La salma, giunta in piazza Duomo, è stata accolta dai canonici del Capitolo, di cui faceva parte, dal maggio scorso, anche don Ermille, e condotta in cattedrale. Quindi è iniziata la celebrazione eucaristica, alla quale sono intervenuti – fra gli altri – anche il sindaco di Roccastrada, Francesco Limatola, e il sindaco di San Bassano (Cremona), paese di origine del sacerdote, Giuseppe Papa assieme ad alcuni parenti giunti dalla Lombardia.
Al termine delle esequie la cara salma è stata portata a San Bassano, dove nel pomeriggio si è tenuto un momento di preghiera prima della tumulazione, mentre nella serata è stata celebrata una Messa di suffragio nella chiesa parrochiale.
Di seguito l’omelia pronunciata dal vescovo Giovanni
Caro vescovo Rodolfo,
carissimi tutti,
facciamo nostre le parole del centurione, appena ascoltate: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio” (Mc 15,39) e facciamo nostri anche la meraviglia e lo sbigottimento delle donne la mattina di Pasqua. Questi due sentimenti devono accompagnare il funerale di ogni cristiano, anzi – se teniamo presente ciò che ci dice la Gaudium et Spes – di ogni uomo, perchè – dice quel testo conciliare – dal momento che Cristo è morto per tutti, dobbiamo riconoscere che, per vie che Dio solo sa, ogni uomo sarà toccato dalla Pasqua del Signore Gesù.
Ogni, uomo ma certamente i battezzati. E allora facciamo nostra la professione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente” (Mt 16,116). E’ la profesione di fede della Chiesa, è la nostra professione di fede, è stata la professione di fede di Ermille in questo mondo: Signore Gesù noi crediamo in te.
Certo, con tutti gli interrogativi, con tutte le incertezze e le debolezze,ma vogliamo ripetere la nostra fede: Signore Gesù noi crediamo in te.
E con la forza di questa fede, ti presentiamo, Signore, il nostro fratello Ermille, i suoi giorni, pochi secondo i nostri metri, ma sappiamo che “davanti a te mille anni sono come il giorno di ieri che è passato, come un turno di veglia nella notte” (Sal 90).
Ti presentiamo le sue opere, quelle di un buon prete e siamo sicuri che tu gli rivolgerai le parole: “Vieni, servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore” (Mt 25,21)
Servo buono e fedele: queste parole, prese dalla parabola dei talenti, mi sembra che illustrino bene il nostro caro fratello. E perché non sembri, questo, un elogio di circostanza, confrontiamoci con la liturgia, la grande maestra della vita cristiana e anche dell’equilibrio cristiano.
Confrontiamoci, in particolare, con la liturgia dell’ordinazione presbiterale, per comprendere nel profondo la vita di Ermille.
Il Vescovo chiede all’ordinando:
Vuoi esercitare per tutta la vita
il ministero sacerdotale nel grado di presbitero,
come fedele cooperatore dell’ordine dei vescovi
nel servizio del popolo di Dio,
sotto la guida dello Spirito Santo?
Don Errmille lo ha fatto; questo lo possiamo testimoniare tutti.
Vuoi celebrare con devozione e fedeltà
i misteri di Cristo
secondo la tradizione della Chiesa,
specialmente nel sacrificio eucaristico
e nel sacramento della riconciliazione?
Don Ermille lo ha fatto per tutta la vita e noi lo testimoniamo.
Vuoi essere sempre più strettamente unito
a Cristo sommo sacerdote (…)
consacrando te stesso a Dio insieme con lui
per la salvezza di tutti gli uomini?
Don Ermille lo ha fatto. Come lo ha fatto spetta a Dio giudicarlo, ma lo ha fatto e questo appartiene anche a noi: cioè a una vita fedele alla vocazione e ai vari ministeri che la Chiesa gli ha affidato.
E quando gli fu consegnato il pane e il vino, gli fu detto:
Ricevi le offerte del popolo santo
Per il sacrificio eucaristico.
Renditi conto di ciò che farai,
imita ciò che celebrerai,
conforma la tua vita
al mistero della croce di Cristo.
E questo don Ermille lo ha fatto. Lo ha fatto insieme alla sua fragilità umana, certamente; lo ha fatto insieme ai suoi limiti umani, certamente; lo ha fatto insieme ai suoi peccati, perché nessun uomo è giusto davanti a Dio (cfr Sal 143), certamente! Ma umilmente riconosciamo, se mi permettete l’espressione, la vita di un prete riuscito, la vita di un prete contento di essere prete; la vita di un prete dedito al suo popolo. E ne ho avuto conferma anche ieri sera, nel momento di preghiera nella parrocchia di Ribolla.
Il giudizio, come detto, appartiene a Dio: Lui solo scruta i cuori. E sappiamo che nessun vivente davanti a Lui è giusto, ma noi rendiamo grazie a Dio per la vita sacerdotale di un prete contento e felice di esserlo. La sua vita è stata certamente di vantaggio e di crescita per il popolo cristiano.
Credo che siate tutti d’accordo con me: ripeto, non in lodi, complimenti o esaltazioni di circostanza, ma di quella testimonianza che sale dalla celebrazione liturgica, dall’insegnamento della liturgia stessa.
Grazie canonico Ermille!
E’ passato poco tempo da quando, in questa chiesa cattedrale, insieme ad altri canonici ricevesti questa nomina. Oggi la cattedrale ti accoglie anche tenendo conto di questo tuo ministero, esercitato per poco tempo, ma ne hai esercitati altri molto silenziosi, che non appaiono, non fanno notizia, non vanno sui giornali… non sei stato un “prete di strada” (sembra non ce ne siano altri), ma hai reso un servizio silenzioso, ma quanto mai utile, opportuno e necessario: il servizio amministrativo. Quando, infatti, i conti tornano, quando le cose sono fatte secondo le regole tornano a vantaggio di tutti. Quando si crea confusione, essa torna a svantaggio di tutti. Nel silenzio, nell’umiltà e nella precisione, anche questo ha fatto parte del ministero di questo nostro fratello, di cui stamani la Chiesa consegna la vita alla misericordia di Dio.
Accanto all’invocazione della misericordia del Signore, diciamo anche il nostro grazie per la sua opera di prete, di parroco, di collaboratore del vescovo in tanti aspetti, che possono anche sfuggire, non sono eclatanti, ma sono la quotidianità, sono il servizio sereno, nascosto e silenzioso, che però porta avanti la famiglia cristiana.
Dio sia benedetto per tutto questo e chiediamo al Signore il dono di preti fedeli al loro ministero.
Ci prepariamo a vivere, alla fine di novembre, un grande giorno per la nostra Chiesa diocesana: l’ordinazione di due sacerdoti e di un diacono e rivolgerò a loro le stesse domande che 37 anni fa furono rivolte ad Ermille. A loro auguro di avere in tanti preti un esempio buono, convincente da seguire.
Amen.
+Giovanni
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