22 giugno 2025

Inaugurata l'Infiorata di Chiaravalle. Domenica 29 concerto con la Ponchielli Vertova. L'itinerario delle infiorate

Apre oggi, domenica 22 giugno, nella storica e plurisecolare Abbazia di Chiaravalle della Colomba, nella Bassa Piacentina, ma luogo molto caro a tanti cremonesi, la tradizionale Infiorata del Corpus Domini. Un appuntamento tradizionale, sempre molto atteso e seguito, che domenica prossima, 29 giugno, alle 21, vedrà protagonista anche il coro Ponchielli Vertova di Cremona, diretto dal maestro Loris Braga. Per l’occasione andrà infatti in scena il Concerto dell’Infiorata con musiche di Verdi, Puccini, Donizetti, Bizet e Rossini, con la partecipazione del coro Vallongina diretto da don Roberto Scotti, della Polifonica Vogherese diretta da Marco Simoncini e, appunto, del coro Ponchielli Vertova diretto da Loris Braga. Per l’occasione si esibiranno anche il soprano Rebecca Brusamonti, il tenore XinRui Liu e il basso Fabio Bonelli. Ci sarà anche la partecipazione straordinaria del baritono Giorgio Cebrian e sarà pure presente l’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici. Maestro concertatore e direttore sarà don Roberto Scotti. 

