17 febbraio 2021

IN MEMORIA 3 - Ancora nomi, ancora vite portate via dal virus Luigi Ablondi, Giuliano Regis, Gian Carlo Ceruti, Angelo Locatelli

Ecco ancora nomi e storie, altri ricordi, altri affetti. Per non dimenticare quello che abbiamo vissuto e che, per certi versi, stiamo ancora vivendo in questo lungo anno di Covid continuiamo il nostro ricordo di chi ci ha lasciato. . Le vittime del virus non possono essere soltanto nomi ma persone che lasciano dei vuoti incolmabili. Ecco Giuliano Regis, Giancarlo Ceruti, Angelo Locatelli e Luigi Ablondi tutti personaggi che abbiamo incontrato nella nostra strada di cronisti. Chi volesse ricordare altre vittime della pandemia può farlo scrivendo a redazione@cremonasera.it oppure sulla posta di facebook.


GIULIANO REGIS


Il 19 aprile 2020 se n'è andato anche Giuliano Regis, portato via dal virus come la moglie Lidia Denti scomparsa lo scorso 7 aprile. Erano sposati da 50 anni. Giuliano Domizio Regis, classe 1938, ragioniere commercialista di lungo corso con studio in via Antiche Fornaci e prima in via Palestro, è noto oltre che per l’attività professionale, per le sue ricerche fotografiche sull’architettura, l’arte cremonese e il paesaggio. Fin dagli anni Sessanta si è occupato di fotografia realizzando alcune storiche mostre dedicate alla sua città: tra queste vanno ricordate quelle sugli ex monasteri, su Sant’Omobono, sul Battistero, sulla basilica di San Lorenzo e quelle straordinaria con Antonio Leoni sul vecchio ospedale.

Ha collaborato alla preparazione di volumi e collane specialistiche da itinerari d’arte in provincia di Cremona alla Storia di Cremona. Ha effettuato ricerche sui grandi fotografi cremonesi del passato, in particolar modo su Aurelio Betri. Alla passione per la fotografia ha unito quella del volo e in particolare quella di pilota d’aliante. Spesso ha unito la fotografia al volo ricavando straordinarie fotografie dal cielo del nostro territorio con cui ha corredato diverse pubblicazioni. I panorami di fotografia aerea di Regis sono considerati tra i migliori assoluti nel nostro Paese. Con Nikon e Leica, sfruttando la luce radente che modella le forme ha realizzato immagini straordinarie. Come quelle raccolte nel libro “Immagini dal cielo, paesaggi fra Adda, Oglio e Po” edito dalla Libreria del Convegno.

Giuliano aveva anche una passione per l’editoria. Nel 1980 fu tra i fondatori del settimanale “Mondo Padano”



ANGELO LOCATELLI


Anche Angelo Locatelli, 65 anni è stato portato via dal Covid. Era il 26 marzo 2020, da qualche giorno se n'era andata anche la mamma Evanghelia. Ricercatore, giornalista, storico appassionato del nostro territorio, aveva collaborato con il quotidiano la Provincia e a lungo con il quotidiano “La Cronaca” e con altre testate, raccontando in modo particolare quei lembi di terra tra Cremona e Brescia che solo l'Oglio divide. Residente a Robecco d'Oglio era stat ricoevrato con i primi sintomi della malattia, a Manerbio e quindi a Desenzano. Angelo Locatelli è stato tra i fondatori delle comunità Elleniche di Brescia e Cremona in quanto il padre aveva sposato una donna greca conosciuta a Cefalonia. Frequentatore assiduo degli archivi comunali dei municipi lungo l'Oglio, nella sua ricerca appassionata aveva, tra l'altro, realizzato tre anni fa la storia di Corte de' Frati, un volume di 600 pagine. Tra le sue principali pubblicazioni c'è l'opera “Cento cascine” pubblicata nel 1991 con fotografie di Giovanni Solari. Ricordiamo una magnifica serata in cui, a palazzo Zaccaria di Bordolano, Locatelli raccontò magistralmente la storia del palazzo e del territorio. L'opera di ricerca a cui a lungo si è dedicato è stata quella sul soggiorno di Karol Wojtyla nella Bassa Bresciana, a Seniga nel 1947. Ha raccontato dell'amicizia di don Francesco Vergine con Woktyla, conosciuto durante un corso sulla Gioventù Operaia (Jeunesse Ouvrière Catholique) a Roma e mantenuta anche dopo la salita al soglio pontificio come Giovanni Paolo II. Angelo ha raccontato delle messe e delle omelie, delle passeggiate lungo l'Oglio del futuro papa e delle sue puntate in bicicletta fino a Ostiano, San Sigismondo o in piazza del Duomo a Cremona che ammirò estasiato. Dal libro di Locatelli è stato realizzato anche un film.


