18 novembre 2024

Il Ponte Verdi tra i lavori da 14 milioni in mano alle imprese del Mose e chi in macchina sfreccia a tutta velocità nonostante le limitazioni. Di notte il passaggio furtivo degli over 44 tonnellate

Dal Mose di Venezia al ponte “Verdi” di San Daniele Po. Cosa centrano, direbbero i più, le due opere insieme? Centrano perché un paio delle imprese che da alcuni giorni hanno avviato i lavori di sistemazione e messa in sicurezza del viadotto che collega Parmense e Cremonese, Lombardia ed Emilia, nel tratto compreso tra i Comuni di Polesine Zibello, Roccabianca e San Daniele Po hanno lavorato alla realizzazione del celebre sistema di dighe mobili che difende la città lagunare. 

Quello del ponte “Verdi” è un appalto da 14 milioni e 866mila euro promosso e gestito dalla Provincia di Parma, in accordo con quella di Cremona, grazie ad un finanziamento complessivo di 20milioni di euro stanziati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nell’ambito del programma di ripristino dei ponti sul Po. A realizzare i lavori è un consorzio di imprese composto da Steelconcrete Consorzio Stabile di Verona, Leocapal Srl e Nautilus Srl di Venezia. Proprio le due ditte veneziane sono state coinvolte, a sui tempo, nella realizzazione del Mose. I lavori oggi in corso sul “Verdi” andranno avanti sino ai primi mesi del 2026 e comporteranno anche una serie di spettacolari operazioni, su tutte quelle subacquee che saranno realizzate, prossimamente, da personale specializzato. Nel frattempo, in questi giorno, si è tenuto un sopralluogo sul posto con i “vertici” della Provincia di Parma (vale a dire l’Ente appaltante) a partire dal presidente Alessandro Fadda per proseguire col vicepresidente Daniele Friggeri. Presenti anche il dirigente dell’ufficio viabilità della stessa Provincia emiliana, l’ingegner Gianpaolo Monteverdi, il sindaco di Roccabianca Alessandro Gattara e l’assessore del Comune di Polesine Zibello Sabrina Fedeli con il consigliere delegato alle opere pubbliche Luca Davoli.

Alessandro Fadda, da poche settimane alla guida della Provincia di Parma, che nei giorni scorsi ha incontrato anche il suo collega Cremonese Roberto Mariani per parlare anche di questa opera, ha rimarcato che “Dopo il primo intervento da 6milioni di euro di qualche anno fa che ci ha permesso di eliminare le urgenze  ora procediamo con questo ulteriore e grande passo. La Provincia si è fatta carico di questo problema che è di tutta la collettività di entrambe le rive” e, rispondendo alle preoccupazioni dei cittadini circa prossime ed annunciate chiusure ha ribadito che “grazie alle tecnologie utilizzate i lavori potranno procedere tenendo aperto il ponte (col senso unico alternato e le limitazioni già vigenti). Le chiusure necessarie  saranno brevi e concordate con gli Enti locali, le aziende che abbiamo già incontrato,  i comitati ed i cittadini del territorio” annunciando anche nuovi sopralluoghi al fine di tenere informata tutta la popolazione sull’avanzamento delle opere che dovrebbero concludersi entro la primavera 2026 (con la riapertura completa del viadotto): il tutto in pieno coordinamento anche con la Provincia di Cremona.

Le chiusure, che stando alle previsioni dovrebbero avvenire in inverno e, in particolare, a ridosso del Natale saranno fatte cercando di individuare appunto quei periodi in cui il traffico sia il minore possibile. Peccato, aggiunge chi scrive queste righe, che anche le chiusure del recente passato, nonostante alcuni proclami e alcune proposte finite in un nulla di fatto, non siano state colte come una opportunità per migliorare i collegamenti via acqua, ripristinando dei servizi di traghetto che, certamente, non avrebbero risolto i problemi ed i disagi dei mezzi pesanti (giusti evidenziarlo) ma avrebbero potuto almeno alleggerire i disagi di qualche lavoratore e avrebbero potuto essere l’occasione, nel potenziare i trasporti via acqua, per creare qualche occasione lavorativa lungo il Po.  Ma forse, anche il turismo fluviale, nonostante convegni, accordi, “paroloni” e quant’altro continua a procedere a rilento e diversi “treni” ormai sono stati persi.

