Centinaia di piccioni nidificano sulla cupola del Politeama. 125 anni dopo la ricostruzione del teatro, è abbandonato a pochi metri da corso Campi
Alcune centinaia di piccioni sulla cupola. La foto è presa da corso Garibaldi. E' l'immagine di questo pomeriggio del Teatro Politeama di Cremona di via Cesare Battisti, ingresso a venti metri da corso Campi. Un rifugio per i piccioni. A 125 anni dalla sua rinascita (1898) dall'incendio dell'anno precedente, il Politeama Verdi è l'emblema di come Cremona abbia dimenticato uno dei suoi gioielli, un teatro che faceva invidia al Ponchielli. In tanti anni che scriviamo di questo spazio che alla città della musica servirebbe come l'aria, mai che le amministrazioni locali abbiano mostrato la benchè minima iniziativa per recuperarlo. E pensare che oggi quel che resta del teatro si potrebbe acquistare con qualche decina di migliaia di euro, visto il fallimento dell'impresa Contardi che l'aveva acquistato. Un teatro, pur abbandonato e sacrificato nei suoi spazi storici da un intervento scellerato (spariti i palchi, il loggione e le gallerie per realizzare appartamenti), a pochi metri da corso Campi sarebbe una manna per il nostro asfittico centro storico. All'inizio del Novecento le più importanti compagnie passavano dal Politeama saltando il teatro principale, perchè al Politeama il pienone era sempre assicurato. Prosa, concerti, lirica, spettacoli di circo, persino incontri di boxe (si esibì sul ring anche Walter Chiari prima di diventare attore). Infine cinema, poi la chiusura e il declino.
Il vecchio Politeama ha mille vite: è rinato un anno dopo (1898) il fuoco distruttore (1897), poi però devastato e abbandonato nel silenzio generale. Tanto di quel magnifico teatro liberty è andato distrutto (secondo, terzo ordine di palchi, il loggione, buona parte del palcoscenico, i camerini e anche il foyer), qualcosa però è rimasto: la spazialità della platea, la cupola, la posizione. Ed andrebbe valorizzato.
Il 28 Luglio 1991 è stato ricollocato quel cupolone del teatro Politeama Verdi su cui stanno nidificando centinaia di piccioni, a dieci anni dalla sciagurata rimozione della cupola (21 settembre 1981). Un lavoro ben fatto con il ripristino della lanterna (con vetri a rete e con il tamburo a sportelli apribili) e il rame della cupola brunito dal tempo, ma è un bel colpo d'occhio per chi viene da corso Garibaldi. Non è più in piombo come quella originale. E' sparito però dalla vista quello scheletro in ferro che per dieci anni è stato un monito all'insipienza di chi non vuole conservare la città. E' vero che il Politeama è stato semidistrutto da uno sciagurato intervento che ne ha ridotto la bellezza ma almeno la cupola, a ricordare cos'era, è rimasta così pure la cosiddetta "spazialità".
Purtroppo con una scelta molto discutibile si scoperchiò quella grande cupola originale in piombo motivandola con la pubblica incolumità in quanto in una giornata di vento, un foglio di copertura arrivò ai giardini pubblici. Da allora acqua, neve, vento sono entrati per dieci anni nel teatro scolorando gli affreschi, compromettendo gli stucchi, facendo marcire i palchetti in legno. Quel poco che resta del teatro originale è oggi al coperto. Certo gli stucchi sono stati rimossi (nessuno ha voluto chiarire il mistero di dove siano finiti) ma la spazialità complessiva della sala è rimasta (come richiesto dalla Soprintendenza) ed esiste persino un progetto (di Gentilini, poi di Carboni) per fare una sala da 400 posti con la platea e il primo ordine di palchi. Il resto (secondo ordine gallerie, palcoscenico e e foyer) non c'è più trasformato in appartamenti e garages. Per la città della musica, un simile abbandono è sicuramente una sconfitta.
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commenti
michele de crecchio
3 marzo 2023 21:46
La scellerata operazione che portò il glorioso Politeama alle attuali mortificanti condizioni fu, a suo tempo, approvata a maggioranza dal Consiglio Comunale che approfittò con cinismo della facoltà di derogare alle norme di Piano Regolatore concessa dalla legge regionale Verga. La sciagurata operazione fu approvata senza neppure condizionarla (come sarebbe stato più che logico pretendere) al corretto ripristino, almeno, dello spazio teatrale sottostante alla nuova cupola. Personalmente ritengo che quella scelta amministrativa sia stata la peggiore tra quelle operate dal Comune in materia di operazioni edilizie puntuali, negli ultimi cinquant'anni.