Il vescovo ha presieduto in Cattedrale l'Eucaristia della Prima Domenica di Avvento insieme all'Unitalsi e alla Casa della Speranza sottolineando l’importanza dell’andare incontro al prossimo
Un nuovo anno liturgico da intraprendere «con fede, carità e speranza» in vista del grande appuntamento del Giubileo 2025. All’inizio dell’Avvento l’Eucaristia presieduta dal vescovo Antonio Napolioni in Cattedrale è stata segnata da due ulteriori circostanze: la Giornata dell’adesione dell’Unitalsi, celebrata sempre la Prima Domenica di Avvento, e la Giornata mondiale contro l’Aids, che ogni anno ricorre il 1° dicembre e in occasione della quale il vescovo è solito incontrare ospiti e operatori della Casa della Speranza, la struttura della Caritas diocesana per l’accoglienza dei malati di Aids. Quest’anno le due realtà hanno deciso di dare inizio insieme al tempo in preparazione al Natale, «un cammino verso la pace, nel mondo e nei cuori» e che «siamo chiamati a coltivare nel tempo degli anni civili e liturgici», ha detto monsignor Antonio Napolioni all’inizio della celebrazione.
La Messa delle 11 in Duomo, trasmessa come ogni domenica in diretta tv su CR1 e in streaming sui canali web e social della Diocesi, ha visto così la partecipazione di dame, barellieri e volontari della Sottosezione cremonese dell’Unitalsi insieme a ospiti, operatori e amici della Casa della Speranza. Accanto al vescovo c’erano il direttore di Caritas Cremonese don Pierluigi Codazzi e l’assistente dell’Unitalsi cremonese don Maurizio Lucini, che hanno concelebrato insieme ad alcuni dei canonici del Capitolo.
Ispirandosi alle letture della Prima Domenica di Avvento il vescovo ha delineato che cosa significa per i cristiani il periodo di preparazione al Natale di Gesù e il legame con le attività caritatevoli portate avanti dalla Casa della Speranza e dall’Unitalsi. «Chissà quante persone vegliano nella notte per altri motivi: dolore, preoccupazione, insonnia. Chi per meditare il male, chi veglia sulla vita degli altri per proteggerla e prendersene cura. Vegliare è atteggiamento altamente umano, che indica la nostra dignità di persone vigilanti, attente, che non si lasciano passare la vita addosso senza rendersi conto di cosa accade loro».
E proprio le parrocchie della Diocesi saranno protagoniste di un lungo e ininterrotto vegliare durante tutto l’Avvento [leggi per saperne di più]. Ma il vescovo ha voluto anche ricordare «la bella testimonianza» della notte di preghiera condivisa il sabato prima con la comunità della Costa d’Avorio (che gli ha fatto dono della casula viola indossata in Cattedrale), sottolineando poi l’importanza dell’andare incontro al prossimo, «di essere noi stessi avvento».
Ringraziando le attività portate avanti dai due gruppi, il vescovo ha ribadito l’importanza di «accogliersi come un dono», «un’opportunità di creare il mondo nuovo di Dio e dei suoi figli, quello della fraternità e della pace» e non facendo prevalere «la diffidenza, la solitudine e l’individualismo: i virus che ci prendiamo tutti», con la conseguenza di «lasciare i più deboli da soli e far pagar loro il prezzo di arroganze, di sopraffazioni e violenze infinite».
L’Avvento, che porterà all’apertura del Giubileo anche in Cattedrale il prossimo 29 dicembre, è dunque l’opportunità «ti tirare fuori il meglio di ciascuno di noi – ha detto Napolioni –. Perché c’è sempre qualcosa di bello e buono che ancora non è stato espresso in ogni stagione della vita» e che in definitiva bisogna fa «germogliare crescere e sovrabbondare» nelle proprie quotidianità. «È bello pensare che ogni minuto qualcuno di noi, anche di notte, rimane sveglio in attesa del Signore. Allora la preghiera di chi è malato, di chi è solo, non sia più una preghiera solitaria ma di comunione».
Terminata la liturgia eucaristica, il presidente dell’Unitalsi di Cremona, Tiziano Guarneri, ha letto la preghiera del malato. (www.diocesidicremona.it)
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