14 ottobre 2025

Coldiretti: “Difendiamo l’agricoltura del territorio”. Cremona in prima linea per la sovranità alimentare

Dinanzi all’impatto di guerre e dazi sulle abitudini di tutti i giorni, gli italiani fanno propria l’idea di sovranità alimentare, con il 79% che considera l’autosufficienza nella produzione di cibo una priorità strategica per il Paese, come l’energia, per garantire la fornitura di prodotti in quantità adeguata e a prezzi sostenibili. È uno degli spunti che emergono dal rapporto Coldiretti/Censis “Mangiare bene, malgrado tutto”, diffuso in occasione dell’inaugurazione del XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti con la collaborazione dello studio The European House – Ambrosetti, a Roma, al Casino dell'Aurora Pallavicini di Palazzo Rospigliosi, con l’intervento di apertura del segretario generale Vincenzo Gesmundo.

Il ritorno della politica di potenza e della geopolitica sta sostituendo la cooperazione multilaterale con logiche di forza e protezione economica – rileva il rapporto Coldiretti/Censis – In questo scenario, la questione dei dazi diventa simbolo di un nuovo ordine mondiale: non più strumento per regolare la globalizzazione, ma mezzo per ridistribuire la ricchezza attraverso il potere politico, rafforzando le aree considerate “amiche” e isolando le altre.

L’impatto dei dazi Usa. Un esempio sono le tariffe aggiuntive imposte da Trump sulle merci europee, che stanno avendo un effetto pesante anche per l’agroalimentare italiano.

Dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni negli States hanno visto una crescita media in valore dell’11%, nei primi tre mesi di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10%, si è passati al +1,3% di aprile, al +0,4% di maggio e al -2,9% di giugno, per poi arrivare al -10% di luglio, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat. E le prime stime della Commissione Ue relative ad alcuni settori cardine come il vino fanno presagire a cali del 30% ad agosto. Secondo l’analisi del Centro Studi Divulga i dazi potrebbero costare all’agroalimentare italiano oltre 1 miliardo di euro, con proprio vino, olio e pasta tra i settori più colpiti.

I rischi degli accordi commerciali senza reciprocità. Ma la sovranità alimentare non è solo una risposta a crisi eccezionali, bensì un modello italiano capace di offrire cibo sicuro e di qualità, in linea con le aspettative dei cittadini. Occorre quindi evitare l’accesso ai mercati nostrani di prodotti che non rispettano gli stessi standard di sicurezza e sostenibilità, approfittando di questo gap per abbattere i prezzi, come nel caso di quegli accordi commerciali che non prevedono il principio di reciprocità delle regole, ad esempio il Mercosur o il Ceta.

Non a caso l’88% degli italiani, secondo il rapporto Coldiretti/Censis, ritiene che ai prodotti importati debbano essere applicati gli stessi standard sanitari e ambientali del Made in Italy.

Il caso del grano al glifosate. Aprire i mercati a cibi provenienti da Paesi con norme meno rigorose significa penalizzare le imprese agricole italiane, costrette a rispettare vincoli più severi, e allo stesso tempo ingannare i consumatori con prezzi più bassi ottenuti a scapito della sicurezza.

Un caso emblematico è quello del grano: oltre l’82% degli italiani si oppone alle importazioni da Paesi che utilizzano sostanze vietate in Italia, come il glifosato in Canada, secondo Coldiretti/Censis. È uno scandalo denunciato da anni da Coldiretti, poiché ai rischi per la salute dei cittadini si sommano gli effetti dirompenti sulle aziende agricole, che si vedono pagare il grano al di sotto dei costi di produzione, per effetto delle manovre di veri e propri trafficanti che inondano il mercato di prodotto straniero, spesso in concomitanza con la raccolta di quello italiano, facendo abbassare le quotazioni.


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