16 ottobre 2023

La Maratonina, un podio, 1239 medaglie dal valore unico e una organizzazione perfetta di Cremona Runner

Si sono da poco spente le luci sulla 22a edizione della Maratonina di Cremona, onore e merito ai vincitori, quelli che sono saliti sul podio con tempi 1h1’ e rotti secondi: una lotta impari ormai che non fa più notizia ormai se non nelle riviste specializzate. 

La realtà è che senza gli altri ‘1.200 e rotti’ podisti, non ci sarebbe gara, nel senso che non la si potrebbe organizzare per la sola gloria di chi sale sul podio ed allora a loro va la dedica di questa breve cronaca di chi corre contro se stesso ancor prima che contro gli altri. Perché Il cuore pulsante della maratonina, come sempre, è quello che comincia a battere con gli arrivi intorni all’ora e 10 minuti, categoria esseri umani che, se abbastanza veloci, si giocano una discreta vista sull’Olimpo della maratonina. 

Il giorno della Maratonina la città si sveglia molto presto, gli ultimi preparativi dell’organizzazione, gli stand e poi soprattutto i 1.239 protagonisti della sola mezza.

I più fortunati sono coloro che ‘giocano in casa’: chi arriva a piedi, chi in bici o addirittura chi di corsa, alla faccia della levataccia che si devono sorbire tanti podisti provenienti da città, se non regioni limitrofe.

Nell’ora abbondante del pre-gara, la tensione si mischia alla leggerezza: selfie, foto ufficiali ed ufficiose, un caffè, l’ultima corsa in bagno e poi via, verso il gonfiabile della partenza di C.so Vittorio Emanuele.

Quella che in una giornata normalissima appare come una via ampia ed accogliente, in quei pochi minuti di attesa, diventa un ‘caldo bozzolo’, dove spiccano tante maglie ufficiali di questa edizione della gara che ricordano, per colori e motivi, la maglia della nostra ‘beneamata Cremonese’ (nota di merito).

Che si corra per vincere o anche solo per arrivare alla fine, lo sparo ed i metri che separano le tue gambe dal ‘bip’ del chip che rileva il tempo quando passa sotto il gonfiabile, sono una botta di adrenalina.

I primi chilometri cittadini che portano la corsa verso il lungo Po, sono quelli dove tutti hanno fiato in abbondanza per ridere scherzare e persino azzardare un pronostico sul tempo di arrivo (per poi magari pentirsi di entrambe le cose). 

Qui il battito della città si fa sentire ancora forte e vivo, la gente si scalda, le strade si riempiono dei colori delle maglie dei podisti, l’entusiasmo resta alto: chi dalle finestre, chi dai balconi, chi da dietro le transenne sorride, applaude ed incita chi corre che, a prescindere dal grado di parentela o conoscenza, e il saluto è ricambiato fintanto che ci sono le forze.

I gruppi si formano, si dividono e si cambiano, ma sempre di buon passo, a volte anche troppo, trascinati pericolosamente da chi ti precede, un errore che fanno in molti e che pagano nella seconda parte di gara.

L’arrivo ed il passaggio sul lungo Po dà una strana sensazione: dall’emozione e dal gran vociare della partenza, al solo scalpiccio di centinaia di paia di scarpe: qui cominci a capire che la gara te la giochi solo contro te stesso.

Al 6° km, dopo un ‘bel bastone’ sul Viale Po, si torna a Piazza Cadorna, dove si ritrova il calore della gente ai lati della strada ed ai bar adiacenti. 

Il mezzo giro della fontana (purtroppo spenta) è l’occasione per qualche saluto, qualche foto, prima di spingere sulle gambe per rituffarsi nelle ‘budella’ della città: Palazzo Cattaneo, un passaggio sotto la casa di Stradivari, Palazzo Cittanova e Chiesa di San Luca.

Il 10° km, quando la fatica (ed il caldo) comincia a farsi sentire, l’arrivo ai giardini di piazza Roma, percorrendo via Manzoni, rimette in circolo un po’ di adrenalina.

Qui, dove si dava il cambio della staffetta ‘You&Me’, ora c’è l’arrivo delle CR10 competitiva e non. 

Prime esultanze, abbracci, medaglie: qui si mischia la gioia di chi ha concluso la sua sfida, alla consapevolezza di chi è giunto solo a metà strada, e non aiuta certo. 

Il lungo percorso che da Porta Venezia, attraverso via Giuseppina, arriva fino a via Novati, è un ‘pugno nello stomaco’: ti fiacca gambe e la testa. Restare sul pezzo fino al 13° km è un’impresa: qui vengono in aiuto i Pacer: gli angeli custodi dei podisti (tapascioni e non) che con i loro palloncini colorati sono un’ancora di salvezza, per chi ha perso il riferimento di un amico che è restato indietro o è andato avanti.

L’imbocco di via Bosco porta, dopo il ristoro del 15°, al ‘punto di non ritorno’: un'inversione che immette sulla ciclabile del 17° km dal quale si staglia la sagoma di ‘Sua maestà il Torrazzo’.

Su questo tratto, seppur la fatica si faccia sentire come due macigni legati ai piedi, la consapevolezza di essere ad un niente dal traguardo, comincia a pervadere la mente, e male che vada se non di corsa, anche camminando il traguardo non può sfuggire.

Ironia della sorte, Piazza Duomo è lì: in linea d’aria saranno 500 metri (un centinaio da via Novati) dove però ci devi infilare ancora 3 km che sembrano (o forse sono) interminabili, ma che ti danno la carica per l’ultimo atto.

Via Manini, ultimo Km, via Aporti e poi via Sicardo: tanto amata, quanto altrettanto odiata dai podisti. 

In quei pochi metri di salita, sotto le scarpe dei podisti, si materializzano il Mortirolo e lo Zoncolan: le gambe di legno, il cuore che sembra voler uscire dal petto ed il fiato che è corto quanto la lunghezza dei passi.

Ma oramai è fatta: piazza Duomo, in tutta la sua grandezza ed in tutta la sua bellezza, allunga la sua mano, per darti la carica di una piazza di cui senti le grida e che ti appare in tutta la sua grandezza e tutta la sua bellezza.

Gli ultimi metri sono la passerella indimenticabile: con la speaker che annuncia gli arrivi, in mezzo a due ali di folla festante, chi abbracciato, chi in gruppo, chi con i figli, passa quella linea che ti dà diritto ad una medaglia il cui valore è unico ed inestimabile: in quel pezzo di metallo, c’è la tensione, la fatica e l’emozione di un giorno di sport nella nostra Cremona.

Diciamola tutta: senza la passione ed il lavoro di Michel Solzi, Mario Pedroni ed il Cremona Runner - e con loro, le tante associazioni ed i volontari - che ancora una volta hanno dedicato il loro tempo ed i loro sforzi per regalare un giorno di festa ai partecipanti ed alla nostra Cremona, che Maratonina sarebbe?

Il servizio fotografico è di Gianpaolo Guarneri (FotoStudio B12)

 

Daniele Gazzaniga


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Msrzia

20 ottobre 2023 11:36

A Daniele, autore di questo articolo, va tutta la mia stima! A 48 anni e dopo solo 1 anno da quando ho iniziato a praticare questo sport, ho corso la mia prima Maratonina e mi sono rivista in ogna frase, in ogni singolo km! Grazie di cuore