Oggi, domenica 22 giugno, per la giornata inaugurale della Infiorata,  alle ore 18 messa e processione eucaristica e, alle ore 20.45 concerto dell'Infiorata “Maria Luce di Speranza”.  Nella navata centrale dell’Abbazia, dove è allestita la spettacolare opera, si possono ammirare gli undici dipinti su tavola dipinti da Stefano Villaggi contornati di fiori e foglie che compongono appunto l'Infiorata. Il tema di quest'anno è “Via Lucis”. L’Infiorata resterà visitabile fino al 6 luglio con aperture quotidiane e, contemporaneamente, è visitabile anche  la mostra “Cella Hospitum – L’ospitalità nei monasteri medievali”. Una occasione da non perdere, anche per i cremonesi, per diversi motivi. Primo fra tutti il fatto che la storica, magnifica Abbazia, ha tra i suoi fondatori un cremonese, il marchese Corrado Cavalcabò (padre di Sopramonte Cavalcabò, primo marchese del feudo imperiale di Viadana). Tutto ebbe inizio nel 1136 quando San Bernardo, mantenendo un impegno preso con il vescovo di Piacenza, Arduino, inviò una colonia di monaci da Clairvaux i quali, giunti in località Carreto, fondarono l’Abbazia di Chiaravalle della Colomba, Leggenda vuole che sia stata una colomba ad indicare il perimetro dell’Abbazia con trucioli di legno. In ogni caso, Arduino stesso ed i marchesi Uberto Pallavicino e Corrado Cavalcabò, donarono i terreni ai monaci. La mostra è allestita  nella sala del Capitolo, è stata realizzata dall’Abbazia Cistercense di Morimondo (MI) ed è curata da Anna Gloria Berra, Mauro Loi, Paolo Mira, Rosalinda Panciroli, Maide Rancati, Laura re, Piero Rimoldi e Silvia Testa. I legami cremonesi sono anche altri. Infatti è doveroso ricordare che a Cremona esisteva il Monastero della Colomba che sorgeva nei pressi della Chiesa di San Pietro tra le vie Belvedere (poi divenuta via Ettore Sacchi) e via della Colomba. Pare che il luogo prendesse il nome dal miracolo di due colombe profuse di luce che apparvero ai cremonesi durante la battaglia del 1213 vinta contro i milanesi. Ma c’è anche chi  attribuisce il nome ai precedenti possessori dell’area, vale a dire i monaci dell’Abbazia di  Chiaravalle della Colomba. Molto probabilmente prese il nome da un precedente convento della Colomba che sorgeva fuori le mura della città e incorporato in questo convento. Venne edificato su iniziativa di Bianca Maria Visconti che voleva riunire i conventi Del Boschetto, di Santa Monica e della Colomba (precedentemente fuori le mura) e affidato a Francesca Bianca Sforza, figlia illegittima di Francesco Sforza e pertanto sorella di Ludovico il Moro. Come spiega inoltre la professoressa Silvia Testa, autrice insieme a Piero Rimoldi del libro “Abbazia e siti Cistercensi in Italia 1120-2018”, è documentato che “i monaci di Chiaravalle avessero una casa a Cremona, nella zona di San Pietro  che serviva da base per le vendite di prodotti, come avveniva anche in altre città. A Cremona – prosegue - venivano venduti dei fusti di rovere che servivano poi per le costruzioni e di questo i conversi si lamentarono con l'abate, ritenendolo un depauperamento dei beni della comunità. C'erano diversi insediamenti femminili attorno a Cremona ad al Boschetto – aggiunge la studiosa -  poi questi insediamenti sono entrati in città e ci sono delle testimonianze anche toponomastiche: Via S. Bernardo e via del Cistello perché qui si trovava un monastero cistercense femminile chiuso in epoca napoleonica (Cistelle da Citeaux luogo di fondazione dell'Ordine Cistercense).  Inoltre la Chiesa di Santa Maria Maddalena, ora parrocchiale, detta anche La Cava a Cavatigozzi era un'abbazia cistercense fondata dai monaci di cistercensi di Cerreto, vicino a Lodi. In quell'insediamento è rimasto in piedi anche il monastero con il chiostro e ora questi locali sono adibiti a scuole”. Tornando alla mostra va ricordato che lo scambio avviene all’interno dell’associazione Aisac che raggruppa numerose abbazie cistercensi e che vuole favorire una più diffusa conoscenza del mondo cistercense nelle sue numerose manifestazioni. Chiaravalle della Colomba è inserita nel tracciato moderno della via Francigena, e l’anno giubilare non fa che rafforzare il suo ruolo di luogo d’ospitalità per i numerosi viaggiatori e visitatori che vi giungono. L’esposizione si compone di una ventina di pannelli che descrivono, a partire dalla Bibbia e dalla Regola di San Benedetto, quella speciale virtù che è l’accoglienza perché’ questa prima che essere un insieme di attività deve essere un atteggiamento del cuore. L’apparato fotografico fa conoscere varie strutture monastiche adibite al servizio dell’accoglienza presenti in diversi paesi europei, il vitto e la mensa dei pellegrini, le cure “ospedaliere” che venivano praticate in caso di necessità. Le abbazie offrivano anche assistenza spirituale a coloro che avevano intrapreso