13 dicembre 2022

Ciak si gira. Lo "Stradivari" di Battiato con Anthony Quinn, Valerie Kaprisky e Stefania Sandrelli: sedici settimane di riprese tra Cremona, Stagno Lombardo e Cinecittà (5)

Il film “Stradivari”, diretto da Giacomo Battiato, con protagonista Anthony Quinn nei panni del grande liutaio fu un evento che fece epoca. La troupe girò a Cremona dal 6 al 20 settembre 1987, coinvolgendo nelle riprese l’intera città. Fu un momento irripetibile, ancora impresso nei ricordi di molti cremonesi. Sedici settimane di lavorazione, un po’ nella città dove Stradivari nacque e lavorò, ed è Cremona, e un po’ a Cinecittà. Sedici settimane per raccontare, secondo una sceneggiatura che porta la firma di Suso Cecchi D’Amico insieme a Ernesto Gastaldi e Vittorio Salerno, tre momenti della vita del più grande liutaio che sia mai esistito: un momento dell’infanzia per mettere a fuoco il quando e il come di una “illuminazione”; la giovinezza per dire di una storia d’amore; e poi la maturità, i sessant’ anni, il successo, la morte della prima moglie, il secondo matrimonio. Le scenografie portano la firma di Paolo Biagetti, allievo del grande Ricceri, già compagno di lavoro di Battiato in “Il cugino americano”. I costumi poveri e bellissimi, con i colori densi e naturali e la severa dignità dell’ epoca, sono del Leone d’oro a Venezia, Nanà Cecchi

Anthony Quinn arrivò a Cremona la sera del 6 settembre. Per alloggiare la tribù Quinn, si era pensato in un primo momento ad una casa privata in piazza Filodrammatici, ma la scelta era caduta poi su un grande albergo di Brescia. A fornire i pasti per la troupe, preparati dall’Italmense, la Barilla. Il primo ciak la mattina del 7 settembre, un lunedì, sulla sponda piacentina del Po: la macchina da presa inquadra un bambino che si avvicina al fiume uscendo da un pioppeto suggestivo della pianura padana. Potrebbe essere questa la prima sequenza del film sulla vita del grande liutaio. Il programma viene rispettato senza alcuna difficoltà, solo i piccoli disagi derivanti dal primo giorno di lavoro, per la distanza tra il set e il centro della città. Sulla spiaggia del Po, accanto al regista Giacomo Battiato, operatori e tecnici e il direttore della fotografia Tonino Delli Colli. Il film è anche l’occasione per un momento di gloria per le oltre cento comparse cremonesi. L’ufficio produzione, allestito presso l’hotel Impero, è in fermento in questo particolare momento di attivismo e dinamismo che sta vivendo la città all’insegna di Antonio Stradivari. Il 10 settembre entra in scena Valerie Kaprisky, l’attrice francese che Battiato ha scelto per ricoprire il ruolo della prima moglie di Stradivari, Francesca Ferraboschi. Per il momento l’attrice non si concede al pubblico dei curiosi: passa la giornata al trucco e ai provini, con il copione sotto gli occhi per ripassare la parte. Deve preparare una scena importante costituita da un lungo monologo, e tanto più impegnativa in quanto è la prima scena del film. Per sabato, il 12 settembre, viene annunciato l’arrivo di Stefania Sandrelli che, dopo aver dedicato qualche giorno alle prove di trucco e costumi, avrebbe iniziato le riprese la settimana successiva. Anthony Quinn, invece, arriva il giorno dopo, dopo aver trascorso l’attesa in un centro di bellezza bresciano. Il film è giunto alla sesta settimana di lavorazione. Fino ad ora si è girato sulle rive del Po. “C’è un po’ di mistero intorno alla nascita del liutaio – spiega il regista Battiato – non sappiamo bene da dove venisse, chi fosse la madre. Abbiamo scelto di far cominciare così la vicenda, con un bambino che arriva dal fiume”. L’interprete di questo giovanissimo Stradivari è un tredicenne romano. “Veramente straordinario, ci sono state selezioni lunghissime, ma alla fine abbiamo trovato quello che cercavamo. Un volto sensibile, un piccolo interprete che si direbbe nato per la macchina da presa, con tutta la freschezza e la naturalezza dell’età”. Giunge nel frattempo a Cremona la notizia che la costumista che vestirà Anthony Quinn, Stefania Sandrelli e tutto il cast del film, Nanà Cecchi, ha ottenuto il primo premio alla Mostra del Cinema di Venezia per il film di Giuliano Montaldo “Gli occhiali d’oro”, tratto da un romanzo di Giorgio Bassani ambientato nella Ferrara del 1939, alla vigilia della seconda guerra mondiale. Due battute sul set cremonese: “Senza dubbio complesso. E’ stata necessaria, naturalmente, una ricerca storica sui documenti iconografici. Poi ho cercato di raggiungere i risultati più appropriati per le riprese attraverso un processo di stilizzazione delle forme e delle scale cromatiche. Un grande aiuto, comunque, la bellissima intesa con il regista e gli altri compagni di lavoro”. Venerdì mattina, 11 settembre, un velo di sabbia è già stato cosparso lungo un lato di piazza del Duomo in previsione delle riprese che inizieranno il pomeriggio 

