Il pittore Virginio Lini vorrebbe donare a Cremona il suo dipinto "Il mio Verdi". La tela lunga ben 53 metri raffigura tutte le opere del Cigno di Busseto con personaggi cremonesi. Il video
Lo scorso dicembre il canto lirico è divenuto patrimonio immateriale Unesco, evento celebrato da diverse città con forte vocazione lirica attraverso eventi e manifestazioni. Cremona ha però dato i natali a colui che è considerato il vero padre del melodramma, il divin Claudio Monteverdi, ma che è stata volentieri frequentata e vissuta da altri grandi compositori fra cui Giuseppe Verdi. Proprio al Cigno di Busseto il pittore Virginio Lini ha deciso di dedicare, dopo ben otto anni di duro lavoro, una grande opera pittorica lunga 53 metri contenente tutte le raffigurazioni dei titoli verdiani. "Nella vita ho fatto lo scenografo per i teatri, ho lavorato anche al Regio di Parma curando le scene di Stiffelio nell'inaugurazione della stagione del '68. Ho fatto anche il grafico, ma la pittura è una grande parte della mia vita. Faccio opere di grandi dimensioni, mi piace raffigurare gli uomini a grandezza naturale. Per questo ho dipinto un lungo quadro di 53 metri in omaggio ad un grande compositore che amo più di ogni altro, Giuseppe Verdi". Classe '46, Lini è originario (e tutt'ora residente) di San Daniele Po e si è diplomato in Scenotecnica al "P. Toschi " di Parma, partecipando a numerosi concorsi Nazionali e Internazionali sin dal periodo studentesco. La più grande opera di Lini è la raffigurazione di tutta la produzione lirica di Giuseppe Verdi: sono rappresentate tutte le 26 opere, da “Oberto, conte di San Bonifacio” (1839) a Falstaff (1893), disposte su un totale di 53 metri di lunghezza e 1,70 di altezza che fanno de “Il mio Verdi” un’opera monumentale, fra i dipinti più lunghi al mondo.
"Nell'opera ho raffigurato 120 personaggi, molti di essi cremonesi. Desidero donare a Cremona questa grande tela, mi piacerebbe che fosse a disposizione di tutti perchè parla di Cremona, oltre che dell'opera verdiana" commenta Lini. Un'opera d'arte che parla del passato ma che parla anche di presente, in una sorta di amicizia fra i due tempi che insieme guardano al futuro.
Una grande opportunità per la città che già nel 2015 ha avuto boom di visitatori quando fu esposta al Centro Culturale Santa Maria della Pietà e che potrebbe essere interessante rivedere sotto al Torrazzo, forte anche dell'attrattività turistica che potrebbe avere un dipinto di questo genere che, adeguatamente valorizzato, potrebbe essere una grande opportunità didattica oltre che culturale.
foto e riprese Gianpaolo Guarneri/Studio B12
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