7 settembre 2021

Povero torrione. Erbe, rovi persino alberi sulla sommità. E le antiche pietre si sgretolano. E' l'ultima testimonianza del castello di S. Croce

Salviamo quel che resta del castello di Santa Croce. Ecco purtroppocome si presenta il torrione lungo via Ghinaglia. Erbacce, rovi e persino piante di alto fusto che con le radici fanno saltare le antiche pietre creando profonde fenditure. Un diastro. Cremona non ha mai amato le sue mura (atterrate ad inizio Novecento) come anche dimostrano le condizioni del baluardo di San Giorgio a Porta Mosa e la più volte denunciata mancanza di cura dello storico luogo ma perdere l'unico segno rimasto dell'imprendibile castello è davvero un delitto contro la storia, la conservazione monumentale, la memoria. L'ultima pulizia risale ad alcuni anni fa e venne compiuta da alcuni volontari (con il benestare del Comune). Adesso la situazione è davvero pesante e forse anche la Soprintendenza dovrebbe intervenire in maniera decisa.

Il torrione di via Ghinaglia è il solitario resto dell'antico castello culmine delle imponenti mura che abbracciavano Cremona. Il castello venne costruito per volontà di Bernardo Visconti a partire dal 1370 per ragioni difensive in un'area un tempo occupata dal Po che i benedettini avevano bonificato per realizzarvi il monastero e la chiesa di Santa Croce. Vennero abbattuti insieme ad altri edifici (tra cui l'ospedale dei Santi Simone e Giuda). Nacque così un fortilizio difensivo straordinario che dopo il matrimonio di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza venne in parte ingentilito a residenza signorile. Da qui passarono tutti i grandi e i potenti dell'epoca: Estensi, Angioini, Aragonesi, persino Lorenzo il Magnifico. E qui si formò Lodovico il Moro. Nel XVI secolo nuovo intervento per adeguare le difese alle nuove armi da fuoco. I veneziani abbassrono poi le quattro torri e tolsero il fossato. I francesi poi costruirono due nuove torri (1520) di cui una è quella che rischiamo adesso di perdere in via Ghinaglia. Gli austriaci nel Settecento lo vendettero ai Magio con l'obbligo della demolizione. Una volta demolito, nel 1866 lo Stato italiano lo ricomprò come zona di passeggio: ci fu una pista per le corse dei cavalli, un'area per il tiro al piccione, spettacoli del circo come quello del leggendario Buffalo Bill che qui si esibì. Poi l'acquisto da parte del Comune che realizzò un quartiere residenziale lasciando però a vista il torrione a ricordo dell'imprendibile castello. 

 

(fotoservizio Gianpaolo Guarneri-Studio B12)


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