Quando rubarono dal palazzo vescovile la croce pettorale di monsignor Danio Bolognini (che non presentò denuncia). Lo straordinario racconto
Entrare in palazzo vescovile, salire agli appartamenti del vescovo e uscire con la preziosa croce pettorale del vescovo in tasca. Un furto decisamente "strano" quello che accadde esattamente settant'anni fa nello storico palazzo settecentesco progettato da Faustino Rodi, blindato e difficilmente accessibile. Quando avvenne il furto, monsignor Danio Bolognini era a Cremona da meno di un anno (novembre 1952). Anche la cronaca non si occupò più di tanto di quel furto anche perchè monsignor Bolognini, allo stesso modo del vescovo di Digne, Myriel, ne " I Miserabili" di Victor Hugo, non volle sporgere denuncia contro il ladro.
A raccontarlo fu uno straordinario settimanale cremonese che uscì purtroppo soltanto per pochi numeri, "Il Sabato Illustrato". Un settimanale che a distanza di settant'anni ha ancora in sè una eccezionale modernità. Lo scriveva una pattuglia di giovani giornalisti capitanati da Fiorino Soldi che sognava di affiancare al quotidiano tradizionale un magazine con fotografie, servizi e approfondimenti. Con Soldi c'erano Giorgio Levi, un giovanissimo Elia Santoro, Vittorio Paloschi (che scriveva di Cremonese parlando di diete, di personaggi e curiosità) e altri. Ecco come settant'anni fa "Il Sabato Illustrato" ha raccontato del furto della croce pettorale del vescovo.
"I fatti di cronaca hanno a volte un loro strano modo di collegarsi. Chi poteva dire infatti che la cerimonia inaugurale del Circolo Ufficiali in Via Colletta, fosse pretesto buono per ignoti ladri a tentare una rischiosa avventura nel Palazzo Vescovile per rubare la croce pettorale del Vescovo Mons. Bolognini?
Eppure il fatto è avvenuto, logicamente studiato nei più minuti particolari. Rubare una croce pettorale ad un vescovo non è un'impresa molto facile poichè il prelato usa portare questa alta distinzione sacra ogni volta che si alza dal letto e la depone quando si corica. Nel caso, come per Mons. Bolognini, che le croci siano due, una pregiata per le cerimonie ed una « personale », il furto può essere più facile, ma è sempre necessario penetrare nella sede vescovile, impresa questa difficoltosa per chi non sia o pratico del luogo o un ladro esperto.
Sabato scorso dunque Mons. Bolognini si era lungamente intrattenuto nel proprio ufficio per ricevere persone che avevano sollecitato udienza, e vestito l'abito nero filettato di rosso e al petto aveva la grande croce pettorale, assicurata con una catena d'oro.
Al momento di recarsi alla cerimonia, il Vescovo aveva dimesso l'abito piano per indossare quello rosso di cerimonia. Toltasi la croce, l'aveva deposta su un divano nel proprio appartamento, e non l'aveva indossata. Nell'ora in cui il Vescovo rimase al Circolo Ufficiali avvenne il furto. Fu infatti una cerimonia breve, presente il Prefetto e una schiera di ufficiali superiori.
I locali del circolo sono stati benedetti dal Vescovo; locali ampi, spaziosi, modernamente ed elegantemente arredati, e li hanno visitati, interessandosi particolarmente agli impianti della televisione, alla organizzazione dei servizi della mensa, ed alle altre notevoli realizzazioni.
Dopo un appassionato discorso del comandante del distretto col. Zoccola, il Vescovo ha con le altre autorità, alzato il calice per il brindisi augurale e quindi si è accomiatato, ritornando in Episcopio.
In questo momento il Vescovo cercò invano la croce « personale ». Ci fu un piccolo allarme e si iniziarono le ricerche, nel dubbio che il prezioso fosse caduto da qualche parte. Una indagine portava poco dopo alla constatazione che sul pavimento, dal divano sin verso la porta d'uscita, attraverso alcune stanze, si scorgevano impronte di passi, tracciate da rozze calzature.
La croce non è di grande valore intrinseco, in quanto il suo peso in oro non è rilevante. A Mons. Bolognini era però particolarmente cara, in quanto gli era stata regalata dal suo compianto Card. Nasalli Rocca nel giorno della sua consacrazione episcopale.
Come nei « Miserabili » per quel vescovo umanitario che donò ad un ladro la sua argenteria, così anche Mons. Bolognini non volle che fosse sporta denuncia alla polizia e solo per una regolarità interna gli uffici di Curia informarono la Questura dell'accaduto. Ma, come dicevamo, il colpo ladresco deve essere stato studiato in precedenza nei minimi particolari; difficile quindi ogni indagine e più difficile ancora la scoperta del colpevole".
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