Parco del Serio: nonostante l’impegno, il siluro avanza. Monaci: “Buon lavoro, ma resta la preoccupazione”
Anche per l’anno 2021 Regione Lombardia ha assegnato contributi a favore degli enti Parco fluviali, con l’obiettivo di promuovere il contenimento del siluro (Silurus glanis), specie ittica non autoctona, pericoloso per la fauna presente in quanto vorace predatore. Il Parco del Serio ha colto quest’opportunità, attivando un progetto più ampio rispetto al passato, grazie alla convenzione con la sezione Fipsas (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee e Nuoto Pinnato) di Cremona, concessionaria dei diritti esclusivi di pesca sul fiume. Nel rispetto delle norme sanitarie vigenti, il progetto si è svolto nel periodo compreso tra agosto e ottobre 2021, con una serie di uscite che hanno confermato la presenza nelle acque del Serio di esemplari di siluri di medie e piccole dimensioni. Tuttavia, considerato che la popolazione è in rapida ascesa, il monitoraggio è fondamentale, per rallentarne l’incremento e minimizzare il conflitto con alcune specie ittiche autoctone.
Quest’anno il corso del fiume oggetto dello studio è stato compreso tra la foce in Adda a valle, e l’area a monte della palata Babbiona, circa 31 Km: in particolare, il tratto tra la palata Borromea a monte e la traversa di Montodine a valle, con l’obiettivo di valutare aspetti relativi a quantità di siluri, biomassa, livello di colonizzazione. La limitazione numerica dei siluri, si conferma nello studio, consente di ridurre, da un lato la pressione predatoria a carico dell’ittiofauna autoctona, dall’altro la limitazione nella riproduzione, e quindi la possibilità di una ricolonizzazione dell’habitat da parte di specie ittiche autoctone, oltre a barbo e luccio, vairone, lasca, pigo, cobite comune, trota marmorata.
Quanto ai risultati, si tratta di dati utili, sia per il controllo delle specie invasive, che per scopi gestionali futuri, rispetto alla consistenza delle altre specie invasive oltre al siluro, ma anche l’aggiornamento della comunità ittica del Serio, che a seconda dei tratti nei quali è stata articolata l’analisi, presenta varietà di alborella, barbo europeo, carpa, carassio dorato, cavedano, gambero rosso della Louisiana, ghiozzo padano, gobione, rodeo, vairone. La scarsa portata del fiume nel periodo di svolgimento dello studio ha rappresentato la difficoltà maggiore, ma forse anche grazie a questo, rispetto allo scorso anno è cresciuto il numero totale di siluri rimossi (575 rispetto ai 352 dello scorso anno), per una biomassa complessiva di circa 1121 kg (quasi il doppio rispetto allo scorso anno): numeri che evidenziano come nonostante gli interventi avviati, la colonizzazione sia in espansione. Le dimensioni dei pesci catturati vanno da un minimo di circa 10 cm, ad un massimo di oltre il metro e mezzo, ritenendo possibile la presenza di esemplari più grandi, la cui cattura non è stata possibile, anche per la presenza di grandi buche, rifugio dei pesci di taglia maggiore.
Analizzando i dati di quest’anno, emerge come in termini di pesce che non viene predato e rimane in fiume, i 1121 kg di siluro rimossi, si traducono sulla comunità ittica in parecchie tonnellate di pesce predato: diminuendo la pressione predatoria del siluro, si ricreano nuovi spazi per il normale sviluppo delle comunità ittiche locali. Ma il siluro non è l’unico dei problemi da fronteggiare in futuro: non vanno dimenticati i notevoli impatti del cormorano o quelli di altre specie, che si affermano a discapito di altre autoctone, pur senza configurarne una predazione diretta, com’è il caso del misgurno, che opera un disturbo alle popolazioni di cobite comune.
Pur riconoscendo che la presenza del siluro nel fiume sia relativamente recente, nello studio commissionato dal Parco del Serio, si chiarisce l’importanza di agire in un sito ancora non troppo compromesso: uno stimolo a proseguire anche in futuro il progetto. Tra la corposa mole di dati raccolti, appare verosimile la diffusione del siluro dal basso (fiume Adda), ed un ulteriore fonte di colonizzazione rappresentata dal canale Vacchelli, mentre la Palata Borromea a Crema, sopra la quale il numero di siluri diminuisce drasticamente, sta a significare la costituzione di uno sbarramento invalicabile, fatta eccezione per le piene.
Da parte sua, il presidente del Parco del Serio, Basilio Monaci, coadiuvato dal biologo del Parco, Ivan Bonfanti, prendendo atto dei risultati dello studio, pone l’attenzione anche su altre problematiche: “L’attenzione del Parco non si ferma a questo studio. Confermiamo attenzione e sollecitazione anche verso altre realtà istituzionali, affinché si possano affrontare temi spinosi, quali la presenza delle nutrie, che provocano problemi quotidiani agli agricoltori, danneggiando rogge e fossi irrigui. Ma la salvaguardia della biodiversità vegetale del territorio del Parco – prosegue il presidente Monaci – impone di affrontare il tema delle piante aliene infestanti, dall’ailanto (Ailanthus altissima), all’edera (Hedera helix), allo zucchino selvatico (Sicyos angulatus), senza contare la presenza del gambero rosso della Lousiana”. Per il presidente Fipsas Cremona, Giuseppe Mazzoleni Ferracini, il monitoraggio comincia a dare i suoi frutti, anche se quest’anno, limpidezza e livello basso delle acque hanno favorito un maggior numero di catture. “Abbiamo trovato, soprattutto a nord del Serio, specie ittiche come lasca o savette, che si pensavano estinte, ma anche alborella e cobite. Ed è stato possibile – conclude Mazzoleni Ferracini – ripristinare specie ittiche autoctone, quali la tinca e il persico reale”.
In allegato le catture di siluri dal 2019 al 2021:
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