Il set, in riva al Po, nei pressi di Stagno Lombardo, è stato nel frattempo assalito dalle zanzare, fino a costringere la bella Valerie Kaprisky a dotarsi una zanzariera improvvisata, in scena c’è anche Lorenzo Quinn, nei panni del giovane Stradivari: nel corso della mattina Valerie nei panni di Francesca Ferraboschi ha recitato un lungo monologo in cui ha spiegato le circostanze della morte del marito, ora invece Lorenzo‐Antonio, con lo sguardo rivolto al fiume, le propone di sposarlo. Presente sul set è Cesare Magrini, bolognese ma residente a Roma, l’esperto di liuteria del film dalla cui bottega, in cui lavora anche la moglie, sono usciti e continuano a uscire i numerosi strumenti utilizzati per il film: ha costruito cinque strani violini per Stradivari bambino, che, secondo copione, il giovane liutaio insoddisfatto avrebbe dovuto rompere. Secondo quanto spiegato da Magrini saranno gli attori stessi a metter mano a sgorbia e rasiera per modellare i pezzi di legno grezzo. 

Anthony Quinn compare finalmente mercoledì mattina, 16 settembre, sul sagrato del Duomo mentre incontra la seconda moglie Antonia Maria Zambelli, interpretata da Stefania Sandrelli. Le transenne, dalla parte opposta della piazza, trattengono il pubblico sotto i portici del Comune. Ci si alza in punta di piedi, si punta il dito quando si intravvedono i due attori. Al pomeriggio si gira in un interno, sull’altana di via Janello Torriani 22. Per un centinaio di metri sulla strada principale l’attività dei negozi si blocca, i commercianti restano sull’uscio. Qualcuno dice di aver visto Valerie Kaprisky girare in bicicletta. E’ vero, la giovane attrice francese in jeans e senza trucco se ne era andata in giro così in città. 

Per 75.000 lire al giorno più un pasto preconfezionato offerto dalla Barilla, decine di cremonesi hanno vissuto l’ebbrezza di entrare da protagonisti, seppure secondari, nelle vicende della lavorazione di un film. L’aiuto regista Gianni Arduini confidò che non si sarebbe mai aspettato che in una città ricca come la nostra si presentassero tante persone di tutte le età e delle più svariate categorie sociali: “Molti erano professionisti o signore della media e alta borghesia, non stimolati certo dal compenso ma piuttosto dal desiderio di fare qualcosa di diverso o forse anche di dare il loro piccolo contributo affinchè il film su Stradivari riuscisse il meglio possibile, a maggior lustro della loro città. E poi ho incontrato una grandissima disponibilità a sopportare gli indubbi sacrifici che il ruolo comporta”. 

