23 settembre 2022

Ricordando Cesare Gualazzini, avvocato e liutaio. Il sapere e il fare coincidono nelle sue straordinarie chitarre

Avvocato per professione, liutaio per passione. Nella sala delle conferenze Virginia Carini Dainotti della Biblioteca Statale è stata ricordato Cesare Gualazzini, scomparso nove mesi fa, nel corso di un incontro organizzato dalla stessa Biblioteca Statale di Cremona in collaborazione con l'ALI (Associazione Liutaria Italiana), l'ANLAI (Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana, e CCSVI nella SM Lombardia.

All'inaugurazione della mostra delle chitarre eseguite da Cesare Gualazzini sono intervenuti, portando il loro contributo, Raffaella Barbierato (direttrice Biblioteca Statale); Maresa Politi Gualazzini; Gualtiero Nicolini (presidente Anlai); il maestro Francesco Taranto (musicista Edizioni Romana Musica); Lorenzo Frignani (presidente Ali professionisti); Mario Silla (direttore Cremonasera) e Anna Maramotti (presidente Ali).

Ricordare non è forse la parola esatta perché Cesare, come lo hanno volutamente chiamato gli amici intervenuti lasciando perdere i titoli professionali, non se ne è mai andato ed a testimoniarlo solo le sue chitarre, in mostra nelle sale storiche della Biblioteca, ad ognuna delle quali aveva dato un nome e che hanno risuonato toccate dalle mani esperte dei maestri Francesco Taranto e Francesco Molmenti.

La famiglia Gualazzini ha auto una lunga frequentazione con la Biblioteca, non è un cosa di oggi- ha esordito la direttrice Raffaella Barbierato - è una famiglia che ci è stata sempre vicino, per cui è un vero piacere essere qui a questo appuntamento per fare il punto su questa straordinaria figura, anche attraverso la musica: la liuteria non ha senso senza la musica e la ricerca”.

Lui ha sempre detto che la sua famiglia la manteneva con il suo lavoro di avvocato - racconta la moglie Maresa - per lui la liuteria è sempre stata uno studio, una ricerca continua, anche perché si vantava di aver frequentato la Scuola di liuteria con i grandi liutai cremonesi, con cui ha sempre mantenuto un rapporto di amicizia, di vicinanza e collaborazione, e con i giovani liutai con cui desiderava conversare e parlare per arricchirsi reciprocamente. Voglio ringraziare tutti quanti hanno contribuito soprattutto a completare l’ultimo strumento: Cesare non poteva più andare nel suo laboratorio bohemien che aveva realizzato negli anni, ed allora lavorava sul tavolo di cucina e credo che questo dimostri il suo grande amore per la liuteria”.

Tanti gli artisti che hanno suonato le sue chitarre, tutti quelli che venivano il sabato e la domenica nel suo laboratorio ricreando quella grande intimità che per Cesare era la gioia più grande. Gualtiero Nicolini ricorda questa grande amicizia di tutti i liutai per lui, “ammalato” di liuteria, un amore nato quando il padre Ugo era consigliere di amministrazione della Scuola e fece arrivare a Cremona i più grandi liutai di quel momento, alle cui lezioni il giovane Cesare riuscì a partecipare. Fernando Sacconi avrebbe voluto che lo seguisse in America ma il padre non volle, per cui la liuteria è rimasta un grande amore, una grande passione e ragione di vita. E Nicolini lancia la proposta che anche a Gualazzini venga dedicato un monumento nel viale degli artisti che hanno fatto grande Cremona. Sapere e fare liutario hanno convissuto in Cesare Gualazzini, artigiano e artista, come sottolinea Anna Maramotti, perché la mano non è solamente un attrezzo, ma un attrezzo intelligente. E Gualazzini, nel campo del sapere, ha lasciato anche un corposo trattato di liuteria, intesa come sistema olistico, dove ogni parte collabora con il resto al raggiungimento dell’armonia. Quanto ci ha comunicato Cesare, sono parole di Francesco Taranto, vive in noi. Spesso i musicisti sono ancora inconsapevoli di quale sia il lavoro che sta dietro il loro strumento, quello che ne costituisce l’anima, la cultura, il pensiero. Il liutaio ha bisogno dell’esecutore, ma l’esecutore non esiste se non possiede il mezzo e l’oggetto, in questo senso, non è banale ma rappresenta il mezzo in cui i due mondi vengono a contatto. Suonare, spiega Taranto, dà un’emozione continua, “quanto suono oggi non sarà quello che suonerò domani, perché sarò in ogni caso una persona diversa”. Una chitarra di fabbrica sarà bella, perfetta, lucida, ma fredda. Una chitarra di Cesare susciterà sempre un’emozione.

Mario Silla si è soffermato sulla amicizia con Cesare, avvocato e liutaio, che ha portato avanti le due cose per tutta la vita dimostrando che si possono far bene senza dover scegliere quale fare. Ha poi ricordato le lunghe telefonate quotidiane sulla musica, sulle leggi, sui fatti di cronaca, su Cremona, sulla musica. "Cesare era un artista inquieto - ha detto Silla - cercava in continuazione il suono perfetto senza accontentarsi di quanto realizzato. E lo ha fatto fino alla fine".  Questo è stato uno dei suoi insegnamenti e vale per tutti, non solo per i musicisti: la continua ricerca della perfezione per tutta la vita. 

Fotoservizio Gianpaolo Guarneri-Fotostudio B12

Fabrizio Loffi


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti