Cremona festeggia Monteverdi, ma si dimentica della sua statua, lasciata senza iscrizione, e delle sue due dimore senza una lapide commemorativa
Mentre si è aperta la prevendita per la quarantesima edizione del Monteverdi Festival, mai così ricco di eventi come quest’anno, le condizioni della statua del Divin Claudio, come mostrano le foto del fotografo naturalista Carlo Capurso, sono quelle che vedete: da almeno un anno sono state asportate le lettere che identificano in Monteverdi il personaggio avviluppato nel grande mantello, senza che nonostante le segnalazioni qualcuno sia intervenuto ed integrarle. E’ da poco meno di dieci anni che il monumento, realizzato nel 1967 da Ercole Priori, si trova in piazza Lodi. In origine la statua si trovava in quella che era un tempo piazza Cavour. Iniziati i lavori di riqualificazione che portarono alla realizzazione di piazza Stradivari, l'opera venne trasferita, alla fine degli anni '90, in piazza Lodi e sistemata all'interno dell'aiuola centrale, rivolta verso l'edificio che a quel tempo ospitava la Scuola di Musica intitolata al grande compositore. Non è mai stata una vita facile, quella nella nuova collocazione. L'associazione Trait d'Union Cremona si era data da fare nella realizzazione di nuovi accorgimenti per la valorizzazione della scultura che, con il passare degli anni, non risultava abbastanza visibile. Era stato pertanto posizionato a bordo aiuola un moderno ed elegante leggio con targa in rame per dare modo ai passanti di conoscere il soggetto rappresentato e il nome dell'artista che lo ha realizzato. E' stata modificata l'illuminazione circostante con moderne ed efficaci lampade posizionate in modo da non creare coni d'ombra sulla statua, nonché dei faretti che consentissero di apprezzare l'opera creando un'inedita e suggestiva visione della scultura. Si era intervenuti anche sul verde in modo da rendere più armonioso e piacevole l’insieme. Le lacune nella targa marmorea, tuttavia, non dimostrano una grande attenzione verso il monumento. Come d’altronde dimostra il fatto che ci sia totalmente dimenticati delle due dimore cremonesi del Divino. Nessuno ha mai pensato di ricordare, come è stato fatto nel caso della dimora nuziale di Antonio Stradivari in corso Garibaldi, la casa in cui nacque e quella in cui abitò con una lapide commemorativa. Della prima non è rimasta traccia, anche se è stata identificata, non senza polemiche, con l'edificio di via Pallavicino n. 2, posto all'angolo con corso Matteotti. La seconda è posta al numero 25 di via Robolotti, ed è oggi sede di un B&B non a caso dedicato a Monteverdi ed è quella dove morì il vecchio padre Baldassarre. Ormai oltre mezzo secolo fa, quando si celebrò il quarto centenario, nell'identificare la casa natale del Divin Claudio si cimentarono due dei più noti ricercatori cremonesi, il giornalista Elia Santoro con la sua vis polemica, ed il professor Giuseppe Pontiroli, dando luogo ad una battaglia “archivistica” senza esclusione di colpi. Alla fine l'ebbe vinta Pontiroli che riuscì a dimostrare la propria tesi con un ultimo documento, che ben difficilmente avrebbe ammesso repliche. Era la supplica del padre di Claudio, Baldassarre Monteverdi, per realizzare una cantina di poco più di quattro metri di lunghezza verso il palazzo dei nobili Zaccaria, oggi Cavalcabò. Era la prova provata per smentire quanto aveva scritto Santoro qualche settimana prima, identificando la zona della casa natale con l'isolato compreso tra via Cavitelli e via Voghera, qualche decina di metri più avanti. Oggi possiamo ritenere, con una certa sicurezza, che sia proprio questa la casa natale di Monteverdi anche se l'unica traccia rimasta di quella originale è proprio nell'antica cantina.
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commenti
michele de crecchio
2 marzo 2023 14:47
Per quanto mi pare di avere capito, il Comune intenderebbe utilizzare una frazione del cospicuo finanziamento ottenuto per mettere mano (finalmente!) alla conclusione dei lavori di recupero (dopo oltre mezzo secolo dalla sua acquisizione) del comparto del vecchio ospedale. In tale comparto verrà compresa anche la riqualificazione della contigua piazza Lodi. E' auspicabile che, nell'occasione, ci si ricordi anche di questa scritta (magari sostituendo le lettere di bronzo con una scritta incisa, meno facilmente asportabile dal solito teppista di passaggio). Dicevano i latini che "de minimis non curat praetor", ma la attuale amministrazione (che pure, per le "piccole cose", aveva a suo tempo creato nientemeno che un apposito assessorato (!), peraltro rimasto del tutto inattivo), di tale detto latino sembra aver fatto, salvo poche eccezioni, una sistematica regola di comportamento.
Anna L. Maramotti
3 marzo 2023 09:40
La fortuna di Monteverdi va forse ricercata nell'aver lasciato Cremona ed essere andato a Mantova prima e poi a Venezia? Da come lo ricorda la sua città natale sembrerebbe di sì.