30 settembre 2023

Assemblea ecclesiale di inizio anno pastorale in Cattedrale, il cardinal Zuppi: «Camminiamo insieme»

«Come Chiesa camminiamo insieme, pensiamo insieme, nella comunione. Perché non c’è Chiesa senza comunione e non c’è comunione senza l’altro». Le parole del cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nella serata di venerdì 29 settembre nella Cattedrale di Cremona hanno tracciato la strada all’anno pastorale che si apre per la Diocesi di Cremona.

L’occasione è stata, in un Duomo gremito e partecipe, l’assemblea ecclesiale del 29 settembre, che ha fatto seguito al pellegrinaggio diocesano al Santuario di Caravaggio di domenica 24 settembre e cui seguiranno il convegno diocesano di sabato 30 settembre in Seminario e le ordinazioni diaconali nella serata di domenica 1° ottobre in Cattedrale . Quattro occasioni di particolare significato ad apertura del anno pastorale, sul tema “Una vita che accende”. Occasioni di Chiesa che intendono offrire uno slancio rinnovato per l’intera comunità nel segno di un’esperienza di comunione cui il Sinodo ha abituato. 

Ad accogliere il cardinal Zuppi è stato il vescovo Antonio Napolioni con il vescovo emerito Dante Lafranconi e un’assemblea numerosa e attenta, fatta di sacerdoti e religiosi inseme a tanti laici, in rappresentanza delle diverse componenti ecclesiali, rappresentando parrocchie e associazioni. Presenti anche le più alte rappresentanze istituzionali civili e militari del territorio.

È stata un’esperienza di Chiesa unita, in preghiera per disegnare le strade del proprio futuro. «Una Chiesa viva, in ricerca, umile e appassionata», come ha detto Napolioni, una comunità che ha saputo leggere il Vangelo di Emmaus guardando all’oggi.

L’attore cremonese Mattia Cabrini nel monologo introduttivo alla serata (che ha preceduto la lettura del brano evangelico di Luca dei discepoli di Emmaus e la prolusione del cardinal Zuppi) ha indossato i panni di uno dei discepoli e si è trovato nello smarrimento di ieri che è quello di oggi: si sono spenti i riflettori, i numeri dei discepoli calano, Cristo pare non vedersi più e i problemi si moltiplicano: diventando crisi climatica, economica, dei migranti che muoiono in mare, educativa. «Ho bisogno di credere», ripete il discepolo nella speranza e luce.

L’intervento del cardianal Zuppi ha segnato un punto di partenza chiaro e netto: «Nostro Signore è entrato nella storia, nella quale siamo immersi» e dalla storia, dalla storia di ciascuno, provata da difficoltà e «tristezze che spengono le passioni», la Chiesa deve ripartire per fare nuova la realtà. Non basta però ripartire insieme, bisogna «saper camminare insieme, pensare insieme», punto sul quale il cardinale ha insistito all’inizio di un anno sinodale durante il quale una delle parole chiave è «discernimento». Perché davvero «quello che viviamo sia nostro – ha proseguito il cardinale – bisogna fare la fatica di trovare delle risposte insieme, ascoltando il Signore e coloro che hai davanti».

Dunque discernimento, ma insieme, partendo dal presupposto che «la chiamata è personale, ma tutti siamo mandati». E se «qualcuno è lontano è per colpa nostra, diceva don Primo Mazzolari», ha aggiunto Zuppi. Sì perché la Chiesa disegnata in questa prolusione è una Chiesa in uscita, «che non è la mania del momento». La Chiesa – ha spiegato Zuppi – è sempre stata missionaria e aperta a tutti. Sulla scorta di don Mazzolari, il parroco di Bozzolo, ha poi ricordato che «quelli che sono lontani lo sono per colpa nostra. Sembrano più distanti ma, diceva il prete di Bozzolo, hanno una domanda di amore che noi non abbiamo». Nel discorso il riferimento a don Primo e I Lontani, «testo che non abbiamo ancora capito, nonostante i lontani siano aumentati»: ne abbiamo oggi i volti più diversi. I volti dei migranti, i volti dei giovani persi in mondi digitali inesistenti e inconsistenti, i volti degli adulti che si rifugiano in dipendenze per evitare di affrontare il reale, i volti delle persone sole ai margini di un mondo segnato dal successo e dall’individualismo. E intanto i problemi si moltiplicano.

