Peste suina: situazione sempre più drammatica per gli allevatori. Sul territorio oltre 4milioni di animali sani rischiano di finire alla mercé della speculazione
La peste suina africana (PSA) batte sempre più duro sul nostro territorio e colpisce non solo gli allevamenti e gli animali positivi al visrus, ma anche tutti gli altri, quelli che sono a tutti gli effetti sani ma che finiscono per essere venduti a prezzo basso, irrisorio, nonstante poi la loro carne finisca nella filiera alimentare insieme a quella proveniente da zone lontane dai focolai. E gli allevatori quindi finiscono nel tritacarne (giusto per stare in tema) della speculazione.
Tanto per rendere meglio l'idea, parliamo di qualcosa come 4 milioni di animali che rischiano di essere pagati come merce di scarto solo perchè provenienti da zone considerate a rischio, mentre le loro carni non hanno nessun tipo di problema e quindi vengono poi lavorate e vendute a prezzo pieno. Un circolo vizioso che strangola ulteriormente la suinicoltura lombarda e di cui si è parlato ampiamente durante il convegno dal titolo “Epidemiologia della Psa, conoscerne le origini per contrastarne la diffusione”, che si è tenuto oggi pomeriggio presso CremonaFiere, nell’ambito della 79° edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona.
All’incontro, organizzato da Confagricoltura Lombardia e Libera associazione Agricoltori Cremonesi, hanno partecipato, tra gli altri, Davide Berta, Presidente della Federazione Regionale di Prodotto Allevamenti Suini di Confagricoltura Lombardia, Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia, Silvia Bellini, Responsabile Strutture Sorveglianza Epidemiologica Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia- Romagna e Alessandro Beduschi, assessore all’Agricoltura, Sovranità Alimentare e Foreste di Regione Lombardia.
Da ormai oltre un decennio l’epidemia di Peste Suina Africana sta interessando alcuni Paesi Europei, tra cui l’Italia. Tra la fine del 2023 e l’inizio 2024, nonostante la prosecuzione dell’attività di sorveglianza, un’intensificazione delle misure volte al controllo della popolazione selvatica e l’implementazione delle attività di ricerca e segnalazione delle carcasse nell’ambiente, è proseguita la diffusione della malattia, specialmente nel cluster di infezione del Nord Italia, determinando un sensibile allargamento dell’area sottoposta a restrizione. Numerosi casi sono stati notificati nelle adiacenze del Parco del Ticino in provincia di Milano, altri in provincia di Pavia e in alcune aree dell’Emilia-Romagna e del Piemonte, denotando una diffusione della malattia attraverso i corridoi naturali. Le misure straordinarie per limitare la diffusione del virus però, con l’istituzione di zone “a rischio” dove sono stati individuati focolai e che comprendono gli allevamenti limitrofi, seppur con bestie sane, stanno causando gravi danni.
“La peste è stata devastante per gli allevatori, come tante esplosioni di focolai che rischia di desertificare quelle zone, se non ci fosse l’intervento pubblico quegli allevamenti sarebbero destinati alla chiusura – ha detto Davide Berta - non si può andare avanti così, bisogna fare qualcosa, capire le origine, che i sanitari ci raccontassero sui focolai domestici cosa accade, quali sono stati gli errori, in modo da poter migliorare”.
“Siamo in una situazione drammatica, non solo per chi subisce la Psa, ma anche per chi sta intorno, abbiamo allevamenti che sono allo stremo, non sanno come vendere e non sanno dove mettere i maiali – ha spiegato Antonio Boselli, presidente Confagricoltura Lombardia – è doveroso un sostegno a chi vende suini, altrimenti ci sarà la desertificazione, e vedendo i focolai Psa io credo che ci dovremo convivere per molto tempo. Chiedo un grosso impegno alla Politica – ha aggiunto - perché si trovino delle risorse o ci venga permesso di vendere comunque i maiali in zona di restrizione, se l’allevamento è sano, e che vengano retribuiti in maniera corretta. Posso capire una piccola riduzione ma non i prezzi che si stanno pagando adesso”.
Il pericolo numero uno per gli allevamenti di suini, come è noto, sono i cinghiali, come ha sottolineato l’Assessore Regionale all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi. “La peste corre, necessita di una cura quasi maniacale, la stessa cura che abbiamo riservato a noi stessi per il Covid va messa nei nostri allevamenti – ha dichiarato Beduschi - bisogna sicuramente agire su un altro fronte, come l’osservazione del cinghiale, che deve essere contenuto, è inutile che la fauna selvatica continui ad essere osservata come qualche politica a livello planetario e nazionale ha fatto fino a ieri. I cinghiali seguono l’uomo e quindi si sono spostati in pianura, e noi dobbiamo proteggere il nostro territorio zootecnico, che tra Cremona, Mantova e Brescia ha il suo tesoro, più di 4 milioni di animali non possono essere alla mercè di questa speculazione”.
L’osservazione dei cinghiali morti è fondamentale per la prevenzione di nuovi focolai, e in tal senso sono arrivo novità, così come dall’Europa sono attesi rinforzi. “Abbiamo cambiato il commissario, che oggi è a Bruxelles a difendere il nostro onore, e ha impartito una velocità molto più alta e concreta al contenimento dei cinghiali abbiamo ottenuto, con l’azione congiunta del ministero dell’Agricoltura e quello della Sanità, anche l’ausilio dell’esercito che finalmente nei prossimi mesi vedremo sul campo anche in ottica di contenimento e soprattutto della protezione civile, che stiamo protocollando. Il terzo intervento che le istituzioni devono prevedere è quello economico – ha continuato Beduschi - siamo riusciti a garantire il bando in uscita entro fine anno, la dotazione di 10 milioni di euro, ulteriore tranche di futuri investimenti e in più, insieme al Ministro Lollobrigida stiamo valutando di chiedere ciò che è giusto chiedere, un aiuto alla Comunità Europea, perché se l’Europa deve essere un’entità madre dei nostri territori, deve agire per implementare i denari che l’Italia garantirà, duplicandoli. Inoltre, è stato aperto il bando regionale SRD02 dei 61 milioni di euro totali, 20milioni sono dedicati al settore suinicolo. Regione Lombardia è al vostro fianco e conscia che non possiamo abbandonarvi”.
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commenti
Manuel
29 novembre 2024 18:51
Se il cinghiale fosse l’unico responsabile della PSA, in Cina sarebbe già stato sterminato da tempo, invece e nonostante i modernissimi “condomini per suini”, si tengono la malattia, come pure il cinghiale.
PS: ma gli allevamenti bradi nostrani, come fanno a proseguire l’attività in presenza di tanta fauna selvatica infetta?... eppure i problemi riguardano gli allevamenti intensivi.
Vacchelli Rosella
1 dicembre 2024 17:20
E cominciare a realizzare che il problema stia proprio nella modalità di gestione degli allevamenti sempre meno a misura di animale e sempre più intensivi e che concentrano tra Cremona, Mantova e Brescia più di 4 milioni di animali? Se l’ Assessore Regionale all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Beduschi invoca poi che contro la peste suina si metta "la stessa cura che abbiamo riservato a noi stessi per il Covid", l'obiezione dovuta è che si dovrebbe guardare dal citare la tragedia del Covid in un intervento in difesa di un comparto che vive di allevamenti intensivi visto che proprio in questi si è individuata una delle principali concause del prezzo in vite pagato alla pandemia dai nostri territori.