Elia Santoro nel suo ‘I teatri di Cremona. Nazari, Concordia, Ponchielli’ (Roberto Fiorentini, Laura Pietrantoni), sia Francesco Maria Liborio nel volume ‘Scena della città’ . Una stagione che aveva previsto anche la rappresentazione di Manon del compositore francese Jules Émile Frédéric Massenet (libretto di Henric Meliach e Philippe Gilles), Ronwald di Michele D’Alessandro (libretto di Carlo De Carli – prima rappresentazione), Pagliacci libretto e musica di Ruggero Leoncavallo, La figlia di Jorio di Guglielmo Branca (libretto di Pompeo Sansoni – prima rappresentazione).
L’opera di Giordano venne rappresentata poi in una grande messa in scena nel periodo tra le due guerre mondiali (1935) in piazza del Comune, nel corso delle stagioni liriche estive che avevano preso piede nei primi anni del Novecento e che durarono almeno fino agli anni Settanta. Di quella sontuosa rappresentazione è rimasto anche un importante documento fotografico a cura del grande fotografo cremonese: Ernesto Fazioli.
Ne ha immortalato il primo atto in uno scatto che è stato pubblicato anche sulle riviste del ‘regime’ di quei tempi. L’obiettivo ha immortalato, in una piazza gremita di pubblico, lo sfarzo delle scenografie. Come è noto, infatti, l’opera si apre nella serra del Castello di Coigny dove è in corso una festa sontuosa organizzata dalla stessa Contessa di Coigny. I personaggi stanno addobbando il maniero con poderosi festosi. Nel contesto è rappresentata anche una magnifica danza che riprende gli sfarzi dell’Ancien Régime.
Nelle foto di Ernesto Fazioli la sfarzosa rappresentazione in piazza del Comune dell'opera, poi Umberto Giordano, il primo interprete Giuseppe Borgatti e il poeta francese Andrea Chénier
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