14 febbraio 2021

La storia del nefrologo cremonese Gianluca Marchi, guarito dal Covid e diventato papà,

E' finita sulle agenzie e i giornali nazionali la storia di un giovane nefrologo dell'ospedale di Cremona, Gianluca Marchi, che dopo essersi malato di Covid è diventato papà."Dopo la pandemia ho scoperto che la vita è più difficile di quel che pensassi. Ha lasciato un segno indelebile: non si torna indietro e non ne siamo ancora usciti. Non so se potremo riappropriaci della vita di prima e credo che, almeno io, difficilmente mi separerò dalla mascherina".

  Quel 20 febbraio dell'anno scorso per Gianluca Marchi, avrebbe dovuto essere "una delle giornate più belle" della sua vita: compiva 36 anni e aveva da poco chiesto la mano a quella che sarebbe diventata sua moglie e che lo avrebbe reso papà, e il programma per quel weekend era una cena con parenti e amici per festeggiare. Invece la notizia del primo caso di Coronavirus, quello di Paziente 1, scoperto a Codogno, e quindi a non molti chilometri di distanza, ha cambiato tutto: "anche se non era chiaro se fosse influenza o un'influenza più pesante - ha raccontato all'Ansa - ho annullato la prenotazione al ristorante e mi sono messo in lockdown in attesa di capire cosa fosse quel virus". Poi il primo caso anche nell'ospedale di Cremona. "A quel punto capii che il rischio era alto e mi sono isolato a casa mentre la mia compagna con in grembo nostro figlio è stata un po' dai miei e un po' dai suoi genitori. Siamo ritornati a vivere insieme a giugno e ad agosto è nato il bimbo".

 Marchi ricorda un "senso di impotenza davanti a una malattia nuova" che ha imposto a una gran numero di medici di riconvertirsi e imparare in sostanza un nuovo mestiere, come è accaduto a lui che è nefrologo. "Un'altra esperienza da incubo - aggiunge - è stato quando in una notte ho dovuto constatare 5 decessi. Avvisare i parenti è stato terribile".

  Qualche ricordo che le ha dato la forza per andare avanti? "Il modo in cui mi ha ringraziato uno dei nostri pazienti dializzati che ce l'ha fatta. Era ed è un uomo di poche parole, ma la sua voce da cui trapelava una forte emozione mi consola ancora adesso"."Il Covid ha legato molto noi operatori sanitari. Ha tirato fuori la vera natura delle persone e nessuno si è mai tirato indietro nonostante l'alto rischio di contagio".


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