17 novembre 2024

Diedron, Bibendum, XO': l'Iceberg cremonese che faceva ballare, oggi rivive solo in due libri e in una canzone

Partiamo dalla stretta attualità... Il Sound è un bellissimo locale a Soresina e, in collaborazione con Music Movement organizza, giovedì 28 novembre, alle ore 21 la presentazione del libro di Erminio Mola, "Il suono del silenzio", pubblicazione interessante che racchiude gli articoli apparsi, anni fa, sul quotidiano La Provincia, dedicati alla discoteca Diedron. Erminio ha raccolto in questo libro una parte della vita di una generazione che ha fatto la storia del Diedron. Ospiti della serata saranno Cucciolo già dei Dik Dik e Claudio Arisi, un collezionista di dischi. Info e prenotazioni al seguente recapito telefonico:  351 3403070. Del Diedron, Bibendum, XO, grande discoteca di Oscasale (Cappella Cantone), aperta nel 1972 e chiusa definitivamente nel 2007 non è rimasto più nulla. Se non il ricordo delle migliaia di giovani di allora che l'hanno frequentata. La mega disco è tornata nella primavera scorsa, protagonista, con un'immagine, nel video musicale di Max Pezzali, dalla canzone "Discoteche abbandonate". Ebbene, Erminio Orlando Mola con "Il suono del silenzio, anni ruggenti al Diedron", avvocato, è stato appunto il cronista degli eventi al Diedron per il giornale "La Provincia" (a firma M.E.O.) e nel suo volume, ricorda la leggenda dalla discoteca di Oscasale. Ah ... quel che fu il mitico XO è anche descritto, nel libro fotografico di Davide Calloni e Alessandro Tesei, "Disco mute. Le discoteche abbandonate d'Italia", volume edito da Magenes, che racconta l'Apertura, il successo esorbitante, la crisi e ahinoi la chiusura delle sale da ballo italiana. La storia è la stessa per tutti questi locali. Però, ci sono talmente tante storie dentro... che: "migliaia di persone, di serate, i deejay, la musica ad alto volume, le uscite con la compagnia, gli incontri di una notte, le frasi tipo: e sabato prossimo ci sei? Si ballava fino all'alba e si tornava a casa con le orecchie che fischiavano. Queste sono le piste su cui abbiamo ballato, i banconi dei bar su cui abbiamo ordinato i primi cocktail, ingresso con 1 consumazione, la fila per entrare, sei in lista? La coda al bagno delle ragazze, un mio amico ci fa entrare nel privé. Le più grandi e famose, il Cocoricò, il Babaloo, il Prince, ma anche quelle più piccole o storiche, il Tana, il Domina, il Majorca: eccole qui. Vedere queste foto, vedere come sono ora, è rivivere una parte delle nostre vite, una parte bella, piena e intensa. Vi ricordate com'era quando capitava di vedere il locale con la luce del giorno? Più o meno la sensazione è la stessa. Però quanto ci siamo divertiti". Dulcis in fundo, così il sito Dusty Dancing, in modo minimalincisivo, descrive la storia in pillole del locale cremonese...

"All'inizio degli anni '70 viene commissionata agli architetti Francesco Mendini, Alfio Susini e A. G. Bolocan la progettazione di un nuovo locale per pubblico spettacolo, che però fosse straordinario anche nella sua architettura, nel suo impatto visivo e architettonico.
Costruirono quindi un parallelepipedo di 50 metri per lato che sprofondasse nel terreno inclinato di 83 gradi. In questo modo, passando lungo la strada, se ne vedeva emergere solo una parte, come un iceberg, dando la sensazione di essere storto. Da rimanere davvero a bocca aperta.

Ed è così che nel 1972 inaugurò la discoteca Diedron, il locale più sensazionale di tutta la provincia, che alla sua massima espansione poteva contare su tre piste al chiuso, tre all'aperto, un ristorante, una zona massaggi e un'area per tatuaggi all'hennè, per una capienza complessiva di diverse migliaia di persone.

Solo una ventina di anni dopo, con la stagione 1992-93 cambia nome in Bibendum, un taglio più commerciale grazie alla collaborazione con Radio 105 al sabato sera e musica anni 70-80 al venerdì.

Successivamente cambia nome in discoteca Xò, che porterà fino alla chiusura definitiva. I nuovi proprietari cercarono anche di rimodellarne le forme, forse perché non piacevano le linee "storte" di questo edificio, o forse cercavano solo una profonda discontinuità con il passato. Rivestirono la punta di questo iceberg di cemento quasi a volerne raddrizzare il profilo, e la pianta, da quadrata, venne rimodellata a forma di "L", ricavando un'area esterna, ma coperta da una tettoia, nello spazio risultante, ancora ben visibile nelle nostre fotografie. Chiude nel 2007, insieme a molti altri locali, anche a causa della crisi economica di quel periodo. Dodici anni dopo, nel 2019, l'intera area viene acquistata all'asta, per poi essere abbattuta.

Stefano Mauri


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