28 novembre 2022

Inaugurata nel cortile dell'Aselli "La morte bianca" di Mario Coppetti, un inno alla libertà e monito alle nuove generazioni

Con una breve ma partecipata cerimonia nel cortile del liceo scientifico Aselli è stata inaugurata questa mattina alla presenza della figlia Silvia e della consiliare provinciale Silvia Genzini, la statua bronzea “La morte bianca” di Mario Coppetti, posizionata qui lo sorso ottobre per volere della famiglia. A fare gli onori di casa il preside Alberto Ferrari, che ha voluto mettere in evidenza la contemporaneità del messaggio di Coppetti alle nuove generazioni, chiamate a manifestare quel desiderio di pace e concordia che ha ispirato la drammatica opera dell’artista. La statua è una testimonianza, un segno, una presenza in un luogo che ha visto il professor Coppetti insegnare disegno e arte a diverse generazioni di studenti. L'opera realizzata nel 1994 raffigura un alpino morente per assideramento durante la campagna di Russia della seconda guerra mondiale. Il pathos della scultura farà senza dubbio pensare non solo a quanto accaduto ottant'anni fa ma a ciò che sta ancora succedendo in quelle terre con la guerra in corso tra Russia e Ucraina, i bombardamenti, i morti, la disperazione, le distruzioni e l'inverno in arrivo tra bombe e minacce. 

“Penso che Mario sarebbe stato molto felice oggi - ha proseguito Rodolfo Bona storico dell’arte ed ex assessore della giunta Galimberti - di vedere tante persone riunite on questo luogo ed attorno a quest’opera. Felice per tanti motivi: perchè il 13 novembre sarebbe stato il suo compleanno e perchè l’opera si trova proprio qua, all’aperto, in questa scuola; un’opera particolarmente significativa e straordinaria realizzata nel 1994 nel pieno del conflitto nella ex Jugoslavia che gli imponeva quasi di tornare con la memoria alla tragedia della seconda guerra mondiale, alla tragica ritirata dei soldati dell’Armir dalla Russia. Un’epoca che lui ha vissuto, quando non aveva ancora compiuto trent’anni, conoscendo l’insensatezza di tutte le guerre, con odi che sembravano riesplodere ancora nel 1994, quando nella nostra Europa nasceva un altro conflitto causato dal nazionalismo. Un grande insegnamento per i ragazzi e per noi, con ragioni che stanno nel cuore dell’uomo, quell’uomo che è carnefice e vittima allo stesso tempo, come vittime sono stati quei soldati. E viene fuori da quel Coppetti, che noi abbiamo visto in tante opere ricercare la bellezza classica, quella radice fortemente espressionista che è stata una caratteristica di tante sue opere dedicate alla tragedia della guerra. Un po’ come se nel corso della storia questi avvenimenti facessero rinascere in lui gli antichi dolori e le antiche sofferenze e lo spingessero all’urgenza di creare opere di questo tipo, modernissime”.

Scultore di grande maestria, tutta l'arte di Coppetti è comunque fusa, inscindibile, con la sua storia personale, con la sua passione civile, con le sue battaglie civiche e di libertà ed è legata strettamente a Cremona, alla nostra città. Mario Coppetti è stato un patriarca della nostra città, un custode e una memoria dell’arte, della storia e dell’impegno civico. Quindi la presenza di quest'opera davanti alla scuola vuole essere memoria non solo artistica ma anche ricordare quest’ uomo carico di storia, di talento, di arte, di sofferenza e di carattere. Ricordando le sue battaglie di libertà e il suo alto senso di servizio pubblico alle generazioni più giovani.

di Russia della seconda guerra mondiale. Il pathos della scultura farà senza dubbio pensare non solo a quanto accaduto ottant'anni fa ma a ciò che sta ancora succedendo in quelle terre con la guerra in corso tra Russia e Ucraina, i bombardamenti, i morti, la disperazione, le distruzioni e l'inverno in arrivo tra bombe e minacce. Scultore di grande maestria, tutta l'arte di Coppetti è comunque fusa, inscindibile, con la sua storia personale, con la sua passione civile, con le sue battaglie civiche e di libertà ed è legata strettamente a Cremona, alla nostra città. Mario Coppetti è stato un patriarca della nostra città, un custode e una memoria dell’arte, della storia e dell’impegno civico. Quindi la presenza di quest'opera davanti alla scuola vuole essere memoria non solo artistica ma anche ricordare quest’ uomo carico di storia, di talento, di arte, di sofferenza e di carattere. Ricordando le sue battaglie di libertà e il suo alto senso di servizio pubblico alle generazioni più giovani.

foto di Gianpaolo Guarneri-StudioB12

Fabrizio Loffi


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