1 gennaio 2024

Nel segno del Sinodo, l’augurio del Vescovo per il nuovo anno è «per una Chiesa più umile, perciò più libera e più fedele al suo Signore». Mons. Napolioni in Sant'Agostino

Numerosi fedeli hanno partecipato, nel pomeriggio di domenica 31 dicembre, nella chiesa di Sant’Agostino, a Cremona, alla Messa di fine anno, alla vigilia della solennità di Maria Madre di Dio, presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e caratterizzata dal canto del Te Deum.

Come ogni anno, la celebrazione è stata occasione di ringraziamento per gli ultimi dodici mesi trascorsi, nonché una porta aperta al nuovo anno. «Mentre le televisioni, i giornali e i commentatori tentano di dire come è andato quest’anno e che cosa ci attende dal prossimo, la Parola di Dio sembra ripeterci le stesse cose, come se fosse fuori dal tempo. O, viceversa, conosce talmente il segreto del tempo da rivelarci il modo per viverlo, per leggerlo, per affrontarlo», ha specificato il vescovo Napolioni nell’omelia.

In un mondo e in un periodo in cui l’esistenza sembra abbandonarsi sempre di più ai mali, «la Chiesa – ha sottolineato il vescovo – è fatta di uomini che affrontano la realtà con una forza in più, con la capacità di speranza, di generare carità, che supera di gran lunga i nostri peccati, i nostri scandali». E ha proseguito: «Non voglio passare in rassegna tutte le tematiche del tempo che viviamo – ha proseguito –, ma mi accorgo con voi che questo 2023 ci ha messo in un cammino sinodale, che è universale, che non è una delle tante riunioni, o peggio chiacchiere, che a volte la Chiesa compie, ma un momento di grazia, che proseguirà anche nel 2024».

Un sinodo che, come spiegato dal vescovo, è organizzato in tre fasi: la prima è stata quella “narrativa” in cui «ci siamo raccontati quello che siamo e quello che viviamo»; poi la fase attuale, quella “sapienziale” in cui «occorre attingere alla sapienza ispirata per capire che cosa sta accadendo davvero, che cosa il Signore vuole da noi, quali sono i criteri per affrontare una realtà così in cambiamento», ispirati da Maria, maestra della Chiesa, testimone silenziosa di sapienza; «il terzo e ultimo passo sarà quello delle decisioni – ha aggiunto –, perché c’è un tempo che esige un risveglio, un coraggio nell’annuncio, una selezione di ciò che è urgente in confronto a ciò che può essere trascurato, non perché lo disprezziamo, ma perché ci confonde». Memoria, sapienza, profezia, «per una Chiesa più umile, perciò più libera, e più fedele al suo Signore, che la prende per mano, che la tira in avanti e che dà forza per il cammino. E allora “buon anno” significa tutto questo».

La Messa, concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi e dai sacerdoti dell’unità unità pastorale Cittanova con il parroco don Irvano Maglia insieme anche ad alcuni altri preti legati alla parrocchia, si è conclusa con il canto del Te Deum, inno cristiano di ringraziamento, con il quale tradizionalmente l’ultimo giorno dell’anno si ringrazia il Signore dell’anno trascorso. (www.diocesidicremona.it)


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