Gli attori improvvisati sono stati impegnati anche dodici ore al giorno, portando abiti di 14 o 15 chilogrammi, mangiando sotto i portici del palazzo comunale o anche all’aperto sotto il sole. Sono accaduti anche alcuni episodi curiosi: durante una ripresa in piazza ad una comparsa si è rotto l’elastico dei pantaloni e c’è stato qualche attimo di panico perchè la sarta si era attardata a visitare il duomo ed era introvabile. E poi le ribellioni: quella, ad esempio, di un tale che quando era già vestito da frate è stato accusato di avere il collo troppo lungo per ricoprire quel ruolo ed allora ha sdegnosamente gettato il saio affermando che il collo non se lo tagliava di certo. O quella di chi, dopo essersi esaltato per la nomina ad attendente del re, è stato degradato dal regista a soldato semplice il giorno successivo, salvo poi essere reintegrato nella sua nobile carica, dopo una vibrata protesta condivisa da altri componenti della troupe. 

Non avrei potuto rinunciare a questo Stradivari – ha dichiarato Anthony Quinn in un’intervista – perchè io mi sono sentito lui, non appena me ne hanno fatto cenno. Ci sono delle singolari circostanze nella vita. Mi chiamo Antonio, ho avuto due mogli e due mogli ha avuto Stradivari, mi sono nati dieci figli, proprio come a lui. Ma soprattutto io uso queste mani, amo lavorare il legno, anche io sono un artigiano, se vogliamo. Ci sovrapponiamo, ci identifichiamo, ci perdiamo in figure lontane e presenti, in una umanità di sempre”. 

E’ stata un’esperienza positiva – aveva dichiarato il regista Giacomo Battiato – posso godere di una troupe estremamente professionale, duttile, che risponde con spirito di sacrificio ed impegno anche nelle difficoltà. Debbo dire che Cremona sta rispondendo magnificamente al disagio. Lei sa, nei primi giorni le riprese cinematografiche sono una curiosità e tutto si sopporta. Ma poi finiscono col procurare qualche fastidio. La città, invece, si è adattata senza creare alcun problema, c’è una grande ospitalità ed un vivo spirito di collaborazione. Non potrei chiedere di più. C’è anche una notevole disciplina. E’ chiaro che qualche fotografo vuol essere davanti a tutti gli altri, ma ci si riesce sempre a metter d’accordo, senza particolari pressioni o insistenze. E’ stata una esperienza estremamente positiva”. Anche per gli attori che animano il set? “Senza alcun dubbio. Siamo di fronte a professionisti autentici, ligi, rigorosi, attentissimi. Non sono stati infastiditi, anzi: ad esempio, Quinn era commosso quando, entrando sul set, il pubblico lo ha accolto con un grande applauso. E Stefania Sandrelli è rimasta incantata dalla vostra cucina...continua a parlarmi della mostarda che non conosceva e che ha gustato con i vostri deliziosi bolliti..”. E Cremona come l’ha trovata, l’ha conosciuta per la prima volta in queste circostanze? “Macchè, macchè, posso dire che in qualche modo Cremona è di famiglia. Mia nonna era soresinese ed anche mia madre è stata a lungo a Soresina ed a Cremona. Ed io naturalmente l’ho accompagnata... Cremona è stupenda, bellissima, con un fascino tutto suo e particolare. E poi con tutti i suoi capolavori, con i Campi, gli Stradivari, i Monteverdi, come si fa a non sentire un’armonia tutta sua...Io ho cercato di farla vedere in lungo e in largo, di esibirla nel film per quanto era possibile...Purtroppo avrei voluto girare anche di più a Cremona, ma siamo stati costretti a ricostruire a Cinecittà. Ci sono stati anche parecchi guasti nel tessuto della città più antica, e stringe il cuore. Cremona verrà fuori sicuramente bene da questo film. La storia, d’altronde, si apre e si chiude con lo sfondo del Po e con lo sfondo rosso dei suoi muri di mattoni. Un’esperienza suggestiva”

Le foto in bianco e nero sono di Giuseppe Muchetti

 

 

 

 

Fabrizio Loffi


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commenti


Marco Vinicio Bissolotti

13 dicembre 2022 10:40

Opera che avrebbe meritato miglior sorte.Il soggetto originale era di Vittorio Salerno che avrebbe anche dovuto dirigerlo e il consulente per la liuteria era stato individuato nella figura del liutaio cremonese Francesco Bissolotti ma questo originale progetto velocemente abortì.