LUIGI ABLONDI


Se n'è andato nel pomeriggio del 16 marzo. Luigi Ablondi aveva 66 anni. Era ricoverato da qualche giorno all'ospedale maggiore di Parma in seguito ai primi sintomi da Coronavirus. Era originario di Corniana di Parma. Dirigeva la Clinica Ancelle della Carità di Cremona e probabilmente ha contratto il virus durante il suo lavoro. Per dieci anni ha diretto l'ospedale maggiore di Crema, dove ha lasciato un grande ricordo. Il modo migliore per ricordarlo è quello di riproporre la lettera che hanno scritto i sindaci cremaschi.

Luigi Ablondi, già direttore generale dell’Ospedale Maggiore di Crema poi dell’Asst del nostro territorio, è morto ieri a Parma. Per la sanità cremasca è una grave perdita. È anche merito suo se abbiamo mantenuto l’autonomia del nostro ospedale. Lui che ci ha permesso di presentarci davanti ai vertici regionali e, con orgoglio e rabbia, affermare: “Non potete non riconoscere l’Autonomia a un Ospedale che negli ultimi 5 anni è stato ai vertici della graduatoria da voi stessi stilata”.Per questo, caro direttore, ti diciamo, con profonda tristezza, UN IMMENSO GRAZIE. Con lui se ne va un manager pubblico che racchiudeva in sé capacità gestionali e abilità politiche, non partitiche, che gli hanno permesso di portare l’ospedale cittadino a livelli di eccellenza. I sindaci del Cremasco lo ricordano al loro fianco e in prima linea nella difesa dell’autonomia dell’ospedale cittadino. L’immagine simbolo di questa sintonia è la fotografia (qui pubblicata) sulla scalinata dell’Ospedale Maggiore con tutti gli operatori sanitari in camice bianco insieme a molti cittadini accorsi e ai sindaci del Cremasco con la fascia tricolore. Una sua idea per rappresentare, più di tante parole, un territorio unito nella difesa di un presidio ospedaliero di eccellenza a servizio della nostra comunità. Con noi sindaci, aveva creato un feeling particolare e con alcuni era diventato anche amico. In alcune circostanze questo rapporto diretto e franco con i sindaci ha permesso di risolvere questioni complesse. Tra i suoi meriti va inserito quello di avere valorizzato alcuni reparti specialistici con il risultato di farli diventare punti di riferimento anche per territori limitrofi. Lungimirante, aveva concesso l’apertura di Punti di prelievo in vari Comuni. Nella classifica che la Regione stila ogni anno per i manager della Sanità era sempre ai vertici, ma questo non lo aveva reso arrogante e supponente. Bastava una telefonata per essere ricevuti da lui senza formalismi o attese.

Luigi Ablondi era uno di noi, un Parmigiano che amava il Cremasco. Un amico dei sindaci. Ci mancherà".


GIAN CARLO CERUTI


Il 30 marzo se n'è andato a 67 anni all'ospedale di Crema Gian Carlo Ceruti, ex presidente della Federazione Ciclistica Italiana. Solo il giorno prima sembrava che stesse lentamente riprendendosi poi, nella notte il crollo., stesse lentamente e progressivamente migliorando. Oggi invece arriva la notizia della sua scomparsa, vinto dal virus questa mattina all’ospedale di Crema dopo diversi giorni di ricovero. Aveva 67 anni. Ceruti era cremasco di Pianengo e per oltre vent'anni è stato sindacalista della Fiom (dal 1976). Ma la sua passione, aldilà di quella civile per le battaglie sindacali e politiche, è sempre stato il ciclismo. Lo ricordiamo appassionato cronista sportivo al primo "Mondo Padano" dove ogni lunedì raccontava le imprese dei giovani ciclisti della nostra provincia. Dal 1997 al 2005 Giancarlo Ceruti ha guidato la Federciclismo, cioè il vertice italiano del settore, vivendo in prima persona diversi momenti importanti della storia del nostro sport, dalla fantastica avventura sportiva di Marco Pantani, ai momenti drammatici per tutto il movimento sportivo di Madonna di Campiglio nel 1999 fino alla sua tragica scomparsa. E poi gli ori olimpici di Paola Pezzo e Antonella Bellutti nel 2000, quello di Paolo Bettini ad Atene 2004 e tanti altri momenti della vita sportiva del nostro paese. Negli stessi anni e stato inoltre componente del Consiglio nazionale Coni e della Commissione mondiale per la Lotta al doping dell'Unione ciclistica internazionale e Consigliere nazionale dell'Istituto del credito sportivo.

Dopo la pensione Ceruti, si è dedicato allo studio, tanto da conseguire in questi anni tre lauree (in filosofia, in scienze politiche e in scienze antropologiche) scrivendo alcuni libri (tra cui «Il cicli­smo dalla Sicilia alla Toscana») nei quali approfondiva i rapporti tra ciclismo ed etnografia e le migrazioni dei giovani ciclistici in cerca di successo dal Meridione al Nord dell’Italia.


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