26 luglio 2025

Il silenzio e l’abbandono sul luogo dove morì Arianna Zardi

La lapide spezzata e coperta dalle sterpaglie; i fiori di plastica sgualciti e rovinati; un cumulo di rifiuti a pochi metri di distanza. Così si presenta, oggi, il luogo in cui il 2 ottobre 2011 venne ritrovato il corpo di Arianna Zardi, 25enne di Casalbellotto, studentessa di Teologia a Brescia. Una morte che, ad oggi, non ha ancora un perché, nemmeno un come. L’unica cosa certa è che la ragazza uscì di casa il 30 settembre e non fece più ritorno.
Il suo corpo venne ritrovato dagli zii nelle ore successive, accanto ad una vecchia chiavica di campagna, ancora oggi in funzione, situata fra Torricella del Pizzo e Motta Baluffi. Un giallo che continua, ventiquattro anni dopo, con un  lungo iter giudiziario che ad oggi, in ogni caso, non ha permesso di chiarire le cause del decesso, nemmeno dopo le riesumazione del corpo avvenuta nel 2016 per effettuare nuovi accertamenti con la prova del Luminol.

Senza stare a ripercorrere tutti i capitoli della vicenda giudiziaria di cui in tanti hanno già scritto, oggi si vuole solo porre l’attenzione su come si presenta il luogo, immerso nel verde della campagna, col silenzio estivo rotto solo dal canto incessante delle cicale e dallo scorrere dell’acqua che transita lungo la chiusa. La piccola lapide in ricordo di Arianna si è spezzata, i fiori di plastica sono ormai sgualciti e rovinati a causa, evidentemente, degli effetti del tempo (meteorologico e non) e, sul lato opposto dall’argine, qualcuno, forse ignaro di che cosa rappresenta quel luogo, ha scaricato sacchi colmi di rifiuti, dimostrando tutta la sua imbecillità (ed il termine usato è ancora molto carino) e la sua assoluta mancanza di rispetto per l’ambiente e, a questo punto, anche per le persone.

Cosa aggiungere? Semplicemente si può auspicare che qualche persona sensibile possa provvedere al ripristino della lapide (dove è sparita anche la fotografia) e che si abbia un maggior rispetto ed un maggiore decoro del luogo, teatro purtroppo di una morte che ad oggi non ha, appunto, un perché e nemmeno un motivo. Non l’unico purtroppo; basti pensare che a nemmeno tanti chilometri da lì, a Casalsigone di Pozzaglio, il 12 luglio 1974 veniva uccisa con una coltellata alla schiena la 14enne Laura Bosetti e, a tutt’oggi, l’assassino non ha un nome. Tornando in terra di Po, dove purtroppo Arianna Zardi ha trovato, troppo presto, la sua fine, l’argine maestro in quel tratto di terra che si estende tra il Casalasco ed il Cremonese, è custode, attraverso quelle “pietre parlanti” che sono le lapidi di fatti tragici: quello di Arianna Zardi, appunto, e quello di Carlo Poli che nella vicina Sommo Con Porto venne ucciso nel 1929 dal suo maniscalco proprio lungo l’argine. Dove, ancora oggi, si trova una stele che ricorda quel drammatico fatto. 

Eremita del Po

Paolo Panni


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