19 novembre 2022

Il duo Krylov-Dovgan incanta l’Auditorium nell’appendice novembrina di StradivariFestival

In una (finalmente) fredda giornata autunnale, rifugiarsi fra le calde note del Museo del Violino è sembrata proprio una buona idea al numeroso pubblico accorso. “Krylov Violin Project”, l’appendice novembrina di STRADIVARfestival che vede coinvolto Sergej Krylov, funambolo dell’archetto nonché grande beniamino del pubblico cremonese, porta in scena un concerto per violino e pianoforte. Alla ribalta, oltre al violinista cremonese adottivo, anche la giovanissima pianista Alexandra Dovgan. Il programma ha accarezzato pagine meravigliose di musica, passando dalla Sonata per violino e pianoforte op. 137 n. 3 di Franz Schubert, alla Sonata per violino e pianoforte n. 5 op. 24 “La Primavera” di Ludwig van Beethoven per poi terminare con la monumentale Sonata in la maggiore per violino e pianoforte di César Franck. 

Dovgan, nonostante la giovane età, ha già incantato platee internazionali e vinto numerosi concorsi. Anche in questa occasione non si è smentita. La giovane virtuosa esibisce un suono maturo, mai metallico, tondo, proponendo dinamiche eleganti ed un'articolazione incredibile pur ancora scevra dei vezzi che normalmente fioriscono dopo i primi successi di un artista. Se l'ascoltatore chiudesse gli occhi non potrebbe in alcun modo scoprire che chi sta suonando ha soltanto 15 anni. Krylov, dal canto suo, oltre ad aver il merito della "scoperta" di questa pianista ad un festival e di aver avuto l'intuito di portarsela con sè a Cremona, ha esibito un atteggiamento da signore. In nessuna occasione il divismo, effettivamente non appartenente all'italo-russo, ha trovato spazio per sproporzionare l'equilibrio tra il grande artista ed il giovane talento ed entrambi gli esecutori sono sempre stati sullo stesso piano. Sulla tecnica di Krylov c'è poco da dire, siamo anche qui di fronte ad un talento internazionale costituito da genio e sregolatezza. Il suono del violinista, complice anche il bellissimo strumento costruitogli dal padre Alexander nel 1994, è potente e brillante. Il piglio di Sergej è sempre vigoroso, brillante, denso di armonici e dal vibrato stretto. Mai banale l'approccio ai diversi autori ed alla propria prassi. Ciò ci ha permesso di ascoltare un Schubert ancora di respiro quasi mozartiano, ed un Franck proiettato al novecento. Il duo ha trovato un'intesa magnetica, quasi incredibile, fondata su gesti millimetrici e sguardi di sfuggita. Nessun respiro eclatante, ma grande equilibrio e perfetta intesa di fraseggi, pause, dinamiche. Davvero tanti gli applausi che il pubblico ha tributato ai due artisti che per tutta risposta hanno proposto un filotto di bis. Il primo è lo Scherzo dalla Sonata F.A.E., scritta a sei mani da Schumann, Dietrich e Brahms per l'amico violinista Johannes Joachim. Egli avrebbe dovuto indovinare chi avesse scritto ciascun movimento che i tre compositori si sono divisi. Quello ascoltato da noi nella bellissima sala gremita del Museo del Violino è firmato da Brahms. È stata poi la volta del gioiellino Schön Rosmarin, di Fritz Kreisler. A chiusura una avanguardistica, forse poco compresa dal pubblico, versione di Stille Nacht composta dal russo Alfredo Schnittke.

Un lungo e sentito applauso finale ha costretto i musicisti ad uscire più volte dalla quinta a ricevere la conferma da un pubblico in visibilio di una serata davvero di grande qualità musicale, conferma anche della scelta quantomai indovinata di avere un "Artist-in-Residence" come Sergej Krylov. 

Fotoservizio Gianpaolo Guarneri/ Studio B12

Loris Braga


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