Beethoven ha incontrato il Rock sul palco del Ponchielli. Genio e sregolatezza per le partiture di Roberto Molinelli eseguite dall’applaudito trio Ceccanti-Serova-Ceccanti
Una serata decisamente diversa dal solito, quella proposta dal Teatro Ponchielli di Cremona nella propria stagione concertistica. Lorenzo Del Pecchia nella puntata di “Musica a Teatro” dedicata a questo evento lo aveva definito “concerto crossover”, a testimonianza della varietà di generi presenti nel programma e nel modo in cui vengono interpretati. Il trio Ceccanti, Serova e Ceccanti si sarebbe dovuto esibire sul palcoscenico con la configurazione “cameristica”, ovvero col pubblico seduto sul palco e la sala illuminata alle spalle dei musicisti. La richiesta di biglietti è stata tale da convincere il teatro ad utilizzare la sala, aprendo platea e due ordini di palchi. L’indomani dell’anniversario della morte del titano di Bonn (26 marzo 1827), il trio ha proposto la Serenata in Re maggiore Op. 8 di Ludwig Van Beethoven con rigore tedesco. Brano di profondo respiro mozartiano, conserva ancora quello spirito tutto viennese che ha preceduto la rivoluzione beethoveniana. Mozart era scomparso da cinque anni e la sua influenza aleggia ancora nei pentagrammi di Beethoven. Solo due anni dopo, per esempio, scriverà la “Patetica”: sembra quasi di ascoltare un altro compositore.
Dopo una breve pausa, quasi trasfigurati, Duccio e Vittorio Ceccanti e Anna Serova cambiano completamente volto ai propri strumenti e allo spirito della sala. Via le frivolezze, via pizzi e merletti ed ecco che ai polsi che impugnano gli archi appaiono delle ideali borchie con le quali il trio ha affrontato gli efficacissimi brani rock riassunti in medley dal genio di Roberto Molinelli nel suo Legends of Rock for strings. Rolling Stones, Beatles, Kiss, Metallica, Led Zeppelin, Queen, le sonorità ottenute da questa inusuale formazione coniugano l’eleganza e il calore degli strumenti ad arco ad armonie decisamente poco settecentesche, ma incredibilmente magnetiche del rock anni '80-90. Non è passato molto da quando uno studente di conservatorio che veniva sorpreso a suonare brani non classici veniva espulso. Oggi la generazione dei figli di quel ragazzo espulso sono sul palco del Ponchielli a suonare, nella stessa serata, uno dei più grandi compositori classici e i più grandi successi rock di fine novecento. C’è da dire che nella sua epoca, Beethoven era decisamente “Rock”. Attingere da repertori precedenti e comporre musica “pop" (ci si conceda il paragone), su larga diffusione è precisamente quello che è accaduto tanto a cavallo tra '700 e '800 quanto a fine secolo scorso. L’evoluzione musicale che ha catapultato la composizione mozartiana nel secolo successivo è ciò che di più rock si potesse fare. Nuove concatenazioni armoniche, l’influenza che ebbe nella forma—sonata, l’anticipazione del Romanticismo, Ludwig è stato un vero e proprio caposaldo della composizione. Il trio ha mostrato una grande qualità musicale, soprattutto nell’assieme. È infatti molto più “facile” suonare in orchestra che in trio, geometria che invece espone a tantissime insidie e che non perdona alcun errore. Duccio Ceccanti è un’ottima spalla, guida la parte melodica con sapiente eleganza senza mai sovrastare ma dosando bene le dinamiche, specialmente quando il tema musicale passa agli altri colleghi. Anna Serova ha un suono brillante, caldo, e incarna perfettamente l’anello di mezzo tra il registro acuto e quello grave del violoncello, con la consueta sicurezza e verve esecutiva a cui ha abituato il pubblico cremonese. Eccellente sostegno quello del Cello di Vittorio Ceccanti che non solo si occupa dei fondamenti armonici, ma di scalare alcune vette frutto della folle genialità di Molinelli affrontando la partitura con gusto e utilizzando un suono graffiante ma mai scomposto. Generosi gli applausi, premiati con gratitudine da due bellissimi bis, sempre dalla mano di Roberto di Molinelli: Eleanor Rigby e Yesterday dei Beatles. Che dire, come sarebbe stato l’incontro tra Beethoven e il Rock? Si sarebbe sicuramente divertito, come è accaduto al Ponchielli in questa bella, “sregolata”, serata di musica.
foto Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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