Matteo Saradini: da Casteldidone a Los Angeles con la passione del Subbuteo, passando dall’edicola Turci a San Giovanni con in tasca un attacco da sogno: Dezotti, Vialli, Tentoni e Vazquez
Per introdurre questa storia dobbiamo riavvolgere il nastro fino all’ipotetica fine. Domenica 22 dicembre 2024, a partire dalle 9.30 e per tutta la giornata, presso il Centro Sportivo Stradivari in via Milano 13/g a Cremona, prenderà il via la 45a Edizione del Torneo di Natale ‘Challenger 150’ di Calcio Tavolo, organizzato dal Subbuteo Cremona Stradivari. Un torneo di grande richiamo, dove per questa edizione sono attesi un centinaio di iscritti che affolleranno la sala Balzarini del C.S. Stradivari. Ed eccoci al vero protagonista di questa breve storia: Matteo Saradini, cremonese originario di Casteldidone che, oramai da diversi anni per scelta di vita e per lavoro, si è trasferito negli Stati Uniti, più precisamente a Los Angeles.
Fin qui nulla di particolare, se non il fatto che condividiamo la passione per il ‘calcio a punta di dito’, almeno fino a quando non ho visto l’immagine della squadra di miniature con cui parteciperà al suddetto torneo di calcio tavolo. Da li alla proposta di una breve chiacchierata su cosa l’ha portato cosi lontano dalle sue radici è stata breve, a maggior ragione se a unirci sono la stessa città, la sua gente e due colori che raccontano da 121 anni una splendida e infinita storia. Il grigio e il rosso.
D-Ciao Matteo, innanzitutto grazie per la tua disponibilità. Inizierei la chiacchierata dalle tue origini e sulle motivazioni che ti hanno portato a trasferirti dall’altra parte del globo.
R-Sono originario di Casteldidone e nato a Casalmaggiore, quindi sono ‘cremonese doc’. Ho studiato a Brescia al DAMS e mi sono subito trasferito a Roma nel 2005 per tentare la carriera nel mondo del cinema. Dopo un periodo in Svezia ho deciso di fare il salto e nel 2007 mi sono trasferito a L.A., per poi passare in Canada (Vancouver) per 6 anni circa, fino al rientro negli USA sempre a L.A. Diciamo che quello che mi ha sempre spinto è stata la mia passione per il cinema, ed è il motivo principale per il quale mi sono trasferito qui. Gestisco il dipartimento di una casa di produzione associata con Universal Pictures e sono anche regista. La mia specializzazione è il ‘color grading’, ovvero la colorazione digitale del film o delle serie TV. Attualmente mi occupo di post produzione in una casa di produzione molto rinomata, Blumhouse Productions e dirigo in maniera indipendente i miei film.
D-Cremona e Los Angeles. Due realtà in forte contrapposizione, un contrasto che conosci bene. Cosa le unisce? Cosa le divide?
R-Sì, esatto, sono in contrapposizione, anzitutto per la vastità, stiamo parlando di una metropoli di circa 9 milioni di persone contro una città molto più piccola e devo dire che preferisco comunque una città piccola come Cremona, perché più a misura d’uomo. Magari non offre le opportunità lavorative di Los Angeles, ma comunque può garantire una vita tranquilla e senza stress. Lo stress è una caratteristica preponderante qui a Los Angeles e una corsa al profitto e al successo senza sosta. Tuttavia le prospettive sono più chiare qui a Los Angeles, specialmente per persone che sono molto attive a livello professionale e con ambizioni di un certo tipo. Se dovessi scegliere, preferirei comunque Cremona al punto in cui sono ora professionalmente.
D-La vita è fatta di scelte e tu ne sai qualcosa. Di cosa non potresti fare a meno a L.A e di cosa a Cremona?
R-Di Cremona sicuramente l’aspetto culinario, penso a Cremona si mangi benissimo e mi mancano le trattorie e i piatti tipici della zona, ma anche della cultura. Della California non potrei fare a meno del sole e dell’estate praticamente 10 mesi all’anno.
D-Il prossimo 22 dicembre parteciperai a un torneo organizzato a Cremona dal Subbuteo Club A. Stradivari. È una passione che coltivi anche negli States? Quando è nata?