Le difficoltà dei discepoli di Emmaus, rimasti subissati dai dubbi dopo la scomparsa di Gesù, oggi sono le molteplici crisi che attanagliano i contemporanei. Crisi citate nel monologo in cui Mattia Cabrini ha dato voce a un discepolo di Emmaus. Si tratta di guerre, flussi di disperati che trovano la morte nel mare, questioni economiche e finanziarie, problemi e catastrofi che attanagliano il pianeta e l’ambiente, sino ad arrivare anche alle visioni parziali di Chiesa (preghiera o servizio? regole o spirito? amore o verità?). Tutti lati di una stessa complessa realtà da dipanare con uno sguardo diverso, più alto. Questioni enormi tanto più difficili da affrontare quando «il successo» viene meno, si spengono i riflettori e il numero di coloro che seguono il Vangelo scende vertiginosamente.

Da questo impasse il cardinale ha suggerito di uscire guardando ai discepoli di Emmaus, nei cui cuori «ardeva la speranza». Fermarsi ad Emmaus non paga, rinchiudersi ad Emmaus non paga. Il cardinal Zuppi ha suggerito la strada del «passaggio dall’io al noi», quella dell’amore che supera la tentazione delle chiusure. «La Chiesa è una minoranza creativa, generativa, che guarda tutti, non ha confini, è come un seme o il lievito». E di nuovo questo «tutti» torna nelle parole di Zuppi prendendo forza da quelle pronunciate da Papa Francesco a Lisbona davanti a una distesa di giovani. «La Chiesa è di tutti, nel senso che è la casa dove i figli e i fratelli sono tutti accolti, non giudicati». Non si tratta di buonismo, ma di mettere in campo un amore «attraverso cui il fratello capirà». E subito la mente corre alla parabola del Figliol Prodigo, dove un padre generoso accoglie e «dona anche un anello», restituisce fiducia a chi lo ha lasciato e dimenticato, abbraccia senza condizioni. Così la Chiesa per Zuppi ha le braccia aperte, tese «in un abbraccio magari immeritato», ma che rigenera.

Le piste di lavoro tracciate nella prolusione sono state tante e tra queste anche la capacità di «aprire la casa e il cuore», che vuol dire mettere in campo una generosità che sa riparare le ferite, sa accogliere «la ricchezza delle diversità», sa «parlare la lingua dell’Amore» attraverso la quale ci si capisce tutti. I problemi ci sono, anche nella Chiesa, e il cardinale non li nega, anche quelli di ogni diocesi: la diminuzione dei sacerdoti, gli accorpamenti delle parrocchie. Ma l’atteggiamento consigliato dal presidente della Cei è di trasformare le situazioni nuove in «opportunità» assumendo lo sguardo di Cristo verso le folle, uno sguardo «di compassione», non di giudizio, ricordando che «tutti abbiamo bisogno di credere», come recitava in un mondo diverso anche il monologo. «Tutti – come scriveva don Primo Mazzolari – abbiamo bisogno di un Amico, che non viene meno, che non tradisce, che non vende, che misura la fatica del vivere, che capisce il dolore dell’uomo, che dà una speranza eterna».

Dopo la prolusione del cardinale e le invocazioni alla Spirito, richiamando il tema dell’anno pastorale – Una vita che accende – ai vicari zonali e alle parrocchie è stata consegnata una lampada, «una lanterna da cercatori di uomini», come ha spiegato il vescovo Napolioni, per uscire in piazza, tutti dalla stessa porta, per illuminare le strade, anche con gesti concreti. 

E per questo sono state raccolte le offerte per sostenere un Tir di generi di prima necessità che partirà da Cremona per l’Ucraina attraverso l’impegno di pace e solidarietà della Sant’Egidio. Il cardinale Matteo Maria Zuppi dallo scorso maggio è stato incaricato da Papa Francesco per la missione di diplomazia umanitaria della Santa Sede nel dialogo sulle grandi crisi internazionali che lo ha visto incontrare negli ultimi mesi i vertici dei governi di Russia, Ucraina, Stati Uniti e Cina. (www.diocesidicremona.it)

 


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