il viaggio per devozione verso i luoghi più santi della cristianità  o per espiare i peccati e attraverso le fatiche, le umiliazioni, le preghiere e la profonda revisione della propria vita, raggiungere la Salvezza eterna. Questa mostra, attraverso le attività dell’offrire cibo, ricovero, cure sanitarie e carità spirituale a coloro che bussano alla porta dell’abbazia, mette in risalto che l’esperienza della clausura, nascosta e ritmata dalla liturgia, si espande nel territorio circostante e a volte donava vocazioni che proprio attraverso la porta del monastero venivano in contatto con la fede dei monaci. Anche a Chiaravalle della Colomba e nelle sue grange (fattorie) di Moronasco e Cangelasio  si praticava l’accoglienza dei pellegrini e dei viandanti e vi erano dei locali adibiti a questo scopo. Tornando alle Infiorate, è un vero e proprio itinerario quello che, sulla sponda emiliana del Grande fiume, si può seguire, alla scoperta di queste opere d’arte e di fede.  Itinerario che prosegue  a Vidalenzo di Polesine Zibello, nella chiesa di san Cristoforo dove hanno sede i monaci benedettini Custodi del Divino Amore. Qui spicca lo spettacolare tappeto fiorito  dedicato al Giubileo in corso, e quindi al tema della “Speranza”. Non solo un’opera d’arte ma un vero e proprio itinerario spirituale, un ponte tra cielo e terra, tra fede e comunità, in cui balzano all’occhio le raffigurazioni di papa Leone XIV e di papa Francesco. A realizzare l’opera sono stati i monaci benedettini “Custodi del Divino Amore” con l’aiuto prezioso di numerosi volontari ed è stata anticipata alla celebrazione dell’Ascensione di Gesù, ma proseguirà per tutto il mese di giugno. Il tappeto artistico  è suddiviso in quattro riquadri, ognuno con un preciso significato spirituale. Nel primo  Papa Leone XIV  riceve la successione apostolica direttamente da San Pietro, accompagnato da Sant’Agostino, figura di grande profondità teologica e spirituale. Nel secondo Papa Francesco, che con un gesto paterno saluta la comunità, lasciando un’eredità di fede e speranza; nel terzo lo  Spirito Santo e Maria, Madre della Chiesa, che illuminano il cammino e  ricordano che l’amore di Dio è sempre presente e, nel quarto,  la Basilica di San Pietro, simbolo della Chiesa universale, con le sue colonne che accolgono e abbracciano il mondo, impreziosita dal segno del Giubileo.  “Il tappeto artistico – spiegano i monaci - è anche una testimonianza di vita comunitaria: un'opera realizzata insieme, con fatica, impegno e dedizione. Quest’anno la comunità ha vissuto momenti di gioia, come il matrimonio di due fedeli, che ha arricchito la parrocchia con una nuova famiglia. Ma ha anche attraversato il dolore: molte mani si sono unite nella preparazione del tappeto, alcune cariche di speranza, altre segnate dalla sofferenza.   Ogni petalo posato – proseguono i monaci -  è simbolo della delicatezza della fede, della bellezza che fiorisce anche nelle difficoltà. Ogni seme piantato rappresenta la speranza, la promessa di un futuro che si apre davanti a noi, la certezza che la vita continua nonostante le prove. Ogni chicco raccolto è il frutto maturo della preghiera e della dedizione, il dono che si offre agli altri, il nutrimento che fortifica la comunità”. Anche l’oratorio di Santa Franca, ai piedi dell’argine maestro del Po, affidato sempre ai monaci di Vidalenzo, contribuisce con una rappresentazione artistica dedicata al tema del Giubileo e alla figura materna di Maria, che accoglie e guida. La connessione tra la Chiesa di San Cristoforo e l’Oratorio di Santa Franca si manifesta simbolicamente come un ponte, un segno di unità e comunione. Il tappeto artistico a Vidalenzo è visitabile la domenica dalle 9 alle 19 e nei feriali dalle 8 alle 12, dalle 13.30 alle 19 e dalle 20.45 alle 21.30. Quello di Santa Franca tutti i giorni dalle 9 alle 11.30 e dalle 14 alle 18.30. Oggi, domenica 22, ci sarà anche la processione del Corpus Domini, a partire dalle 20, dall’oratorio di Santa Franca con arrivo in chiesa a Vidalenzo. Infine, a Pieveottoville, nella collegiata di San Giovanni Battista, il tappeto realizzato con   oltre duemila rose, realizzate tutte a mano, con la tecnica dell’uncinetto, dando vita ad una straordinaria opera d’arte,e  di fede. Un grande tappeto fiorito, che abbellisce fino al Corpus Domini  la navata centrale della collegiata di Pieveottoville. A realizzarlo sono state più di trenta donne (ed anche un paio di uomini) che, lavorando per mesi, hanno portato a termine questa realizzazione, con l’obiettivo di renderla, di anno in anno, sempre più grande. Il tappeto di Pieveottoville è visitabile sino alla fine di giugno, dal lunedì al sabato, dalle 8 alle 18,30 e la domenica solo al mattino. 

Eremita del Po

 

Paolo Panni


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