8 settembre 2023

Riccardo Muti infiamma il Teatro di Piacenza per “Viva Verdi”, progetto di acquisizione e valorizzazione della casa-museo di Villanova d’Arda. Presenti in sala anche Sangiuliano e Sgarbi

In tanti si sono mossi per la triste situazione di Villa Verdi, a lungo contesa dagli eredi del Cigno di Busseto senza che nessuno di essi fosse in grado di liquidare le quote degli altri e destinando inevitabilmente la struttura a chiusura. Dal mondo della politica a quello della musica, in tanti hanno espresso la propria solidarietà e promesso il proprio impegno per salvaguardare la struttura e farla tornare a disposizione della collettività. Anche Piacenza ha deciso di muoversi per l’acquisizione della casa-museo del Maestro, e l’ha fatto rivolgendosi al massimo direttore verdiano vivente: Riccardo Muti. Sul palco del Teatro Municipale di Piacenza, insieme alla “sua” Orchestra Giovanile “L. Cherubini” e al coro residente del Teatro, Muti ha proposto un programma che ha sfiorato le più belle pagine di Nabucco, Macbeth, Giovanna D’Arco, Otello, La forza del destino e I vespri siciliani. 

Solisti della serata il soprano Benedetta Torre e il basso Riccardo Zanellato. Gli artisti si sono uniti nella preziosa cornice del Teatro Municipale per sostenere il progetto “Viva Verdi“ promosso dal Ministero della Cultura per l’acquisizione e la valorizzazione della casa-museo a Sant’Agata di Villanova sull’Arda. In sala sono giunti anche il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e il sottosegretario Vittorio Sgarbi. L’ingresso di Riccardo Muti è stato accolto con un’attesa ovazione, ma ai più vicini al palco non è sfuggito un paterno “Ciao ragazzi” rivolto sottovoce ai giovani orchestrali. Subito l’atmosfera è cambiata e, con le prime note dei tromboni, il concerto si è aperto con Sinfonia da Nabucco. Immediatamente è emersa la grande caratura del maestro Muti, in grado di controllare ogni vibrato, ogni respiro, ogni movimento con il solo sguardo e pochissimi millimetri di pulso nella bacchetta. Esecuzione da manuale. Come da manuale è stata la prova del Coro del Teatro di Piacenza preparato da Corrado Casati, in grado di far risuonare un Va’, pensiero da brividi. È stata poi la volta di Macbeth con un Riccardo Zanellato in gran forma che ha proposto Come dal ciel precipita con gusto e precisione. Bene anche Patria oppressa, dalla stessa opera. Scoppiettante e interessantissima cura dei dettagli nella Sinfonia da Giovanna d’Arco, ove Muti riesce a creare un suono corposo ma mai pesante, trovando un equilibrio alchemico fra archi e fiati. Particolare menzione ai soli di flauto, clarinetto e oboe che hanno interpretato le proprie frasi in modo encomiabile. Applausi meritati anche per Benedetta Torre, chiamata ad eseguire la bellissima Ave Maria da Otello. A seguire la celebre Sinfonia da Forza del Destino, Il Santo nome di Dio…La Vergine degli Angeli. A chiudere una scoppiettante esecuzione della Sinfonia da I Vespri Siciliani. Un’Orchestra Cherubini in grande forma, ha ammaliato il teatro piacentino con sonorità ricche, italianissime, cullate dalla sobria ma eloquente eleganza della bacchetta di Riccardo Muti. Fra le file delle percussioni, peraltro, anche il cremonese Tommaso Lattanzi che già calca i grandi palcoscenici con importanti compagini italiane. Una serata che aveva sicuramente un obiettivo chiaro, quello di portare la musica di Verdi come bandiera della cultura mondiale, cultura che non può andare persa. Dopo numerosi “bravo!” sopra gli applausi scroscianti, il maestro Muti ha deciso di prendere la parola con una riflessione importante: “Quello che avete sentito questa sera non è solo un bel concerto, ma anche un esempio. I violoncelli fanno note diverse dai violìni e dai tromboni, eppure tutti compongono un unico brano. Questo discorso non piacerà a qualcuno, ma non mi stancherò mai di farlo. Basta con questi pifferi nelle scuole! I ragazzi devono imparare a fare musica insieme, perché attraverso la musica si insegni a fare parte di un progetto unito, superiore. Come in un’orchestra, le nuove generazioni partono sì da idee diverse, ma possono essere educate a convergere in un’unica direzione per un bene superiore, che è il bene comune. Vi cito un esempio: a Seoul, nella sola città, ci sono 18 orchestre stabili. Diciotto! Noi, che la musica l’abbiamo inventata ed esportata in tutto il mondo, abbiamo regioni senza teatri e senza orchestre. Una situazione molto triste. Mi rivolgo, visto che sono presenti, al Ministro e al Sottosegretario: date una mano a questi ragazzi ad avere un futuro che non li costringa ad appendere lo strumento al chiodo dopo il diploma. Solo con la cultura possiamo sperare in un futuro migliore” ha concluso il direttore partenopeo fra le acclamazioni della sala. 

Verdi è spesso un po’ bistrattato, come ricorda sferrando frecciatine qua e là il maestro Muti, ma può essere sicuramente un grande veicolo di educazione culturale. Non dimentichiamocelo.

Loris Braga


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commenti


Francesco Capodieci

9 settembre 2023 09:54

Fino a una decina d'anni fa Riccardo Muti era stato più volte ospite del teatro Ponchielli, come direttore della Filarmonica della Scala e poi dell'Orchestra giovanile "Cherubini". L'ultima sua presenza risale al dicembre 2014, quando diresse la Quarta Sinfonia di Schubert e la Quinta di Cajkovskij. Era stato poi programmato un suo concerto al "Ponchielli" per il 24 novembre 2020, saltato a causa del Covid. Si può ancora sperare di rivedere il più grande direttore italiano a Cremona, capitale della musica, od occorre recarsi a Piacenza o in altre città?