Dove va il commercio sotto il Torrazzo? Chiude "Adam's" un altro negozio storico in corso Campi, la quinta vetrina spenta prima della curva per corso Garibaldi
Si spegne la quinta vetrina nell'ultimo tratto di corso Campi, prima del voltone di via Antico Rodano, di via Palestro e della curva a sinistra su corso Garibaldi. Da qualche giorno sono comparse le critte "Liquidazione totale per cessata attività" anche su Adam's intimo al numero 37, un negozio storico della famiglia Piacenza. Il corso Campi, un tempo via dello struscio e dello shopping, è in piena crisi. A fine giugno ha chiuso, dopo oltre dieci anni, il vicino Benetton sempre in corso Campi. A marzo "Amelie" aveva lasciato il grande negozio in coda al corso per spostarsi più verso la metà del corso al posto di "Tesius" che aveva chiuso. E adesso in zona si contano già cinque negozi sfitti. Il contagio della crisi commerciale del vicino corso Garibaldi (una trentina di saracinesche abbassate, pur con qualche timidissimo cenno di risveglio), su cui neppure il periodo natalizio sembra portare gente, si allarga. Purtroppo la crisi commerciale del centro città (e non solo) sembra davvero inarrestabile. Anche in altre importanti strade cittadine (via 20 settembre, via Pietro Vacchelli, via Guarneri, i corsi Mazzini e Matteotti ecc.) sono decine le vetrine che si sono spente.
Certo che la crisi di corso Campi colpisce in modo particolare perchè da sempre questo è il passeggio dei cremonesi. "E' il corso per eccellenza su cui si affacciano i negozi più eleganti, con molte insegne di ditte prestigiose in campo nazionale e, addirittura mondiale: è la strada più frequentata della città, meta del passeggio serale dei giovani e dei meno giovani" scriveva il professor Gianfranco Taglietti nella sua monumentale opera "Le strade di Cremona" del 1997 (26 anni fa). E poi Taglietti racconta anche la storica fortuna commerciale della zona fin dall'inizio del '900 elencando una serie di negozi ormai nella memoria di pochi cremonesi. O ancora basta pensare a cosa era corso Campi nel settembre del 1989 quando la seconda Giunta Zaffanella volle potenziare l'isola pedonale cittadina attrezzando il corso con un fondo stradale in porfido e pietra di luserna, mettendo fioriere e sognando un futuro da "rambla di Cremona" sul fortunato modello della strada di Barcellona.
Purtroppo la scelta di favorire la Grande Distribuzione lungo la tangenziale (offrendo aria condizionata d'estate e caldo d'inverno, centinaia di parcheggi gratuiti, animazione), decisioni comunali che continuano ancora oggi, ha spinto i cremonesi lontano dal centro città e diventa sempre più difficile invertire la tendenza. Così il centro si anima soltanto con gli eventi o all'ora dell'aperitivo favorendo però solo bar o negozi di food.
Le scritte sulla vetrina del numero 37 di corso Campi, gli altri negozi chiusi e come appariva la folla in corso Campi (foto Muchetti) nel settembre 1989 per l'inaugurazione della "rambla"
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commenti
Maria Teresa capoelli
16 dicembre 2023 15:35
avete voluto i centri commerciali ecco il risultato...strade deserficate tutto allo sfascio lo stesso genova vale per il centro ,ma anche per le periferie un plauso alla lungimiranza dei nostri politici ...
Presariog
17 dicembre 2023 08:44
Purtroppo avviene in tutte le città non è solo un fenomeno locale
e va affrontato a livello nazionale.
Ma non mi sembra sia in agenda all'attuale governo.
Michele de Crecchio
17 dicembre 2023 00:41
Certo la tremenda crisi che sta devastando la tradizionalmente ricca attività commerciale della nostra città, e del suo centro storico in particolare, ha anche altre motivazioni (la diffusione degli acquisti per via postale, per esempio) ma è, purtroppo, innegabile che la causa principale di tale fenomeno è costituita dalla colpevole trascuratezza con la quale le varie giunte susseguitesi negli ultimi lustri, e in particolare quella ancora alla guida della città, non hanno voluto assumere i provvedimenti amministrativi (soprattutto l'adozione di varianti urbanistiche riducenti le superfici edificabili a scopo commerciale) che, sicuramente, avrebbero molto contribuito a limitare il devastante fenomeno che così tanti guasti sta producendo alla nostra città. Un grave peccato di omissione che le future generazioni di cremonesi rimprovereranno a lungo alla nostra!
Manuel
17 dicembre 2023 10:26
Mi auguro l’architetto abbia ragione, ma bisognerà capire quanto le giovani generazioni di cremonesi saranno impregnate di consumismo.
Se poi si rivelerà esatta la profezia dell’architetto, succederà quanto avveratosi con le mura della città, cioè grida manzoniane di pochi illuminati, ignorate e danni permanenti difficilmente recuperabili o integrabili nel contesto storico urbano.