6 novembre 2022

Il nuovo presbiterio del Duomo svelato ai fedeli è una sfida: moderno e antico divisi ma uniti dalla luce. Piacerà?

Indubbiamente non è stata una sfida facile quella di adeguare il presbiterio della Cattedrale, consolidato stilisticamente da quattro secoli, alle nuove norme liturgiche. Tuttavia il progetto realizzato dal gruppo coordinato dall’architetto Massimiliano Valdinoci, visto oggi dai fedeli durante il rito di dedicazione ancora in corso, è riuscito nell’intento, grazie a due accorgimenti che suonano come un ossimoro architettonico: differenziare senza alcuna possibilità di equivoco e confusione i nuovi elementi dal contesto preesistente, uniformandoli con l’uso accorto della luce e con materiali opportunamente trattati per alleggerirne il più possibile l’impatto. A questo obbediscono, ad esempio, le scanalature adottate per gli scalini in marmo dell’altare e dell’ambone, marmo a sua volta trattato con leggere sabbiature per accentuarne l’aspetto materico eliminandone l’eccessivo nitore. Così anche a diffondere la luce contribuiscono anche le due cantorie completamente restaurate e rinnovate nei loro colori, gli inserti bronzei realizzati in fusione a cera persa, lucidati e verniciati a forno. La mensa eucaristica al centro del presbiterio è sopraelevata attraverso una predella di due gradini realizzata in marmo Bronzetto. I materiali, e il disegno dei gradini, sono stati scelti con l’intenzione di evidenziare «l'inserimento del nuovo rispetto al precedente» e «integrando elementi dell'uno e dell’altro». L’altare è realizzato in lastre di marmo Limestone persiano levigato, materiale che ricorda le eleganti volute dell’imponente altare marmoreo policromo settecentesco, con l’inserimento di quattro fasce in bronzo. Nella parte centrale della mensa, a continuare il disegno delle lastre di bronzo, c’è una microincisione: una “tovaglia marmorea” a forma di croce la avvolge interamente. Questo contribuisce a mantenere anche una veste scultorea con una sorta di leggero bassorilievo che attenua l’eventuale freddezza del materiale. L’ambone, collocato a sinistra dell’altare, si sporge rispetto la piazzetta senatoria a significare la parola rivolta all’assemblea e la necessaria visibilità anche da parte dei fedeli che occupano i transetti. Evitata ogni concorrenza rispetto ai pulpiti storici, la forma sobria e le sue dimensioni lo configurano non come un semplice leggio, ma come un’elevata tribuna. L’ambone è stato pensato come tre corpi aggettanti: uno centrale e due laterali. Il lettore vi accede salendo alcuni gradini (anabaino) per trovarsi in una posizione ben visibile e udibile. Esso è realizzato in lastre di Limestone persiano lavorato in diversi modi, levigato e leggermente inciso, con inserimenti di fasce di bronzo lavorato. Tali fasce riprendono il motivo dell’altare. Nella parte posteriore, viene ripetuta la microincisione presente sulla mensa. Ai piedi dei gradini dell’altare storico, la cattedra si presenta, per dimensioni e proporzioni, come una nobile sede episcopale e non un trono regale. È realizzata interamente in bronzo, fusione a cera persa con parti lucide; è posizionata su una predella di due gradini e in asse con l’altare storico e la nuova mensa. La forma si ispira, nel disegno e nell’idea di stabilità, al modello romanico a ricordare sicuramente i caratteri dell’edificio di fondazione su cui si sono poi radicati gli anni della satira cittadina. Sulla piazzetta senatoria è posta anche la sede presbiterale, in legno di noce, collocata a destra dell’altare. Il linguaggio artistico utilizzato da Gianmaria Potenza è costituito da simboli elementari e facilmente riconoscibili da tutti: il quadrato, il cerchio, il rettangolo, la spirale, il punto e la linea con i solo significati universali. Piacerà ai fedeli?

Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri-StudioB12

 

Fabrizio Loffi


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commenti


Enzo Rangognini

7 novembre 2022 11:12

Ho sempre nella mente la meraviglia che Giuliano Vangi ha saputo realizzare 25 anni fa con il nuovo presbiterio del Duomo di Padova: sculture a tutto tondo in primo piano dei santi patroni sapientemente proporzionate in marmo di Carrara lucidato al pari dell'angelo nunziante... Qui trovo tutt'altro linguaggio; ma soprattutto mi spiace l'impatto della base bianca dell'altare sopra il precedente pavimento a "trompe l'oeil"

michele de crecchio

7 novembre 2022 15:47

Anch'io ho già segnalato, come Rangognini e per quel che può contare il mio modesto parere, il disagio che provo nel vedere così grossolanamente trattato il pavimento a rombi (Rangognini correttamente aggiunge: con effetto a "trompe l'oeil) a suo tempo tanto accuratamente creato da Luigi Voghera. Almeno le dimensioni della soprastante predella marmorea, avrebbero infatti, con un minimo di attenzione in più, essere meglio coordinate con il disegno di tale pavimento.
Certamente il disagio maggiore che, credo, molti avvertano osservando le varie innovazioni apportate proprio alla più delicata delle parti che compongono la nostra straordinaria cattedrale, è dato dall'impatto, veramente difficile da "digerire", determinato dalle nuove parti scultoree e, in particolare, dalla nuova "cattedra", per la quale un raffinato collega mi ha parlato di "effetto Tutankamen"!
Sempre a mio modesto parere, tale cattedra non è poi così brutta, come a prima vista potrebbe sembrare, ma anzi, debitamente e con pazienza spiegata anche a chi, come il sottoscritto, non dispone della sapienza necessaria per comprenderne rapidamente e a fondo il messaggio artistico e culturale, potrebbe essere, forse, molto meglio apprezzata.
Proprio anche per questa ragione, e non solo per il gusto della battuta, sostengo che la sua collocazione più opportuna sarebbe, oggi, proprio nel museo diocesano, dove, tra l'altro, potrebbe avere anche un ottimo effetto di richiamo per incuriositi visitatori.