Ristorante propone le "Cene eretiche" a Desenzano, la roccaforte dei catari dove si rifugiarono gli eretici cremonesi
Otto secoli fa tra Desenzano e Sirmione si era stabilita l’ultima roccaforte degli eretici catari. Ora una giovane ristoratrice del Caffè Città di Desenzano, Maria Cristina Bellelli, ha deciso di riproporre la loro particolare gastronomia nelle “cene eretiche”, che sono state proposte in passato e torneranno in occasione di Brescia Capitale della Cultura 2023 (come riferisce "Il Corriere della Sera"). I catari erano convinti che lo spirito divino fosse prigioniero del mondo, e, di conseguenza non potevano nutrirsi di ciò che portava alla prosecuzione della realtà materiale ed era frutto di riproduzione. Perciò, in linea con il loro credo religioso, bandivano dalle tavole carne, latticini e uova, ma non il pesce, che per le credenze medievali si moltiplicava come le piante. Dunque dopo secoli, gli appassionati di storia e di misteri possono di nuovo assaggiare le pietanze degli eretici, in linea con i loro dettami religiosi: riso con il cavolo rosso, pesce di lago e budino di frutta secca senza burro e latte.
Della comunità catara che si era stabilita sulle rive del Garda, scampata alla persecuzione della Chiesa cattolica, faceva parte anche un nutrito gruppo di eretici cremonesi, che si era qui rifugiato verso il 1268, dopo che era stato spodestato il loro protettore Uberto Pallavicino, e, di conseguenza, i loro beni erano stati confiscati. La bolla papale stabiliva che i beni confiscati dovessero essere suddivisi per un terzo ai frati di S.Domenico e S.Francesco, un terzo alla chiesa per la lotta agli eretici ed un terzo al comune dove risiedessero appunto gli eretici. Dal 1268 per circa venti anni, a Cremona assistiamo alla costruzione dei conventi domenicani e francescani, in duomo viene rifatta la facclata con l’inserimento del rosone, l’innalzamento del protiro e, forse, la copertura della navata maggiore con le volte; il comune raddoppia il palazzo comunale. Ecco dove forse è finito il famoso tesoro dei catari. Bernard Marty, il vescovo cataro di Tolosa che, scampato all’eccidio di Montsegur nel marzo 1244, nel 1251 aveva trovato protezione a Cremona portando con sé il famoso tesoro, trovò probabilmente rifugio a Sirmione dove esisteva una forte comunità catara. La penisola lacustre era diventata l'estremo rifugio per tutti i catari perseguitati, senza distinzioni liturgiche e dottrinali e lì aveva trovato sede la gerarchia ecclesiastica albigese in esilio. La comunità catara fu definitivamente debellata quando il signore di Verona, Mastino della Scala, desideroso di una riconciliazione col Papa per poter rafforzare il proprio potere, decise di accontentarlo debellando il covo di eretici sul lago. Insieme al vescovo ex inquisitore, Fra Temidio Spongati, fu scatenata una piccola crociata contro Sirmione, che non potendo tener testa alla potenza degli Scaligeri, capitolò. Era il novembre del 1276. Furono arrestati ben 166 tra vescovi e perfetti. Altri furono individuati più tardi. Tradotti con la forza a Verona, cominciò per essi un processo iniquo, che si sarebbe concluso nella maniera più tragica. Il 13 febbraio del 1278, nell'Arena della città, gli ultimi catari e le speranze del loro movimento furono bruciati vivi in un immane rogo, a centinaia.
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