Tornando ai lavori in corso, il vicepresidente della Provincia di Parma Daniele Friggeri, delegato alla viabilità, nel ringraziare sia le imprese coinvolte che l’ufficio viabilità della Provincia, ha quindi spiegato che “le opere di messa in sicurezza riguarderanno il rifacimento di 35 campate prevalentemente in alveo (con rifacimento di marciapiedi, cordoli, soletta e impermeabilizzazione) ed il ripristino e potenziamento delle pile in acqua”. Di particolare interesse sarà la sistemazione delle pile in alveo con intervento, come già anticipato, di personale specializzato in lavorazioni subacquee che ha lavorato, per altro, alla realizzazione del Mose a Venezia. “Per noi – ha detto ancora Friggeri – questo vuole essere un po’ il cantiere vetrina e rappresentare un po’ la nuova immagine dell’Amministrazione provinciale che si è appena insediata, in primis sul tema del monitoraggio in collegamento con le comuità locali, ma anche relativamente alla comunicazione che ci sarà su questo intervento che coinvolge diverse modalità, da quelle sopra al ponte a quelle con sommozzatori in acqua e quindi sarà molto interessante sotto diversi punti di vista e crediamo che per noi possa essere il biglietto da visita di una nuova amministrazione provinciale che ha davvero voglia di mostrare la nuova capacità di messa in opera delle risorse che recupereremo, che abbiamo e che sempre di più vorremmo intercettare”. 

Il sindaco di Roccabianca Alessandro Gattara, che in questi anni ha sempre seguito l’evolversi della situazione, non manca di “ripercorrere” la “telenovela” del ponte iniziata con i primi problemi nel novembre 2015. Da lì, dopo un primissimo intervento di sistemazione da due milioni di euro ne è seguito uno da 6 milioni di euro (finanziati dal Ministero) nel 2021, fino ad arrivare ai lavori odierni. I Comuni, come evidenziato dallo stesso Gattara e dall’assessore Sabrina Fedeli di Polesine Zibello intervenuta col consigliere delegato Luca Davoli, continueranno a monitorare l’evolversi delle opere tenendo costantemente informata la cittadinanza. Come rimarcato dal presidente Fadda “La Provincia ha molto a cuore la situazione di tutti i ponti in stretto coordinamento con gli Enti coinvolti e per la completa sistemazione del Verdi si è già al lavoro per reperire ulteriori necessarie risorse”. 

E’ invece tramontata, sembra definitivamente, l’ipotesi di un nuovo ponte (almeno nel tratto in alveo) che era stata fortemente caldeggiata dai sindaci e, infine, si deve purtroppo denunciare, ancora una volta, la grande inciviltà di molti camionisti ed automobilisti che, quotidianamente, lo percorrono ignorando le regole, con buona pace della sicurezza e del senso civico. Va ricordato che sino a fine lavori restano in vigore tutte le limitazioni già stabilite e fissate da tempo che riguardano il divieto di sorpasso su tutto il ponte, non solo sul tratto interessato dal cantiere, il peso massimo per i mezzi pesanti che non deve superare le 44 tonnellate ed il distanziamento di almeno 50 metri tra i veicoli. Solo a lavori conclusi il viadotto potrà essere riaperto in entrambi i sensi di marcia ed a tutti i mezzi pesanti. Tuttavia basta fare un giro sul viadotto a qualsiasi ora del giorno e della notte per assistere a sorpassi spericolati (anche nella nebbia), a minus habens (se si scrive idioti si capisce meglio?) che strombazzano come se non ci fosse un domani prendendosela con chi le regole le rispetta; per non parlare del distanziamento regolarmente non rispettato dai più. A questo si aggiungano i mezzi pesanti (anche con pesi ben superiore alle 44 tonnellate) che, specie di notte, sfrecciano sul ponte (chiedere a chi vive nelle vicinanze per credere): al punto che la Provincia di Parma, come confermato anche dall’ingegner Monteverdi, a suo tempo ha dovuto incaricare una guardia giurata al fine di impedire il passaggio dei mezzi che superavano le 44 tonnellate.

Ultima “chicca” riguarda il tratto di ciclovia Vento, che passa proprio sotto al ponte nella zona di Isola Pescaroli, dove in più occasioni qualche altro minus habens ha pensato di percorrerla in macchina (senza per altro rendersi conto delle conseguenze evitabilissime che ci sarebbero in caso di incidente). Un discreto elenco di comportamenti demenziali che ben evidenziano il livello di una certa parte di personaggi. C’è da sperare in un forte aumento dei controlli e delle sanzioni: chissà, magari, l’eventuale nuovo tratto di ponte sarà finanziato con i “fondi stupidità” che potrebbero essere varati con una iniziativa ad hoc.

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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