R-Anni fa, quando ero in Italia, giocavo molto al calcio tavolo vecchio stile (Subbuteo n.d.r.) e per anni ho sempre sognato di avere un campo in casa e costruirmelo. Poi, un paio di anni fa, ho incontrato Luca Ricci, di Ravenna, che sarà anche lui al torneo, e insieme ad altri due giocatori portoghesi abbiamo costituito una squadra: i 'L.A. Vultures', con la quale abbiamo partecipato ai campionati nazionali lo scorso agosto. È stato bello conoscere molti giocatori che fanno parte dell’ASA (American Subbuteo Association n.d.r.), esiste davvero un underground di appassionati e giocatori di ottimo livello, specialmente dal Maryland. Tutte persone davvero squisite, tra cui anche il recente campione mondiale di Old Subbuteo Cristian Filippella, anche lui del mio settore e anche lui residente a Los Angeles. Diciamo che gli incontri si sono poi intensificati nell’ultimo anno e tutti noi stiamo prendendo molto seriamente gli impegni agonistici. È anche un ottimo modo per socializzare e non escludo che nei prossimi mesi si aggiungano membri ai L.A. Vultures.
D-Non posso esimermi dal chiederti della tua squadra di miniature grigiorosse che ti porterai appresso. Made in USA?
R-Sì, ho chiesto a Paul Eyes che ha uno Store nel Maryland (Table Soccer USA) di crearmi una Cremonese con stickers e omini rossi, sapevo che quella sarebbe diventata la mia squadra per i tornei, con basi ‘Control’ e devo dire che mi trovo benissimo, non solo per l’aspetto estetico, pochi penso abbiano una squadra con quei colori, ma anche dal punto di vista tecnico. Penso che tra l’altro le mie siano le uniche esistenti come modello, ho un’altra squadra con basi ‘Tchaa’ che probabilmente porterò al torneo come riserva.
D-Torniamo alle tue radici. Cremona è una piccola città, dalle grandi tradizioni artistiche, culturali, culinarie e storiche. Quali sono quelle a cui sei più legato?
R-Di Cremona mi affascina molto il passato storico e musicale, ovviamente Stradivari, di cui ricordo il bellissimo museo. La piazza e il magnifico Duomo, e ovviamente i marubini, Casteldidone tra l’altro è la patria della ‘Sagra del marubino’. Mi mancano anche le varie trattorie che nel corso degli anni ho visitato. Anni fa frequentavo molto il Cinema Tognazzi, che ancora esiste da quanto ho capito, anche se ormai abbandonato, la mia passione per il cinema è nata lì in quel multisala.
D-Cremona e Cremonese. Un legame ricco ed indissolubile di storia ed emozioni. Cosa ti lega ai colori grigiorossi? Quale partita in particolare e quale giocatore?
R-Sono cresciuto in una casa milanista e la mia passione per la Cremonese c’è sempre stata. Mi ricordo quanto mi portarono allo Zini a vedere una partita Cremonese-Milan finita 1-1 negli anni ‘90 e addirittura un'amichevole della Nazionale contro il Belgio. Sono legato sicuramente allo Zini, ma mi sono legato di più ai colori quando me ne sono andato dall’Italia. Ovviamente ai nostri giorni c’è piu’ facilità nel seguire le partite via internet, quindi la passione è cresciuta. Mi piace molto come la nuova società affronta i social media e il merchandising, è un tratto da grande squadra con molto potenziale, sicuramente. Affettivamente sono legato alla classica partita del 1993 contro il Derby County dove la Cremo espugnò Wembley e vinse il Torneo anglo-italiano. Recentemente ho rivisto il match online e suscita sempre grandi emozioni vedere la Cremonese in una situazione internazionale e secondo me la Cremonese più grande di sempre è quella di Simoni. Ci sono tante altre vittorie e giocatori come ad esempio Turci: mi ricordo spesso che andavamo con la mia famiglia nell’edicola a San Giovanni in Croce, che era di proprietà dei genitori di Luigi, e ogni tanto si scambiava qualche chiacchiera sul calcio. E poi Tentoni, Vialli, Dezotti fino ad arrivare a Vazquez oggi, tutti grandi giocatori.
Non male Matteo. L’unico modo di schierare un attacco con Tentoni, Vialli, Dezotti e Vazquez portandocelo in tasca, è solo grazie a un panno verde, cercando di emularne le prodezze, con la punta delle nostre dita, per poi esultare pensando di essere allo Zini. Fantasie che rendono, come certi campioni, il Subbuteo un ‘gioco immortale’.
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