7 giugno 2024

Da Lincoln a Jefferson, da Wilson a Roosevelt, da Carter a Kennedy: così i presidenti americani scrivevano e parlavano di Cremona

La cosa strana è che si finiva sui giornali statunitensi per i più svariati motivi, magari non spessissimo, ma erano comunque notizie che aiutavano a valorizzare centinaia di anni di storia. La città di Cremona viene ripresa svariate volte negli scritti dei Presidenti degli Stati Uniti; gli archivi presidenziali non lesinano nel legare persone o scelte nate all'ombra del Torrazzo a loro lettere private, discorsi ufficiali o veline di stampa che uscivano dalla Casa Bianca.

La cosa interessante è che in quegli scritti non si parlava solo di arte, ma anche di guerra, politica, tessuto sociale o economia, scritti che fornivano esempi da seguire o rilanciavano notizie da approfondire legate non solo alla premiata ditta Antonio Stradivari & Company. Fin qui tutto bene, del resto la liuteria cremonese era un punto fermo per Jimmy Carter o Jacqueline Kennedy quando vi era da intrattenere ospiti alla Casa Bianca a suon di musica, ma la storia di Cremona, come più volte ripetuto, non è solo liuteria. Il 13 novembre 1861 Abramo Lincoln parlerà, per poi mettere per iscritto, ai delegati del Congresso; è un discorso sviluppato a braccio dove chiede di accettare il reclutamento di una brigata irlandese per affrontare la Guerra civile americana cominciata da pochi mesi, Lincoln deve risultare convincente e racconta del ruolo eroico degli irlandesi nella battaglia di Cremona del 1 febbraio 1702. La sua richiesta viene accettata, del resto quello che successe a Cremona nel 1702 fa parte della storia bellica europea ma non solo, eppure sembra che in città nessuno se lo ricordi.

Con i presidenti John Adams e Thomas Jefferson Cremona “va a nozze” nel vero e proprio senso della parola; i due Presidenti studiarono la storia di quella città medioevale divisa tra Città Vecchia e Città Nuova, analizzarono con attenzione la contrapposizione interna a quelle mura, contrapposizione che però sapeva ritrovarsi per discutere su un futuro comune e condiviso. La Cremona del Duomo e del Cittanova mostrava un percorso sociale talmente avanti nei secoli che fu d'ispirazione per il loro pensiero politico, anche se i due risultavano politicamente divisi su molte cose. Mica roba da poco, calcolando che John e Thomas hanno scritto la Dichiarazione d'Indipendenza dando origine agli Stati Uniti d'America; per Jefferson, inoltre, il lino cremonese era il migliore al mondo, al pari dei violini nati sotto il Torrazzo.

Woodrow Wilson era più pragmatico, ai suoi tempi c'era di mezzo la Prima guerra Mondiale e così, per lui, Cremona era la enorme potenzialità – mai sfruttata - del canale navigabile e la visione del mondo agricolo cremonese che lo stesso Wilson decise di seguire per dare sviluppo alle zone rurali statunitensi. Wilson diede origine al più rivoluzionario atto di trasformazione del mondo agricolo nella storia degli Stati Uniti, un percorso nato dalla storia del settore primario cremonese. Richard Nixon e John Tyler conoscevano di Cremona, al momento del loro insediamento, soltanto l'affinità con il mondo della musica, mondo che li affascinava profondamente. Durante il loro mandato Tyler rimase fedele agli spartiti e ai violini ma Nixon, che ricoprì la carica nei tormentati anni tra la fine del 1960 e l'inizio del 1970, voleva saperne di più su quella città che era un'isola felice – o quasi – mentre il mondo stava cambiando. Per farlo decise di spedire alcuni diplomatici a discutere con le persone e le autorità della Cremona di allora, nonostante tutto non riuscì a capire fino in fondo quella stranezza sociale, ai suoi occhi risultava molto difficile, visti gli anni, trovare equilibri nella società in grado di mantenere comunque una certa prosperità economica. Ripensando agli scritti top secret dei diplomatici durante le loro visite in città sembra quasi che, al pari della Cremona medioevale, la Cremona di 60 anni fa avesse una visione del benessere comune che fosse in grado di superare le più profonde divisioni politiche o sociali. Era una città matura e rivolta al futuro, fu la frase di un console statunitense, forse era semplicemente una città che guardava ai suoi cittadini prima di tutto, perché il benessere quotidiano partiva e doveva tornare verso i veri protagonisti della vita sociale; i suoi abitanti.

Ma, oltre alla città, anche le persone erano parte delle lettere e degli scritti dei presidenti statunitensi, nel 1909 l'educatore Silas McBee, inviato in Italia da Theodore Roosevelt per studiare il sistema scolastico, incontrò il poeta Antonio Fogazzaro in Veneto. Una volta uscito dalla casa dello scrittore prese armi e bagagli e si diresse verso Cremona. Venne ospitato a cena dal Vescovo Geremia Bonomelli, cena che resterà perennemente impressa nella memoria dell'educatore perché il dialogo tra i due fu così illuminante da chiedere a Bonomelli di scrivere una lettera per il presidente Roosevelt. Silas lasciò Cremona il giorno dopo con una missiva che consegnerà personalmente a Roosevelt e da quella lettera nascerà una amicizia epistolare tra il vescovo di Cremona e il presidente degli Stati Uniti. Nei periodi cupi della Seconda guerra Mondiale il presidente Franklin Delano Roosevelt, cugino di quinto grado con Theodore – come ci tengono a precisare negli archivi – venne convinto dai Monuments Man di dare a Cremona uno status di città “protetta” per la sua storia artistica lasciandola fuori da combattimenti casa per casa o bombardamenti a tappeto. Tra piazza del Duomo, palazzo Fodri, la Pinacoteca e altro Franklin Delano decise di firmare l'atto di “non belligeranza” nel centro storico cremonese, soprattutto dopo il bombardamento del luglio 1944 che provocò vittime e danni tutt'altro che apprezzati dalla Casa Bianca. C'è un intero mondo da raccontare con 2200 anni di storia, un mondo che non si ferma a Washington, un mondo che va ben oltre una città con le sue – tante – peculiarità ed eccellenze.

E' un mondo tutto da scoprire e valorizzare non da allontanare e far finire, come spesso accade, in una sorta di dimenticatoio cittadino, perché sono moltissime le vicende ra raccontare, storiche o umane, nate all'ombra del Torrazzo.

Marco Bragazzi


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commenti


François

7 giugno 2024 09:51

60 anni fa eravamo in pieno saccheggio edilizio del centro urbano, e non solo a Cremona, altro che città proiettata nel futuro...