8 ottobre 2022

Bona e Termenini alla ricerca dei quadri del Premio Cremona. Ne emergono altri in Toscana. Cresce l'attenzione dopo anni di buio

Per anni dimenticate, disprezzate, ripudiate. A volte distrutte, mutilate, nascoste. “Pittura fascista, pessima pittura”, le liquidò Giulio Carlo Argan. Ma ora riportate alla luce, riabilitate e ammirate. Continua la riscoperta delle opere degli artisti che parteciparono al Premio Cremona, la mostra voluta da Roberto Farinacci. Continua anche grazie alla tenacia di due cremonesi: Roberto Bona, insegnante di Storia dell'arte, e Giuseppe Termenini, che di arte è da sempre un appassionato.
Il Premio Cremona è stato un concorso in tre edizioni. Ne fu programmata una quarta nel 1943 che però, in piena guerra, non ebbe luogo. L'idea portante della manifestazione è scolpita nei temi cui dovevano attenersi gli sfidanti: Ascoltando alla radio un discorso del duce, La battaglia del grano, La gioventù italiana del littorio. Alla prima esposizione vennero presentati circa trecento dipinti, 123 dei quali furono ammessi. Uno dei principali artefici del riconoscimento del valore di questi lavori (certo, non tutti) è il professor Bona: prima con il suo libro 'Il Premio Cremona. Opere e protagonisti'; poi con l'allestimento, insieme con Vittorio Sgarbi, della rassegna 'Il regime dell'arte' presso il Museo civico; dopo ancora con le mostre, nella scorsa primavera a Lucca e in estate a Forte dei Marmi, dedicate ad Alfredo Catarsini, il grande pittore viareggino (1899-1993) che espose a tutte le tre edizioni del Premio Cremona classificandosi al secondo posto nella prima.
Bona, a marzo, è stato nominato direttore artistico della Fondazione Catarsini che, grazie al lancio di una campagna di ricerca dei titoli fuori catalogo, ha rintracciato presso un antiquario di Grosseto una delle tele più riuscite di Catarsini e della quale si erano perse le tracce: 'Il grano della bonifica lucchese' (cm 233x300), in lizza alla seconda edizione, nel 1940, del Premio Cremona. I contadini ritratti da Catarsini sono immortalati durante la loro fatica quotidiana.
Il quadro, in un ottimo stato di conservazione, è di grande importanza nel percorso del suo autore e per il recupero della sua produzione. Catarsini era socialista, senza tessere di partito. Si iscrisse al Premio Cremona perché aveva bisogno di lavorare”, sottolinea Bona. Da alcuni giorni 'Il grano della bonifica lucchese' è esposto a Lucca, nella prestigiosa cornice di Palazzo Ducale, nella Sala di Rappresentanza. “Vi rimarrà sino alla fine dell'anno. Poi avrà un'altra collocazione, stiamo cercando di capire quale. L'idea è mettere a punto nuove iniziative nel 2023 incentrate su Catarsini e il contesto storico in cui ha vissuto”.
Dietro il secondo 'ritrovamento' ci sono la mano e la passione di un altro cremonese, anche lui di casa in Versilia.
Vado ogni tanto al Cabreo, un ristorante di Viareggio - racconta Termenini -. Sapevo che il papà dell'attuale titolare era un collezionista e, quest'estate, ho chiesto se il padre si fosse mai interessato a Catarsini. Per tutta risposta la figlia mi ha accompagnato in una sala del locale indicandomi un dipinto su una parete dicendo: eccolo lì”. E' 'Il cocomeraio', risalente all'immediato dopoguerra, in cui Catarsini ha ritratto un venditore di angurie. “L'uomo è dietro una bancarella tra via Frattini e via Marco Polo, a Viareggio, un angolo della città dove una volta non c'era niente e che ora è completamente cambiato. Ammirare quel quadro, davanti a cui prima era passato senza farci troppo caso, è stata per me una piacevole sorpresa”, dice Termenini. “”E' una delle opere che rappresentano alcuni luoghi tipici di Viareggio come la zona della pineta - gli fa eco Bona -. Catarsini era molto attratto dalla Viareggio popolare, quella delle attività lavorative e degli artigiani”. L'ex assessore non esclude che la Fondazione possa acquistare 'Il cocomeraio'. “E' un bel dipinto, allegro. Ma in questo momento siamo più interessati alla produzione degli anni Trenta e Quaranta di Catarsini, alle opere con cui ha partecipato alla Biennale di Venezia e altre rassegne come quelle a Spezia o Napoli”,
Non molti anni fa Termenini propose di resuscitare il Premio Cremona, ma il progetto rimase nel cassetto perché “ci fu una levata di scudi, di politici e artisti”. Da allora i tempi sono cambiati. “Il fascismo, sotto diversi aspetti, è stato modernità”. Bona concorda: “La storia dell'arte di quel periodo dev'essere riscoperta in tutta la sua integrità. Farlo significa recuperare un pezzo di cultura. Se è caduto il veto sugli artisti del Premio Cremona? Si può dire che sta cadendo, ma non completamente. C'è un'apertura. L'apprezzamento per 'Il grano della bonifica lucchese' è stato enorme, e questo fa ben sperare”.
 

 

Gilberto Bazoli


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commenti


michele de crecchio

9 ottobre 2022 12:57

Sarà sicuramente così come sopra si afferma da parte di persone enormemente più qualificate del sottoscritto a fornire giudizi. Resta però il fatto che l'immagine soprariportata mi ricorda tanto certe "figurine Liebig" che collezionavo da ragazzo e che, probabilmente, non erano poi tutte così banali come a suo tempo le giudicavo.